Lo sciopero dei lavoratori delle Feltrinelli nell'epoca dell'AI

Maurizio Crippa

Libraio, quid de nocte? Non è colpa delle catene se quel luogo non c’è più. Un mestiere che si svuota. Il futuro? Un algoritmo su Amazon

Sarebbe meglio, più nella logica attuale delle cose, se questo piccolo e totally unnecessary articolo, come piacciono a noi, fosse scritto dall’Intelligenza artificiale, quella che genera un intero quartino del nostro giornale, esattamente come generati dall’AI – o almeno da lei indirizzati e pre-formattati – sono già tanti libri degli 85 mila che inutilmente si stampano Italia. Quella stessa AI che guida chi scrive libri o scribacchia giornali, ma che decide anche del futuro di chi il nobile, un tempo nobilissimo, lavoro di vendere i libri lo pratica dal vivo, in quei mausolei del tempo che fu e che non sarà che sono le librerie.


Libraio, quid de nocte? Fratello libraio, se posso dirlo per lunga consuetudine e per breve colleganza, quanto manca di questa notte dei libri e delle librerie, senza luce in fondo allo scaffale? Ogni volta che si parla di librerie (crisi delle) e di librai (molto meno, ma sempre crisi dei/delle) scatta un senso obbligatorio di doglianza per le sorti della civiltà gutemberghiana; ma da molto tempo (da quando esiste il web?) è sopravanzato da un’impressione ineludibile di noia, di inutilità. Sì, non si vendono più libri; e non è che il salto quantico su Amazon abbia prodotto la nuova età dell’oro. Nemmeno i formati elettronici, nel nostro paesello derelitto riescono a tener su la media pro capite.

 

Tutto vero, ma le librerie sono semplicemente un residuo commercio a dimensione sociale, come i saloni di barbiere, oppure sono l’esito residuale di un’organizzazione fordista della grande distribuzione: le “catene”. E librai e libraie, fratelli e sorelle, nelle catene sono purtroppo commessi e commesse. Absit iniuria. Quindi tutta la solidarietà ai milleduecento delle librerie Feltrinelli che l’altro ieri in tutta Italia hanno scioperato per la rottura contrattuale, e ancor più per le condizioni padronali e demansionanti imposte dal loro padrone-non padrone: cosa c’è di più di sinistra e rivoluzionario del marchio Feltrinelli, nella simbologia culturale italiana? Questioni di aumento di buoni pasto minimali, e persino umilianti per i lavoratori, e questioni più generali: “Sino a un paio di anni fa eravamo molto più liberi di fare proposte, ordinare libri, schierarci. L’azienda ha sempre avuto valori chiari”, la voce di un libraio delegato sindacale. “Ora invece è tutto centralizzato, abbiamo sempre meno libertà. Da librai ci stanno trasformando in commessi”. E poi cahiers de doléances già altre volte ascoltati: “La qualità del lavoro”, “i tempi di vita”.


 

Ne hanno scritto i giornali, e non si fosse trattato di Feltrinelli, di uno sciopero contro l’ottundimento padronale di Feltrinelli, una sorta di ribaltamento perverso di tutta una storia, nell’anno che celebra i settant’anni della casa gloriosa fondata da Giangiacomo e capitanata da Inge, avrebbe fatto meno chiasso. Ma francamente che importa che sia Feltrinelli, e anche degli sfottò di chi ride per la fine à la Elon Musk del marchio della rivoluzione. Sarebbe stato uguale il tema, se fosse toccato a Mondadori o a un’altra grande distribuzione libraria. Il tema è che le case editrici e le loro concessionarie su strada e piazza muoiono come mosche. Il lavoro è diventato routine? Un tempo il libraio era un lavoro di fatica, braccia forti da agricoltura: scatoloni e scaffali. Ma anche una memoria da Pico ci voleva, altro che il database.

 

Oggi nella catena, non s’offenda nessuno, puoi trovare il libraio competente, ma più spesso lo sperduto che digita al computer anche se chiedi dove trovare l’Adelchi. La libertà di ordinare a piacimento non c’era nemmeno quando le librerie erano piccole, la libreria come “presidio di cultura” sociale e territoriale è roba che non c’è più, anche se  meritoriamente qualcosa ha fatto il Dl Cultura. E’ che i libri si presidiano da soli, senza intervento umano, su Amazon. La libreria di tutta la Babele del mondo sta sul web, e il libraio sarà presto sostituito da un robot intelligente. Libraio, quid de nocte?
 

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"