Il duca Guglielmo si toglie l'elmo per farsi riconoscere durante la battaglia di Hastings (Wikimedia commons)

echi dal medioevo

L'arazzo di Bayeux torna (quasi) completo. Lezioni di propaganda normanna

Nicola Contarini

La tela che racconta l'impresa di Guglielmo il Conquistatore viene reintegrata di un frammento: lo avevano sottratto le SS durante l'occupazione della Francia. Il gusto feudale per la narrazione politica e noi, che a dispetto dei social non sappiamo più farla

"Lance saranno scosse! Scudi saranno frantumati! Un giorno di spade! Un giorno rosso, prima che sorga il sole!". Non sono parole che ha pronunciato Guglielmo il Conquistatore prima della battaglia di Hastings, bensì il re Theoden nel “Signore degli anelli”. Ma se volete immaginare la carica dei cavalieri di Rohan a prescindere dalla pur maestosa resa cinematografica di Peter Jackson, potete farvi ispirare dall’arazzo di Bayeux. Lo stesso Tolkien probabilmente aveva in mente i normanni mentre scriveva dei Rohirrim, popolo fantastico venuto dal nord, esperto nella guerra a cavallo, conquistatore di genti minori. Oggi l’arazzo, che racconta l’impresa del duca di Normandia Guglielmo per accaparrarsi la corona d’Inghilterra nel 1066, viene reintegrato di un suo frammento. Era stato sottratto dai nazisti nel 1941, nella Francia occupata, quando le SS avevano incaricato l’archeologo Karl Schlabow di nuove misurazioni dell’opera. Il pezzo di tessuto era stato dunque prelevato dalla parte inferiore dell’arazzo, e andato dimenticato. Fino all’inizio di questo mese, quando è ricomparso nell’Archivio di stato dello Schleswigh-Holstein. Si tiene oggi una conferenza stampa per illustrare i dettagli della scoperta, poi il frammento tornerà al legittimo proprietario, lo stato francese.

L’arazzo che non è un arazzo. Le raffigurazioni infatti non sono tessute, ma ricamate sulla tela. Sarebbe stato altrimenti impossibile creare un monumento di stoffa lungo quasi 70 metri. Per altro è incompleto, la parte finale è perduta da tempo immemore. La storia che racconta è nota a chiunque abbia un po’ di memoria dei libri di scuola: il duca di Normandia Guglielmo, consolidato il suo potere sul continente, si lancia alla conquista dell’Inghilterra, presentandosi come legittimo erede di Edoardo il Confessore. Questi, vecchio e senza figli, gli aveva promesso la corona in virtù di una lontana parentela, e aveva inviato il conte del Wessex Aroldo a comunicarglielo. Aroldo stesso si era però impadronito del potere, e Guglielmo era dovuto sbarcare in forze per sconfiggere il rivale nella battaglia di Hastings.

Questi i fatti? Non esattamente. Questa è la versione propagandata da Guglielmo per legittimare la conquista. Chi oggi parla di “medioevo” e di “feudalesimo” per fare paragoni con un’epoca di presunta barbarie dimentica che ai tempi il sistema di giustificazione del potere era sofisticato quanto e forse più del nostro. C’entravano i rapporti con il Papa, che all’inizio dell’XI secolo aveva ambizioni riformiste e puntava a estendere la sua influenza sul clero inglese; c’entravano complesse questioni dinastiche, tutt’altro che riducibili al primo figlio maschio che si prende tutto. Per approfondire sono stati tradotti da poco ben due libri intitolati “I normanni”, di Levi Roach per Mondadori e di Hubert Houben per il Mulino.

L’arazzo stesso è un’opera ambigua, commissionata dal fratellastro del Conquistatore, Oddone vescovo di Bayeux, ma tessuta da manodopera inglese in Inghilterra. Racconta della promessa di Edoardo – impossibile da smentire e da provare – ma anche del valore di Aroldo, e non vengono presentati elementi che suggeriscono l’illegittimità del suo regno. Racconta di un sovrano che capisce che “se bisogna dire una bugia, tanto vale dirne una grossa” (Roach). Racconta di un’epoca che per la propaganda aveva gusto. Al contrario della nostra in cui, a dispetto delle possibilità di una comunicazione capillare, ci sono poteri che sempre meno si pongono il problema della loro giustificazione. L’analista Dario Fabbri dice che il “tratto eversivo” di Trump è questo: mostrare “la cucina dell’impero”. Esibire quello che c’è dietro le narrazioni del potere. Ma il risultato paradossale è una riduzione del realismo politico: perché il realismo ha bisogno di narrazione. La conquista di Guglielmo aveva perfettamente senso dal punto di vista politico: già Edoardo era mezzo normanno, l’architettura di Westminster prima della ricostruzione duecentesca stava lì a dimostrarlo. E in quel momento i normanni erano il motore di un rinnovamento politico e culturale dell’intero continente europeo. L’Inghilterra era stata presa con la forza? Certo. Ma la narrazione dell’arazzo serviva a mostrare il senso politico di quella forza, non a occultarla in modo fraudolento.

Bisogna sbrigarsi per andare ad ammirare il capolavoro di Bayeux, tra una cartolina a Mont Saint-Michel e un’ostrica a Omaha Beach. Da agosto fino al 2027 il Centre Guillaume le Conquérant che lo ospita sarà chiuso al pubblico, per permetterne un restauro da 13 milioni di euro.