Giancarlo Cesana (Ansa)

il libro

Un manuale della desuetudine firmato da Giancarlo Cesana

Giuliano Ferrara

Il punto di vista cattolico di un laico fideista con poche illusioni sul fatale 1968 e sulle conseguenze in tutto il mondo. Il professore brianzolo fa una ricostruzione storica in certi momenti impeccabile, una rassegna dei molti motivi per cui non possiamo non dirci cristiani con un'ostinazione che è la desuetudine stessa

Questo di Giancarlo Cesana è un manuale della desuetudine. Chi cerchi originalità, sincerità, autenticità, innovazione, ragionevolezza rimarrà deluso. Il punto di vista cattolico sul 1968, anno fatale, e sulle sue conseguenze in tutto il mondo, è quello di una verità che è accantonata come ideale inservibile, di una realtà oggettiva che non regge la prova delle interpretazioni soggettive, sfolgoranti, rutilanti, scintillanti. Educazione, fede, lavoro, sessualità, amore, carità come politica e politica come carità, etica pubblica e morale privata, funzione della Chiesa e del dogma, cristianesimo e la persona di Cristo Gesù, tutto è felicemente desueto. La voce di Cesana è tonante, forte, anche seria, perfino monocorde, non aspira a convincere, invece di persuadere e sedurre evoca piuttosto ciò che nella mentalità corrente non esiste più, non ha trazione, e punta sulla sorpresa, che per lui cattolico brianzolo versato alla socialità milanese, universitaria, della fine dei Sessanta, vuol dire don Giussani e compagnia. La stagione dei movimenti, del carisma che si sottomette all’autorità quando l’autorità riconosce il carisma popolare, giovanile, l’effervescenza del conformismo come pratica austera e ribelle di vita.

Questi della Fraternità di Comunione e Liberazione, del Movimento Popolare, sono tipi fatti così. Il loro abito è la tunica senza cuciture, una sindone. Il loro corpo è riassunto nel famoso cuore di carne al posto del cuore di pietra della mitologia apollinea dei pagani. Ma si riconoscono nel giuramento di Ippocrate, valutano la vita come un capitolo dell’esistenza e l’esistenza come un’ansia di felicità incomprimibile che si può inseguire a patto che qualcuno, carismatico o consacrato, carismatico e consacrato, ci indichi la strada. Si sono nel tempo organizzati, hanno percepito movimento e riflusso, hanno combattuto il terrorismo e la violenza, hanno sparso ettolitri di incenso intellettuale, sono penetrati nella modernità con abilità politica ma sempre in un’atmosfera di desuetudine programmatica, cercando quello che non si trova più. In loro forse c’è troppo Dostoevskij, un grande dramma o spettacolo morale che in qualche caso presenta al pubblico un aspetto verboso e farraginoso. Ma ce ne fossero. Quando ero un piccolo oratore cattolico, impegnato nel collateralismo laico alla Chiesa e ai suoi movimenti, mi piacevano molto.

Continuano a piacermi, Cesana è un campione di razza uscito dalla Brianza pura e dura, come dimostra questo suo libretto ideologico senza ideologia, per la loro tigna e per il loro rifiuto della fantasia creativa. Si sentono creature, sono sottomessi senza essere islamici, tutt’altro. Che gli volete dire, alle idee di Cesana? Una ricostruzione storica in certi momenti impeccabile: c’è. Una rassegna dei molti motivi per cui non possiamo non dirci cristiani: c’è. Una ostinazione, appunto, che è la desuetudine stessa, che esprime i capitoli cancellati della pretesa assurda della verità: c’è. Ci sono disciplina e obbedienza, Cesana crede di credere che non esistano cesure nella Chiesa da Pio XI a Francesco, passando per quei giganti che furono Wojtyla e Ratzinger, sempre per lui considerando tutto nel solco di un santo prossimo venturo, venuto dalla scuola pubblica, don Giussani. Un’impresa a suo modo titanica, come quella del suo sodale e mio amico Luigi, chiamato a testimoniare in queste pagine. L’impresa intellettuale di un laico fideista, che nutre poche illusioni e se ne sta intranquillo nella bambagia dell’insoddisfazione, ma arde di qualcosa, di un sacro fuoco, che affonda nel pensiero inattuale. Una versione completa e manchevole, rapida e ossessiva, della nostra storia recente. Non mi pare poco.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.