
Foto ANSA
Dal Salone del mobile di Milano
La scenografia di Wilson per la Pietà Rondanini è una boiata pazzesca
Il peggio che si può fare a una scultura è farla diventare un’immagine piatta, e questa soubrette melodrammatica ci riesce alla perfezione. Spiace per il regista, ma la sua opera fa urlare dal dolore
Anche se sono un grande, grandissimo, sublime dentista questo non mi dà il diritto di guardare nella bocca di tutti. Robert Wilson è un grande, grandissimo, sublime regista teatrale ma questo non gli dà il diritto di mettere in scena tutto. O almeno dovrebbe riflettere se tutto deve o può essere messo in scena. Quando gli hanno chiesto, in occasione del Salone del mobile di Milano, di creare una scenografia per la Pietà Rondanini, avrebbe dovuto umilmente dire “no, grazie”. Invece ha accettato, trasformando l’ultima opera di Michelangelo in una soubrette melodrammatica, una Eleonora Duse della scultura, una – come direbbe Fantozzi – boiata pazzesca.
Attorno alla Pietà Rondanini ci sono già un sacco di equivoci, a partire dall’affermazione “è così contemporanea” nel suo essere non finita, quasi astratta. Ma Michelangelo non finì la scultura, nel 1564, per il semplice motivo che finì prima lui a 89 anni. Non perché pensava di voler essere contemporaneo nel senso che a contemporaneo diamo noi oggi, misterioso, astratto, assurdo o magari incomprensibile. Robert Wilson, ahimé, ha invece voluto rendere il capolavoro contemporaneo cannando in modo supremo. Il pubblico certamente si emozionerà , obbligato dalla musica dello Stabat Mater di Arvo Pärt, e dalla luce che trasforma la testa del Cristo e quello della Vergine in due Baci Perugina. Il peggio che puoi fare a una scultura è farla diventare un’immagine piatta. Wilson ci riesce alla perfezione, abbandonandosi a un complesso di Edipo da avanspettacolo e non, pure avendo 83 anni, alle turbe che affliggevano il povero Michelangelo anche negli ultimi mesi di vita e che gli hanno consentito, seppur involontariamente, di regalarci questa opera paleocontemporanea. Non c’è artista più lontanto dal design di Micheangelo.
Milano vive il proprio priapismo urbano durante il Salone e il Fuori Salone, ma usare proprio tutto tutto il patrimonio culturale della città' come se fosse Cialis mi pare contropruducent . Oddio, non vorrei suonare come Tomaso Montanari. Il danno che Wilson provoca è temporaneo e fuggente, non intacca nessun articolo della Costituzione, farne una tragedia sarebbe esagerato. Ma a me che piacciono sia Wilson che la Pietà Rondanini fa un po’ tristezza. Perché è come se a uno piacesse il gelato alla banana e la pasta alla matriciana e glieli servissero mescolati nello stesso piatto. Senza voler parlare della ciliegina sulla torta dell’intera installazione, un pezzo di marmo a penzoloni nello spazio come un calcolo dentro a un rene che Wilson presenta come simbolo della materia che ispirò il Buonarroti. Invece, proprio come un calcolo renale, fa urlare dal dolore. Capisco che per chi è abituato a fare spettacolo nella società dello spettacolo sia dura da accettare una semplice e banale verità; certa arte è solo arte. Abbassare la luce per creare mistero è solo un trucco per abbassare la luce sulla propria insicurezza nei confronti della Storia.