Giovani artigiani crescono, viaggio nella Civica scuola di liuteria del Comune di Milano

In città esiste un istituto dove si insegna a costruire e restaurare chitarre, violini e altri strumenti. Tra gli sbocchi, c'è aprire una propria attività, ma non solo. E i numeri dicono che è tutt'altro che un lavoro in via di estinzione

Francesco Cocco

C’è un luogo in città dove la passione per la musica e per l’artigianato si incontrano. È la Civica scuola di liuteria del Comune di Milano, aperta a tutti coloro che abbiano un diploma di scuola superiore. Fondata nel 1978, si struttura in due indirizzi paralleli: la sezione Costruzione strumenti ad arco, della durata di quattro anni, e la sezione Costruzione strumenti a pizzico, di tre. In un corso si impara a costruire viole, violini, violoncelli e tutta la famiglia musicale degli archi; nell’altro, chitarre, mandolini e gli altri strumenti a pizzico. A completare entrambi gli indirizzi c’è il corso di restauro. Sì, perché compito dei liutai di oggi è anche prendersi cura dello strepitoso lascito dei loro colleghi dei tempi passati.

  

Il responsabile dell’istituto, Eugenio Mugno, ci presenta il piano di studi: “C’è una parte di laboratorio di liuteria, dove gli studenti impareranno a utilizzare gli strumenti e a lavorare il legno e a costruire gli strumenti musicali; ce n’è poi un’altra legata al loro restauro. Si studiano fisica e chimica, legate al suono e alla verniciatura. C’è quindi una parte relativa al disegno e al rilievo, per la costruzione degli strumenti”.

 

Tradizione e innovazione si intrecciano. Ce lo spiega Paola Vecchio, docente del laboratorio di liuteria sezione arco: “Nella produzione di strumenti musicali, andiamo avanti manualmente seguendo la tradizione, ma non disdegniamo l’ausilio delle nuove tecnologie, soprattutto per la progettazione e la finitura degli strumenti”. Oltre ai laboratori, la scuola ospita un museo di strumenti musicali, antichi e moderni, un locale che conserva le produzioni degli studenti e una biblioteca. C’è anche un auditorium.

 

Gli studenti, provenienti da molte parti d’Italia (con una naturale prevalenza della Lombardia) e alcuni anche dall’estero, sono una cinquantina. Un numero soggetto a oscillazioni nel corso degli anni. In questo periodo c’è un po’ un calo di iscrizioni, ci spiega Mugno, “ma ciò è anche dovuto a una questione di opportunità: la città di Milano è abbastanza cara, è difficile viverci, e quindi ci si rivolge anche ad altre realtà”.

 

Quando chiediamo ad alcuni studenti perché abbiano scelto la scuola, le risposte tendono a convergere: praticavano la musica fin da piccoli e, nel frattempo, hanno sviluppato l’amore per la manualità. Interrompiamo Riccardo Saviotti, 24 anni, di Pavia, mentre è alle prese con la pulitura di un liuto. E ci racconta che proviene da una famiglia di musicisti. “Sono nato fra strumenti musicali, concerti... Al liceo ho scoperto che mi piaceva la manualità e ho trovato una scuola post-liceo che mi facesse usare le mani”. Gloria Carcano, ventiduenne, di Varese, dopo aver studiato lingue, si è “buttata” sul lavoro artigianale perché è un mondo che, ci racconta, le è sempre piaciuto. E “la scuola di liuteria mi sembrava quella più adatta per me, anche perché la musica mi piace e suono da quando sono piccola”. Anna Haindl ha ventiquattro anni ed è nata e cresciuta in Austria. Viene da un liceo musicale, ci spiega, e ha suonato per tutta la vita. Dopo la scuola sapeva di non voler diventare musicista “però non volevo cambiare completamente direzione e, visto che mi è sempre piaciuta molto l’arte, lavorare con le mani, questa scuola è stata un po’ la combinazione perfetta”. In Austria “non ci sono scuole simili”, ci spiega. “In un certo senso questa scuola è unica, perché tutte le materie che studiamo sono proprio applicate alla liuteria, e questa è una cosa che non si trova da nessun’altra parte”.

    

Che sbocchi professionali offre la scuola? Mugno ci illustra diverse possibilità: aprire una propria attività, andare a lavorare in una ditta di strumenti musicali, entrare nel mondo del restauro magari passando per l’università.

Comunque, premette, chi esce dalla scuola dovrà formarsi ancora per un due o tre anni in bottega facendo tirocinio da altri liutai.

 

Un mondo, quello della liuteria, e più in generale della fabbricazione e della riparazione di strumenti musicali, che a Milano e nell’area metropolitana mostra una certa vitalità. Secondo i dati che ci ha fornito la Camera di commercio, a fine 2024 nel Registro delle imprese risultavano 95 attività, tra fabbricanti di strumenti musicali, 70, e riparatori, 25. Erano rispettivamente 68 e 25 a fine 2023. In un anno è dunque rimasto stabile il numero dei riparatori, mentre sono aumentati di due unità i fabbricanti. Se guardiamo a cinque anni fa, a fine anno 2019 erano 67 i fabbricanti, e 20 i riparatori. Cifre, dunque, in lieve ma confortante crescita.

 

“Dopo questa scuola mi sa che un po’ tutti puntano ad aprire un proprio laboratorio”, ci dice Riccardo. “Sì! Aprire un mio laboratorio sarebbe molto bello”, sorride. Anche Anna spera di aprire una propria liuteria, dopo un paio d’anni di esperienza in altre botteghe, “perché non si finisce mai di imparare”. Diverso il futuro che sogna Gloria: “Punto a conseguire la laurea all’Università di conservazione e restauro a Cremona per poi diventare restauratrice o conservatrice di un museo”.

Mentre parlano, a tutti loro brillano gli occhi: a dimostrazione del fascino che l’artigianato, il “lavorare con le mani”, come lo chiamano questi ragazzi, continua, nonostante tutto, a sprigionare.