La prima lettera d'amore con il bollino Unesco
Una sorpresa mentre l’Innamorato fisso è in giro per i più importanti siti milanesi. Partendo dal parco delle Mille spose
Ogni lunedì sul Foglio l’Innamorato fisso risponde ai vostri dubbi e alle vostre domande sull’amore e su tanti altri argomenti, sempre belli, dice lui. Scrivete a [email protected].
Perché non proponi all’Unesco il parco delle Mille spose a Milano?
Antonio, Ascoli Piceno
Amico mio lo stavo facendo adesso, ecco la relazione per l’Unesco. Leggendo tale non potrà dire no. Inizio. Il parco delle Mille spose si trova a Milano in zona Bovisasca. Nato nel 1970 è ben presto diventato il luogo dove le spose (prima di Milano poi di tutto il mondo) vengono a fare la foto più importante dell’album di nozze (parliamo di quelle fuori dal rito nuziale). Si calcola che ogni giorno ci siano dalle 1.500 alle 5.000 spose che arrivano e fanno la foto vicino alla fontana del parco. La fontana del parco delle Mille spose è la più bella del mondo. Progettata da un idraulico di Milano nel 1971, è anche quella più fotografata al mondo. La sposa e lo sposo (il novio e la novia) amano questo parco. Infatti nessuna delle migliaia di coppie che ha fatto la foto qui si è mai separata. Alcuni comunisti negli anni 70 dicevano che alcune spose erano figuranti pagate dal comune. Si è dimostrato che era falso. Erano vere spose con marito novello. Il parco delle Mille spose merita di essere inserito nel patrimonio Unesco. Anche perché è l’unico nel suo genere. Tanti si sono fidanzati qui (erano invitati della sposa e dello sposo) e a sua volta da sposati sono tornati. Ci sono arabe, giapponesi ecc. Ieri il parco delle Mille spose era chiuso. Le 2.000 coppie arrivate hanno aperto (senza permesso del comune). Il sindaco ha lasciato correre. Il parco delle Mille spose si estende per 500 ettari. Le fontane sono 500. La più importante è quella all’inizio, alimentata dal canale Villoresi (a sua volta patrimonio Unesco, ma non riconosciuto). Le altre fontane sono alimentate dal canale la Muzza. Il più importante canale artificiale che esiste, più di Panama.
Costruito da Filippo il Bello e terminato da suo fratello Filippo il Toro è quello che merita più di altri il bollino Unesco. Lungo 400 km, passa da Milano al km 2 del suo percorso. Sul suo percorso ci sono diversi mulini (200) abbandonati. Ieri ne abbiamo messo in moto uno ma si è rotto subito. Per cui siamo venuti via senza salutare il proprietario, che comunque era già fallito. Altri siti di Milano che l’Unesco deve per forza dire “si! sono patrimonio Unesco” al limite facendo come le agenzie di rating dando ai siti un voto. AAA++, AA-, BB+, B-. Però tutti siti Unesco sono. Uno è l’albergo 4 ghiande, risultato per ben 20 anni l’hotel più romantico del mondo. C’è una classifica. Mai un albergo italiano aveva vinto così tante volte. Dal 1991 è primo. E’ a Milano in via Oristano 21. Solo per coppie. Diventato famoso per mettere ghiande anche sul portachiavi della stanza. Altro sito: il museo dell’Alfa Romeo è il più importante del mondo. Non so perché l’Unesco non lo dice. Parliamo non di musei dell’auto. Quello dell’Alfa è secondo solo al Louvre, come numero di visitatori (75 milioni) e capolavori. Ci sono tutte le Alfa Romeo uscite. La più pregiata è un’Alfetta del 1979 che viene valutata come un quadro del Tintoretto, ma anche molto di più. La vendiamo oggi. Per una cifra che non so scrivere, troppi zero.
E veniamo al primo sito Unesco. Il bocciodromo di via Gazzella di Thomson 1 Milano. E’ dove in pratica è nato il gioco delle bocce moderne. Nel 1860 per festeggiare l’unità alcuni patrioti si misero a colpire da distanza alcune anfore romane. Vinceva che ne spaccava di più. Si usava una noce di cocco che a Milano erano appena arrivate e nessuno era in grado di aprirle. Allora non c’era la tutela dei beni storici e c’erano in giro anfore romane per cui non si capisce come tante navi arrivavano in Darsena con un carico così. E veniamo a chi è riuscito. L’Unesco per la prima volta nella sua storia ha dato il bollino a una lettera d’amore scritta da un anonimo fan a un’attrice. Verrà conservata nella sede dell’Unesco all’entrata, poi però magari la spostano. Però non so. Può essere la tengano lì. Eccola.
Gentile Micaela Ramazzotti, sono un laureato in mineralogia, ammiratore di lei da sempre. Sono disoccupato, anche perché non mi sembra giusto accettare un mestiere non attinente alla mia laurea. Oggi vado a fare un provino per una fiction; dovrei fare un laureato in mineralogia che s’innamora di un’attrice famosa e va a abitare sull’isola di Ponza; qui fa il cretino con la barista che è già fidanzata. Per cui scappa dall’isola sotto falso nome. La puntata finisce così; è una serie di diverse puntate. Tutte basate su gente che non ha voglia di lavorare. Possiamo vederci oggi per discutere del copione di un altra puntata dove sei tu la protagonista? La parte di chi non ha voglia di lavorare la fa Mario Giordano, che però ha telefonato adesso alla produzione per dire no. Micaela, scusa sono stato un impostore fino a qui. Quello che ho scritto non è vero. Solo che ti amo. Ma forse vediamo più avanti. Il mio sogno è sempre stato di incontrarti per dirtelo. Anche oggi alle 4.30. Presso l’ex fabbrica della Colgate a Milano, dove attualmente dormo. Scusa la parola, diciamo soggiorno. Altro sogno è quello di dare da bere ai dromedari. Sarà 40 anni che vorrei. Fin da bambino a scuola: “Che mestiere vuoi fare?” Risposta: “Dar da bere ai dromedari”. Finalmente grazie ai cambiamenti del clima il dromedario è stato introdotto anche nelle mie zone. Per far cosa non si sa! Comunque bere deve bere; per cui l’ufficio di collocamento ha chiamato 25.000 disoccupati sopra i 40 anni per dar da bere ai dromedari. Come lavoro è facile, riempi una tinozza da 200 litri d’acqua e la metti davanti al dromedario. Tu non fai tempo a prepararne un’altra per il suo collega dromedario, che lui ha già finito. Tanti dicono: “Va bè, però per un po’ non beve più” No! Ci vogliono diverse tinozze ogni giorno. Come tinozze non perché le preparo io ma sono belle. Per me facciamo prima a metterli sul lago Maggiore. Ma alcuni comuni temono che i dromedari gli fanno fare la fine del lago d’Aral. Asciutto causa dromedari ma anche agricoltura biologica.