I numeri del self publishing per capire come va l'editoria digitale
In un momento di nuovo fermento editoriale, anche il digitale dà segnali importanti. Cosa dice il report dell’Associazione Italiana Editori (Aie)
A giudicare dalle notizie recenti, la rinascita dell’analogico sembra un fatto compiuto. Nel Regno Unito, per la prima volta, la settimana scorsa le vendite dei vecchi dischi di vinile hanno superato quelle dei download digitali. Moltissimi fotografi stanno riscoprendo la fotografia a pellicola. E anche la rivoluzione digitale nel mondo dell’editoria sembra per molti versi rimandata. La resurrezione del libro di carta, in termini di vendite e di produzione, riempie le news ormai da qualche anno, e fa il paio con la crisi relativa delle vendite degli ebook, che nonostante le promesse sembrano non sfondare.
Eppure, in un momento di nuovo fermento editoriale, anche il digitale dà segnali importanti. Per esempio nel self publishing. Quello dei libri autopubblicati è da sempre uno dei settori in cui l’ebook va forte. Il self publishing, in un certo senso, è diventato un fenomeno di dimensioni importanti grazie al digitale, ed è nell’èra degli ebook che ha registrato i suoi maggiori successi, da “50 sfumature di grigio” in avanti.
Nuovi dati dell’Associazione Italiana Editori (Aie) che saranno presentati sabato a Roma all’edizione 2016 di Più Libri Più Liberi mostrano che il mercato del self publishing in Italia è quanto mai vivace. Se nel 2010 gli ebook autopubblicati in Italia erano appena 146, nel 2015 sono diventati 25.817, vale a dire il 41,4 per cento di tutti gli ebook pubblicati. La crescita è eccezionale. Al confronto, le autopubblicazioni su carta sono soltanto l’8,9 per cento del totale dei libri tradizionali, con un tasso di crescita comunque importante ma più moderato. Questi dati – e quelli che seguono – non comprendono i risultati di uno dei principali player del settore, Kindle Direct Publishing di Amazon. La società tradizionalmente non rilascia i numeri del suo servizio di autopubblicazione, che è uno dei più diffusi in Italia e comprende il 20 per cento dei 100 libri Kindle più venduti settimanalmente.
L’Aie stima che negli ultimi anni siano stati circa 27-28 mila gli autori che si sono autopubblicati, sia su carta sia su digitale, e questo vuol dire che un buon numero di italiani ha deciso di tirare fuori il loro romanzo dal cassetto. Questa diffusione ha avuto un impatto anche sui prezzi. Rispetto al 2010, il prezzo dei libri self published è andato uniformandosi a quello dei libri pubblicati in maniera tradizionale, segnale probabilmente del fatto che il gap in professionalità e autorevolezza tra autori tradizionali e autori autopubblicati si va riducendo. Nell’ambito del libro cartaceo, questo gap si è ridotto con un aumento di prezzo dei libri self published, il cui prezzo medio è cresciuto del 15,6 per cento. Nel digitale è invece il prezzo degli ebook pubblicati in maniera tradizionale a essere diminuito e a essersi avvicinato al self publishing.
Come nei prezzi, anche i generi si sono uniformati. Oggi la narrativa compone circa il 50 per cento dei titoli autopubblicati – e, curiosamente, la narrativa di genere, dal libro giallo al romanzo rosa, è appena il 9 per cento dei titoli pubblicati in Italia, anche se nel mondo i romanzi self published di maggiore successo appartengono in buona parte a questo settore.
Insomma, nel riflesso della vitalità del settore del self publishing forse si può vedere anche la vitalità dell’editoria digitale. E i numeri sono destinati a crescere, anche perché finalmente il legislatore inizia ad accorgersi dell’esistenza di una fetta di mercato sempre più importante. Dopo anni di campagna in buona parte italiana, è di questi giorni la notizia che la Commissione europea ha autorizzato l’equiparazione dell’iva degli ebook a quella dei libri cartacei al 4 per cento.
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