Le nuove avventure dell'ottimismo percepito. Sondaggisti a confronto
Così la percezione influenza l’azione e cambia l’esistente. "Sul breve termine", dice Piepoli, "non si vede più così nero".
Roma. Come non essere catastrofisti, questo è (era) il problema, se si pensa agli ultimi anni nerissimi nella realtà e nella percezione collettiva, con la nuvola della crisi evocata in ogni piazza “Occupy Wall Street” e gli indignati fuori dai Palazzi pronti a gridare “non c’è futuro, è tutto marcio”. Ma ora, sotto la superficie ancora piuttosto pessimistica dell’oggi, spuntano segnali opposti, dicono studi e sondaggi che indagano la sfera dell’ottimismo percepito (anche se non ancora percepibile, in verità, nei rassemblement anti-legge elettorale e nei cortei di studenti che protestano sull’alternanza scuola-lavoro). Dice infatti Nicola Piepoli, presidente e fondatore dell’omonimo istituto di ricerche, che è come se oggi sempre più persone stessero cominciando ad adottare la cosiddetta “mentalità del tassista”: “Sul breve termine”, dice Piepoli, “non si vede più così nero, si guarda al giorno per giorno, un giorno per giorno che non sembra più senza speranze. Non soltanto in Italia, ma in Europa”, dice, “le ricerche più recenti ci mostrano una situazione in miglioramento intanto dal punto di vista psicologico, come se si vedesse una tendenza all’aumento di benessere.
I dati dicono che in media, in Europa, il Pil è aumentato di 1-2 punti percentuali rispetto all’anno scorso, ma è come se la percezione meno pessimistica influenzasse la realtà. Anzi è l’immaginario che crea la realtà: la percezione influenza l’azione e cambia l’esistente. Sul lungo periodo, invece, il pessimismo non è stato ancora incrinato”. Da Quorum, società di rilevazioni e sondaggi editrice di You-Trend, il socio fondatore Giovanni Diamanti separa il piano politico da quello economico: “I dati Istat – dice – dopo anni di trend negativo, registrano l’inversione di tendenza per aziende e famiglie. Ma, a livello politico, prevale ancora la sfiducia e la disaffezione. Il Movimento cinque stelle vive di questa sfiducia nei confronti degli altri partiti, si nutre della disaffezione. Per muovere la percezione negativa possono servire azioni simboliche – Matteo Renzi ha fatto dei tentativi – ma per ribaltarla in percezione positiva servono azioni più forti. Se dovessimo sintetizzare con una formula: la fiducia crea fiducia e la sfiducia crea sfiducia”.
Ad Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia research, il cambiamento sembra ancora troppo lieve per poter portare effetti nella realtà, e però “il dato c’è: a settembre 2016, secondo una nostra ricerca, gli ottimisti erano il 24, 3 per cento del campione, i pessimisti il 63,3. Dopo un anno, nel settembre del 2017 – e abbiamo considerato settembre in quanto mese ‘pessimista’ in cui tutto ricomincia dopo l’estate, lavoro e tasse comprese – gli ottimisti erano saliti al 28,9 mentre i pessimisti erano scesi al 59 per cento. E’ soltanto un 5 per cento, ma è qualcosa. Vuol dire che un 5 per cento di persone hanno migliorato la percezione”. Il dato è ancora più significativo se lo si abbina, dice Ghisleri, al risultato di un altro quesito della ricerca: “Abbiamo chiesto agli intervistati: ‘Lei pensa che il paese sia fuori dalla crisi? Il 2,6 per cento ha risposto sì, il 33,6 ha risposto ‘non ancora fuori ma in via di miglioramento’, il 61,4 ‘siamo dentro una bolla in cui fuori c’è ancora la crisi ma ci viene detto il contrario’”. La percezione cambia con il partito di riferimento. I più ottimisti, dice Ghisleri, “sono gli elettori di Pd e Ap. In Forza Italia uno su quattro è ottimista”.
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