Tutti i numeri di D&G in Cina

Grosso guaio in Cina per Dolce & Gabbana, con spot accusati di razzismo, un’importante sfilata cancellata, boicottaggio del marchio

Giulia Pompili

Grosso guaio in Cina per Dolce & Gabbana, con spot accusati di razzismo, un’importante sfilata cancellata, boicottaggio del marchio. Venerdì 23 novembre Stefano Gabbana e Domenico Dolce, fondatori e proprietari dell’azienda, si sono “scusati moltissimo” in un video con “tutti i cinesi nel mondo”. Pillole di Giulia Pompili.

   

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Sono i video pubblicitari pubblicati in una settimana sul profilo ufficiale di Instagram della casa di moda Dolce & Gabbana. Tre video, per sponsorizzare il grande evento che si sarebbe dovuto tenere a Shanghai, in Cina, in cui una modella asiatica prova a mangiare del cibo italiano con le bacchette che si usano in oriente – ovviamente con risultati piuttosto ridicoli. Il gioco sugli stereotipi e la presunta superiorità occidentale manifestata nella pubblicità ha scatenato gli utenti cinesi, creando un notevole danno d’immagine alla maison. Ad aggravare la situazione, ci si sono messi i messaggi privati di Stefano Gabbana alla modella Michaela Tranova, nei quali lo stilista insultava la Cina, diffusi online e smentiti: mi hanno hackerato, ha detto lui.

   

1,35 miliardi

In euro, il volume d’affari di Dolce & Gabbana nel 2017, secondo Business Insider. Dopo qualche giorno dalla messa online dei video, è iniziato il boicottaggio da parte della Cina – che sappiamo, quando ci si mette, fa le cose per bene. Online circolano video di negozi chiusi, con la polizia a presidiare manifestanti, e quelli di persone che distruggono o bruciano gli oggetti della casa di moda italiana. L’hashtag #BoycottDolce è stato trending su Weibo, il Twitter cinese. Intanto tutti gli store online cinesi hanno eliminato il marchio.

  

73 miliardi

In dollari, quanto spendono i cinesi nel lusso annualmente. Sono soprattutto i giovani a spendere, e la classe media che ha sempre più potere d’acquisto. Secondo McKinsey, la Cina rappresenta quasi un terzo della spesa globale del lusso. E non è un caso quindi che negli ultimi cinque anni le grandi case di moda si siano buttate a capofitto sul mercato cinese.

    

30 per cento

La quota dei ricavi di Dolce & Gabbana che si presume sia coperta dal mercato cinese, come riportato l’altro giorno dal Sole 24 Ore. Si presume, perché l’azienda non segmenta i fatturati. Si parla di 400 milioni di euro, “una cifra alla quale bisogna aggiungere gli acquisti fatti in giro per il mondo”, scrive il Sole, perché secondo Global Blue “è dei cinesi il 30 per cento della spesa tax free in Europa. Da 400 si può arrivare quindi a 450, tutti legati allo shopping ‘fisico’ (monomarca, departement store e multimarca)”.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.