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Donne che non lavorano per occuparsi della famiglia: una storia italiana

I prezzi troppo alti degli asili nido e l'assenza di flessibilità lavorativa. Nel nostro paese una donna su cinque con almeno un figlio dichiara di non aver mai lavorato per poter prendersene cura

In Italia molte donne non riescono a conciliare la cura dei figli con la carriera, e per questo motivo scelgono di non lavorare. Questa scelta accomuna l'11,1 per cento delle donne italiane tra i 18 e i 64 anni. Il dato è di molto superiore, quasi tre volte, alla media europea (3,7 per cento). A presentare questi dati è l'Istat, nel report “Conciliazione tra lavoro e famiglia”, pubblicato oggi.

 

Nel rapporto, l'istituto di statistica analizza attraverso diversi fattori, tra cui il tipo di contratto lavorativo, il territorio di appartenenza e il genere, la difficoltà dei genitori italiani nel gestire persone a carico, siano queste figli sotto i 15 anni o parenti malati, disabili o anziani. Il divario tra Italia ed Europa è ancora più pronunciato se prendiamo in considerazione solamente il sud del paese. Qui, una donna su cinque con almeno un figlio dichiara di non aver mai lavorato per poter prendersene cura.

  

Se una donna italiana su dieci non può lavorare per seguire i figli, il 22,5 per cento genitori prova a conciliare lavoro e famiglia rimodulando il proprio lavoro secondo le esigenze dei bambini. A sacrificare la carriera sono soprattutto le donne: il 38,3 per cento delle madri occupate, più di un milione, ha dichiarato di aver apportato cambiamenti nell'ambito lavorativo. Più del triplo dei padri (11,9 per cento). Cinque donne su dieci occupate a tempo parziale hanno modificato almeno un aspetto del proprio lavoro, rispetto alle tre su dieci di chi ha un lavoro a tempo pieno. Tra le indipendenti, quasi il 50 per cento ha rimodulato il proprio lavoro, contro il 36,5 per cento delle dipendenti. Inoltre, per avere più tempo da dedicare alla famiglia, una soluzione può essere quella di modificare l'orario di inizio o di fine della giornata lavorativa, opzione messa in pratica da quasi il 39 per cento dei dipendenti tra i 18 e i 64 anni. Ma la flessibilità non è sempre concessa dai datori di lavoro: il 28,4 per cento sostiene di poter modificare l'orario lavorativo solo in rare occasioni; mentre il 26,3 per cento dichiara di potersi assentare per una giornata intera solo “in rare occasioni”.

 

E se non si riesce a trovare un compromesso tra famiglia e lavoro, i genitori si trovano costretti ad affidare i propri bambini a servizi pubblici o privati, come asili nido, scuole materne, pre o post scuola, ludoteche o baby-sitter. Una scelta, questa, condivisa dal 31 per cento dei nuclei familiari. Ma i servizi non sono alla portata di tutti. Il 9,6 per cento delle mamme li ritiene troppo costosi, mentre il 4,4 per cento lamenta la loro assenza o la mancanza di posti disponibili. Le mamme che non hanno accesso ai servizi si trovano soprattutto al sud, in quanto, nel Meridione, la diffusione di asili nido e scuole materne è più debole rispetto al centro e al nord. L'ultima alternativa che resta nella mani delle famiglie che non hanno accesso ai servizi sono i nonni, una figura fondamentale: a loro si affida il 90 percento delle famiglie che decidono di chiedere aiuto a parenti o amici. 

 

La gestione dei figli, insomma, se non incide sul portafoglio, a causa del costo dei servizi o delle mancate entrate derivanti dalla rinuncia al lavoro da parte di un genitore, va a pesare sulle spalle di amici e parenti. Una questione di interesse nazionale, visto che secondo i dati Istat i genitori con i figli minori di 15 anni sono oltre 10 milioni e 500 mila, quasi il 29 per cento dei 18-64enni. La maggior parte di questi si trovano nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni (59,9 per cento) e tra gli occupati (33,7 per cento). Il nostro paese, è vero, è in linea con la media europea rispetto al numero di famiglie con figli piccoli (28,9 per cento dei 18-64enni rispetto al 26,9 per cento della penisola). Ma è altrettanto vero che in Europa le donne continuano a lavorare anche quando ne hanno a carico. Inoltre, il 60 per cento delle donne dell'Ue si assenta dal lavoro per più di un mese per seguire i figli, in Italia invece sono di meno le donne che si prendono questa libertà (il 50 per cento delle 18-64enni). Che ciò sia dovuto a problemi strutturali delle politiche aziendali della penisola, o a una disfunzione culturale italiana, è tutto da indagare.

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