Modesta proposta fantozziana per battezzare la "Cosa" di Pietro Grasso
Ogni tanto, da anni, qualcuno schizza fuori dal Pd e va a ingrossare una comitiva chiassosa e un po' alticcia: perché non chiamarla il Curvone?
Ah, le domande dei bambini! Ricordo ancora l'espressione di mio papà quando gli chiesi, dopo aver orecchiato qualche parola di un telegiornale, quale fosse esattamente la differenza tra Psi e Psdi, il divario così insormontabile da giustificare l'esistenza di due partiti con due segretari (e la stessa montatura di occhiali). Nel suo sguardo lessi un misto di impotenza, sconforto, smarrimento e genuino panico. Se gli avessi chiesto "Dov'è che andremo a finire dopo morti?" probabilmente non avrei provocato una reazione altrettanto evasiva. Quel giorno dev'essersi sentito un cattivo padre.
Non riesco a figurarmi la faccia che potrebbe fare oggi un genitore nell'improbabile ipotesi che il figlio gli chieda, a bruciapelo: cosa sono esattamente Articolo Uno-Mdp, Campo progressista, Sinistra italiana, Rifondazione comunista, il Brancaccio, Possibile, Insieme, Diversa, Alleanza popolare, Lista del Popolo? Ora, alcuni padri avranno senz'altro escogitato un protocollo d'emergenza per le domande imbarazzanti (solletico, sordità simulata, falsa chiamata a cena, clausura in bagno, scossa di Taser, pasticca di cianuro). Ma io dico che è sempre meglio rispondere. Per parte mia, se avessi un figlio non faticherei molto a spiegargli la Mossa del Cavallo, la lista equina di Chiesa & Ingroia, perché lascerei la parola a Pellicci Armando detto Er Pomata: "La più grossa stronzata mai sentita da quanno l'omo inventò er cavallo". Ma per tutte le altre sigle? Leggo che alcuni di questi gruppi terranno un'assemblea domani, 3 dicembre, per annunciare la creazione di una lista unitaria di cui, salvo indiscrezioni poco promettenti, non si conosce ancora il nome. E io una proposta ce l'ho, per salvarli in tempo; una proposta che capirebbe anche un bambino, annullando in partenza il problema dei sudori freddi causati dalle domande impossibili.
A questo ipotetico marmocchio farei vedere l'episodio della gara ciclistica aziendale in Fantozzi contro tutti (1980) e gli direi: vedi figliolo, ogni tanto, da anni, qualcuno schizza fuori a tutta velocità dal Pd e va a ingrossare una tavolata chiassosa e rissosa, che accoglie i nuovi arrivati tra stornelli piuttosto ubriachi. "Bersani, Gotor, sedetevi tra il geometra Civati e il ragionier Fassina e cantate con noi: 'Ma che ce frega se ce va stortaaa...'". Quando Psi e Psdi provarono a fondersi nel Psu, nel lontano 1966, l'amalgama riuscì così male che il simbolo unitario era fatto dai due simboli affiancati. Passò alla storia come il partito della "bicicletta". E allora, dico io, ciclismo per ciclismo, invece di inventarsi quei nomi scialbi e vuoti - pare che la "Cosa" di Pietro Grasso si chiamerà Liberi e Eguali - perché non ne scelgono uno consacrato dalla tradizione? Il Curvone.
Tanto di vincere la Coppa Cobram non gl'importa nulla.
Il Foglio sportivo - in corpore sano