Trump si è squagliato (per davvero)

Eugenio Cau
Una rassegna delle copertine dei principali magazine internazionali. Questa settimana: Wired, Time, Economist, Spy, New Yorker.

    C’è stato un periodo, durante l’estate appena passata, in cui Donald Trump sembrava finito. Dopo la convention democratica aveva insultato i genitori musulmani di un soldato eroe di guerra americano, e aveva inanellato una serie così lunga di gaffe e oscenità che ormai la campagna elettorale sembrava finita. Il Time allora mostrò in copertina un faccione di Trump in fase di liquefazione. Ma anche gli scandali peggiori si scoloriscono con il tempo, Trump ha recuperato terreno fino a tornare testa a testa con Hillary. Poi c’è stato lo scandalo delle registrazioni sessiste in cui il candidato repubblicano inneggiava alla violenza sessuale, e Time ha ben pensato di fare una nuova edizione della sua bella copertina: questa volta, però, Trump è completamente squagliato.

     

     


     

    Fino agli anni Novanta, in America, Spy è stata una rivista satirica leggendaria. Poi internet, il boom della satira politica in tv e i social media ne hanno provocato la chiusura. Ma alcune sue copertine memorabili sono rimaste nell’immaginario pubblico, e quest’anno la campagna elettorale più surreale di sempre ha convinto alcuni vecchi redattori a resuscitare il progetto, con l’aiuto di Esquire. La prima copertina riguarda le “chiacchiere da spogliatoio” di Donald Trump.

     

     

     


     

    Anche il magazine britannico Economist si occupa di Trump, con un editoriale duro in cui spiega che la campagna del candidato repubblicano sta infrangendo una per una tutte le regole non scritte della politica americana, e che qualunque sia il risultato delle elezioni di novembre (anche se Hillary Clinton dovesse trionfare a tal punto da riconquistare il Congresso per i democratici) gli effetti velenosi del trumpismo rimarranno a lungo in circolo, rendendo il paese più debole. La copertina del magazine britannico è decisamente la più seriosa, ma quelle due virgolette a terra vicino al retro dell’elefante repubblicano non fanno una bella impressione.

     

     

     


     

    Una foto in primissimo piano di Barack Obama occupa la copertina della versione americana di Wired. Il presidente americano ha “diretto” il numero odierno del magazine, operazione pubblicitaria piuttosto in voga, e ha raccontato che tra le sue maggiori preoccupazioni c’è quella di lasciare la Casa Bianca a un presidente pro scienza.

     

     

     

     


     

     

     

    Bob Dylan ha vinto il Nobel per la Letteratura. La cosa migliore che si può leggere sul tema è il gran pezzo di Giuliano Ferrara sul Foglio di venerdì, ma anche la copertina del New Yorker (è il numero della settimana prossima) si fa rispettare.

     

     

     

     

    • Eugenio Cau
    • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.