La psicosi dei ponti e le mosse di Merkel con Putin e Erdogan. Di cosa parlare stasera a cena
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Idee chiare e un piccolo numero di possibili cause per il crollo del Ponte Morandi di Genova.
Intanto si continua ad avere la sensazione che ci fosse una grande confusione, ottima per evitare responsabilità, su chi dovesse controllare la situazione di sicurezza e su chi avesse il potere di dichiarare inagibile il ponte, e fa rabbia nel paese della pervasiva burocrazia e della esaltazione autorizzatoria, con controlli, preventivi e successivi, e ispezioni, e principi di precauzione e ascolto dei comitati e valutazioni di impatto. E dalla confusione alla psicosi il passaggio è rapido.
E logicamente ci si tutela, anche senza psicosi.
Il duello Di Maio/Salvini sulla visibilità post-crollo oggi vede Salvini impegnato nel chiedere il fermo del campionato di calcio e Di Maio tornare con decisione sulla revoca della concessione. Ad accomunarli sembra che ci sia il totale disinteresse per le opinioni, in entrambe le materie, degli altri ministri, per non parlare del presidente del consiglio (di cui infatti non parlamo), e delle altre autorità competenti. Ma passano pochi minuti e Salvini va subito in marcatura su Di Maio e anche dal ministro dell'interno arriva l'indicazione favorevole al ritiro della concessione. Solo che Di Maio usa toni tribunizi e secchi, lanciato verso la massima capitalizzazione in senso populistico del suo messaggio, mentre Salvini un po' dice e un po' prende tempo, spiegando che sì si deve procedere verso la revoca, ma, appunto, è un procedere, un cammino a tappe, che, dice lo stesso Salvini, potrebbe richiedere mesi. E così sembra che Salvini sia solo in marcatura, sapendo benissimo che la revoca sarebbe un atto complesso, costoso, ingiusto.
Angela Merkel in gran movimento. Cerca l'accordo con l'Italia sui migranti, e pare che sia vicina a raggiungerlo, e soprattutto tratta con Erdogan e Putin con atteggiamento amichevole e molte intenzioni costruttive. Per tutti una neppure velata ostilità verso Donald Trump, con il rischio però di far passare per buone tutte le robacce sovraniste che sappiamo.
Consigliate a Elon Musk una solida Tipo Diesel magari station wagon se vuole più spazio. Parlatene a cena se vorrete dell'imbarazzo che si prova quando l'industriale visionario invece di avviarsi verso un successo sembra avvicinarsi sempre di più al tracollo. Ora è sotto osservazione sia per le avventate dichiarazioni sul ritiro della sua azienda, la Tesla, dal mercato azionario (grazie a chissà quali capitali, di cui non si vede traccia, per ristorare congruamente gli attuali azionisti) sia per problemi tecnici della Model 3 (quella che doveva essere l'auto della svolta). Per i progetti, ovviamente sempre citati dai grillini quando vogliono fare i visionari, di diffusione incalzante dell'auto elettrica sembra un brutto black-out. Intanto si scaldi il motore Diesel, dato per morto dai visionari nella loro versione menagramo (in ogni visionario c'è un po' di menagramo, no?). Intanto però Musk non si arrende, anche se lamenta stress e lavoro eccessivo, e forse ha ancora una carta da giocare nella partita della ricapitalizzazione.
Una litania di tweet della polizia di Roma Capitale segnala gli effetti del nubifragio di oggi unito alla gestione non encomiabile degli alberi capitolini. Eccone solo una brevissima rassegna.