Il futuro della autostrade italiane e Moody's che dà altro tempo al governo. Di cosa parlare a cena
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Come foglianti, anche via newsletter, siamo a piangere il nostro amico Vincino.
Mentre il ministro Savona giocava tra i cigni neri e, nel suo personale risiko finanziario, evocava aiuti da Mosca per la stabilità finanziaria italiana, erano i mercati, per conto loro, a ristabilire una situazione meno preoccupante. Nel mondo calano le tensioni sui dazi e le Borse subito ne prendono nota. Mentre un'Europa che festeggia la fine del programma di assistenza straordinaria per la Grecia non poteva rovinarsi il giorno della legittima soddisfazione con una scivolone magari proprio in Italia. E poi c'è Moody's che aspetta, ma la sua attesa ora viene letta come la concessione al governo italiano di un altro po' di tempo per sparare altre stupidaggini senza però poi prendere decisioni concrete. Insomma la dissimulazione astuta di un Giorgetti e forse perfino di Di Maio: tuonare contro i poteri forti, minacciare, e poi (Moody's stessa concede qualche settimana per questo giochino, come si diceva) annacquare tutto in una manovra più simbolica che reale. Che poi è ciò che Moody's ha detto del primo provvedimento economico intestato a questo governo, il decreto di Di Maio sul lavoro. L'agenzia di rating non si fa irretire dal pomposo proposito di ristabilimento della dignità ma guarda alla sostanza e vede zero effetti sulle assunzioni a tempo indeterminato e qualche modesta modifica sui rapporti di lavoro a termine, aggiungendo che nel complesso il provvedimento non funziona. Però, appunto, qualcosa cui l'economia italiana può ancora far fronte. E un copione simile potrebbe essere possibile in autunno: spreco di parole impegnative e poi robetta legislativa.
A Genova la indagini della procura stanno prendendo direzioni interessanti, ripulendo il terreno dalle rivelazioni che in questi giorni sono spuntate in continuazione. E vedrete che i punti di arrivo rovesceranno molte delle condanne mediatiche comminate in questi giorni. Intanto il presidente del Consiglio, dopo aver usato toni da Porta Portese in un'intervista oggi al Corriere della Sera in cui chiedeva a società autostrade di quadruplicare e se no quintuplicare l'impegno finanziario messo a disposizione del comune di Genova, ora dovrà invece prendere atto che 500 milioni non sono pochi e soprattutto sono proporzionati alle necessità locali. Anche perché la sensazione, tra scuse e corrette formalità, è che il tono inquisitorio e arrogante usato dalle autorità pubbliche per condannare senza processo stia cominciano a ritorcerglisi contro.
Principio di realtà sempre in agguato, anche per i sogni di Brexit.
Ancora qualche giorno d'estate e qualche tema di riflessione e di conversazione a cena.