Il De Magistris grilloleghista e l'inutile Cdm sulla Libia. Di cosa parlare stasera a cena
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Oggi c'è stato un fantastico consiglio dei ministri in cui sono stati affrontati anche se fuori dall'ordine del giorno alcuni temi di massima importanza, come la situazione in Libia e la manovra economica. Insomma cose da far tremare i polsi. Vista l'importanza dei temi non ha partecipato il prof.avv. e neppure il suo vice, ma bis-ministro, Luigi Di Maio, e quindi a presiedere (anticipando il futuro?) c'era Matteo Salvini. Appunto, la Libia. Errori a raffica e difficoltà oggettive, e forse la mancanza di polso di un fronte (parola ridicola viste le divisioni) europeo-americano davvero inadatto ad affrontare la questione. Nella foto Ansa il prof. avv. che però, appunto, oggi non c'era, mentre ciò che il consiglio dei ministri produceva in tema era una smentita e nient'altro.
Salvini intanto fa il vago e pensa che rispettare le regole sia stare sotto, di un soffio, al tetto del 3 per cento per il deficit. Ma purtroppo non ci siamo. Ciò che sfugge è che non sono le regole europee ad essere importanti, e sembra incredibile doverlo dire a Salvini, ma a contare è l'orientamento degli investitori. Ed è un punto acquisito che il mercato vuole vedere il debito italiano orientato al ribasso e di conseguenza servirebbe un deficit almeno inferiore al 2 per cento del Pil, ma auspicabilmente anche molto inferiore (l'accordo con Bruxelles infatti prevedeva lo 0,8 per cento).
Bruttino lo spread oggi, e non c'era neanche il classico colpo pomeridiano dagli Stati Uniti (oggi i loro trader se ne stavano in panciolle per il Labor Day).
Più si chiariscono, nella vicenda del ponte di Genova, i vari passaggi e più si definiscono i passaggi temporali tra controlli di routine, segnalazioni di rischio, autorizzazioni e agenda degli interventi, e più emergono le drammatiche carenze non dei privati (che hanno ovviamente i loro limiti) ma dello stato e delle sue articolazioni preposte alla sicurezza delle infrastrutture.
E' un tema leggero e serio allo stesso tempo, quindi perfetto per ogni cena e per qualsiasi assortimento di commensali. Allora c'è lui, il Dema, l'anticipatore, o la meteora, o colui che aveva previsto tutto. Perché Luigi De Magistris, notoriamente sindaco di Napoli, è stato grillino/populista prima del grillopopulismo ed è stato leghista in versione piccola patria partenopea prima del neo-leghismo salviniano e in contemporanea con il leghismo bossiano. E quindi, con una iniziativa sola, riesce a pescare nella fantasia grillesca con il taglio al debito del comune eseguito così, senza chiedere ai creditori e senza colpo ferire. E ad attingere ai sogni leghisti/sovranisti con il progetto di una moneta autonoma, tutta sua, da affiancare, e poi chissà sostituire, all'euro. Dema magari si arrabbierà, dicendo che per lui la Lega è un nemico e che sui migranti aveva addirittura offerto il porto di Napoli quando Salvini lasciava la Aquarius a girare a vuoto nel mediterraneo col suo carico di persone. Ma ciò che li unisce (e la moneta autonoma insegna) è più forte di ciò che li divide, o meglio, e meno forlanianamente, ciò che li unisce è precedente, è più antico, è qualcosa che passa sotto ai piedi dei migranti, è il filo anti-politico e demagogico che accomuna perfino due apparenti nemici. E il consenso ampio, intatto, del Dema, è la prova indiretta della sua capacità di anticipare i tempi, di essere stato grillo-leghista prima perfino dei padri fondatori. A proposito di moneta, ci provò già con il Napo, per dire che il Dema è sempre avanti, è sempre il nostro Ur-populista.
Non si sa se compreranno un po' del nostro debito (e Tria nega di essere andato a fare il piazzista di Btp), ma certamente continuano, i cinesi, a investire in Africa.
Dopo Masneri e Minuz di oggi che aggiungere sul post-matrimonio? M&M hanno chiarito tutto, i loro schemi di interpretazione continuano a valere anche per decrittare questi nuovi sviluppi.