La sede dell'Istat (Foto La Presse)

Il pil che non cresce più e i nuovi possibili direttori dei Tg. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La crescita si ferma. Per chi contestava all'opposizione e ai giornalisti di guardare solo alla finanza e ai mercati (spread e altro) ecco uno sdeng antigovernativo che arriva invece dall'economia reale. E andando a leggere bene l'analisi dell'Istat si vede anche che a fermarsi è stato quel poco di domanda interna che pure era ripartita (sia da parte delle famiglie sia da parte delle imprese). Allora per cena i temi possibili a partire da qui sono due. Il primo è l'attribuzione delle responsabilità, il secondo le implicazioni sulla politica economica. Le responsabilità, a guardare le cose con occhio puro, sono banalmente evidenti: il terzo trimestre dell'anno corrisponde al primo periodo nella storia mondiale in cui dispiega la sua azione il mitico governo del cambiamento, populista e sovranista, ed è quindi ragionevole immaginare che, tra propositi annunciati (quelle parole che secondo Mario Draghi fanno danni pure più degli atti) e qualche prima realizzazione (vedi il decreto che complica il lavoro a termine), è già arrivato il conto de cambiamento in politica economica. Un punto su cui il cartesiano presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, va senza esitazioni, anche se declinandolo al futuro, e spiegando che "se ci sarà crisi sarà colpa esclusivamente del governo". Buffo vedere come invece Matteo Salvini, dal Qatar, dia la colpa di un guaio cominciato in luglio 2018 a chi ha scritto la finanziaria del 2017, cioè al Pd. Fantastico invece il prof. avv. che, serafico as usual, dice che era tutto previsto (dal suo governo) e perciò si era messo mano a una manovra espansiva.

 

  

Le conseguenze per il futuro prossimo sono tutte nel rapporto tra questa frenata e le attese sulla crescita per il 2019. Sembra evidente, al di là della fiducia riposta dal prof. avv. nella capacità espansiva della manovra, che non si potrà realizzare quell'1,5 per cento di crescita messo alla base della tenuta dei conti pubblici. E il mercato ha subito, ma proprio 5 secondi dopo la pubblicazione del dato Istat, mandato il suo conto.

  

Mentre Claudio Cerasa si chiede, e chiede a Marco Fortis...

 

 

Poi ci sono le litigate interne ai 5 stelle sul voto al decreto Sicurezza, quello voluto fortemente da Salvini (che nel dubbio manda dal Qatar anche una sua foto ben armato).

 

 

Si diceva, i 5 stelle dissidenti. Normalmente sono storie tristi, di dissensi covati, nascosti, non espressi o comunque espressi male. Comunque qualcosa c'è e un po' di nervosismo sembrerebbe turbare i rapporti tra il capo politico Luigi Di Maio e i portavoce (sic) che si sono scocciati di portare la voce del capo.

 

Ma cosa può mettere in difficoltà la tenuta politica del Movimento più dei dissidenti? Solo una figura può farlo, quella del super ortodosso. E quindi di Danilo Toninelli, oggi capace di inventare la politica francese dicendo che Emmanuel Macron vuole fermare la Tav andando appunto incontro così anche al Toninelli-pensiero. La smentita arriva dal non ascoltato (è il malcapitato, detto con affetto e comprensione, che telefona, scrive, sollecita, ma non riceve risposte da questo governo) commissario di governo per la Torino-Lione, l'eroico Paolo Foietta, che ha palesemente ragione e deve però scontrarsi col ministro. Curiosità: la considerazione di Toninelli è contenuta nel prossimo libro di Bruno Vespa. E ricordiamo che il duo aveva già creato imbarazzi alle prese col plastico del ponte sul Polcevera.

 

Volo cancellato per il primo tentativo di partenza della Di Maio Airlines, mentre Lufthansa si sfila dal pasticcio statalista, il coriaceo Guzzetti blocca gli entusiasmi sul ruolo di Cassa depositi e prestiti come finanziatore ombra dell'operazione (Dio salvi le Fondazioni).

  

 

Potete parlare anche della famiglia Renzi e arriverete a tanti nodi ancora non risolti nella nostra vita pubblica. La vicenda finisce bene dal punto di vista giudiziario (dopo molte fatiche e traversie) ma politicamente lascia una terribile sensazione di impotenza di fronte all'insulto, alla gogna, all'attacco mediatico.

 

  

Nelle cene un po' politicizzate o comunque tra appassionati del potere si parla solo di Rai e nuovi direttori. Perché finalmente c'è l'accordo spartitorio che vedrà una serie di cambi alla guida di Tg, Gr e ma non delle Reti, la cui assegnazione sarebbe bloccata per un'impuntatura sul nome dell'autore di riferimento di Elisa Isoardi, fortemente spinto verso Rai2. Se Gennaro Sangiuliano al Tg2 era previsto ha destato qualche sorpresa, non colmata inizialmente da vane ricerche su Google e Wikipedia, il nuovo direttore nientemeno che del Tg1, Giuseppe Carboni (trovata, con fatica, la foto, qualcuno ha anche detto che assomiglia all'estensore di queste newsletter). Di lui si sa solo che nell'ultimo anno era mandato dal servizio politico a coprire le iniziative a 5 stelle. Insomma un Emilio Carelli della Rai e perciò premiato con la posizione di maggiore rilievo. E a questo punto non si sta nella pelle per vedere come sarà il Tg1 grillizzato. Mentre anche il Tg3 diventa terreno di caccia per la maggioranza e perde la sua connotazione venendo affidato alla neo stellata Giuseppina Paterniti.

  

 

Attenzione perché il maltempo tornerà a breve. La stessa sindaca Virginia Raggi, senza fare le battutone sui gommoni che riservava a Ignazio Marino, mette le mani avanti e dice ai romani che pioverà tanto tantissimo intorno a giovedì. La serie di trombe d'aria e violente bufere di vento lasciano purtroppo molte vittime in Italia.