L'attesa per i gilet gialli e i litigi nel governo. Di cosa parlare stasera a cena
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati da Giuseppe De Filippi
Al Censis tocca, per mestiere, guardarci, vedere cosa ci interessa e cosa ci fa arrabbiare, cosa ci mette in agitazione, cosa ci spaventa, in cosa speriamo. La descrizione dell'Italia e degli italiani è realistica, anche se sembra tratta più da ciò ci vede e si sente in Tv, sui giornali, sui social. Insomma, forse è una rappresentazione della rappresentazione, e questa è la nostra unica speranza. La rabbia è un sentimento contagioso, si condivide come i gattini sul web. Salvini stesso ci ha mostrato che rabbia e gattini convivono nello stesso racconto di una giornata. La rabbia per il pubblico, i gattini per un privato chiuso, non dialogante, una smielatura che diventa uno schermo protettivo di sé stessi o del proprio gruppetto. Di quell'individualismo asociale che sembra la caratteristica della nostra società e che il Censis ha battezzato sovranismo psichico, andando quindi oltre alla nostra definizione anodina e antiquata, per collegarsi all'attualità sovranista. Roba da cui non si viene fuori facilmente, perché le chiusure individuali sono ancora peggio di quelle nazionali e nazionaliste. Per il Censis molto si spiega con la caduta dopo l'illusione della crescita e addirittura dei miracoli italiani. Sarà, ma questa è una delle parti più controverse dell'analisi sociologica annuale. Ai miracoli economici annunciati in campagna elettorale non crede veramente nessuno e nessuno quindi potrebbe dirsi deluso. Alcune forze politiche, però, che hanno proposto non miracoli ma stabilità economica e gradualismo nelle riforme, non sono state premiate. Chissà, però, forse il loro momento tornerà, perché la sociologia fotografa e perciò è sempre un po' in ritardo: magari il sovrano autoritario invocato è già stato destituito.
Ecco l'incattivimento realizzato.
Ma poi perché siamo tanto incazzati? Forse le attese eccessive, e quindi poi deluse, di cui parla il Censis sono la chiave. Perché per il resto le cose vanno abbastanza bene.
E a proposito di gente arrabbiata e di rabbia alimentata dal web , creata e poi utilizzata per creare altra rabbia, ecco uno studio sulla diffusione di tweet riguardanti i gilet gialli. Vedrete che partono da pochissimi emittenti e raggiungono una moltitudine (che è il principio base per caratterizzare la propaganda).
Comunque per domani, scontando un po' di propaganda, a Parigi e anche in altre zone della Francia e del Belgio, è attesa un po' di guerriglia urbana. Macron parlerà all'inizio della prossima settimana, e qui ci si augura che non faccia altri cedimenti. E allora tentiamo un super salto verso l'ottimismo: questo confronto duro e rabbioso era ciò che mancava per fare di Macron e del suo progetto politico un vero presidente e un vero progetto politico. O per non farne un presidente e un progetto. Per capirsi: finora al macronismo era andato tutto liscio, era bastato mettersi en marche e tutto è arrivato quasi da sé. La vittoria elettorale conseguita senza un vero rivale, per inerzia, la prospettiva europea data per scontata, per acquisita ideologicamente, ma mai sottoposta a una vera temperie. Adesso si tratta, per Macron, di uscirne vincente o perdente, ma una prova, prima o poi, sarebbe arrivata.
Sofri sul potere stupido che si incarta su sé stesso.
A proposito di nuovo, ecco un tentativo, goffo, di propaganda finito male, con una valanga di reazioni negative (incoraggiante). In sostanza la comunicazione a 5stelle, per aggiustare i conti sugli investimenti storici per l'università messi a confronto con quelli di oggi, ha aggiustato le date, spostando la durata di un governo Prodi. Ma se ne sono accorti in tanti.
Ah scusate, non sono fissato, ma questa storia è proprio brutta. Ah, dicosaparlare lancia una raccolta fondi per pagare un super avvocato che riesca a far vincere la causa a questo parlamentare contro la Casaleggio per contestare l'obbligo incostituzionale di pagare una penale per il cambio di gruppo parlamentare. Però è anche sempre bene ricordare le radici della cultura politica grillina e quindi i comportamenti che il deputato Dall'Osso teneva in aula.
In tutto questo c'è e non c'è la manovra. Mentre sarete a cena, o a vedere Juventus Inter, o alla Scala, o a casa a vedere l'Attila o altro, in parlamento staranno votando la fiducia alla manovra cangiante. Questa sì che è fiducia, verrebbe da dire: votano e poi la cambiano. Comunque ci sarebbe un progetto per mandare proprio all'ultimo momento, mercoledì prossimo, la nuova versione della manovra a Bruxelles. Intanto si litiga un po' su tutto, mentre si preparano due diverse manifestazione delle due forze al governo per domani. La Lega come è noto sarà a Roma a ribadire (ormai si manifesta per ribadire) il suo sostegno a Salvini. I 5stelle a Torino per ribadire il loro sostegno ai NoTav. Mentre Salvini resta sì Tav e i 5stelle non hanno ancora detto bene bene come voteranno sull'accordo globale per le migrazioni. Divisioni, più spicciole anche sugli emendamenti alla manovra, dalla super punizione per le pensioni maggiori, alla persistente volontà di tassare chi compra auto nuove non elettriche o ibride.
Di solito alla Scala contano gli applausi al direttore, ai cantanti, all'orchestra, perfino ai registi. Oggi fa notizia l'applauso extralarge al presidente Mattarella.
Poi c'è il Cav del sì, con un programma tutto sviluppista (e un'aggiunta quirinalizia non usuale).
Questa è esattamente la mentalità di chi vuole la tassa sulle auto nuove, ed è la ragione per cui di Maio, per quanto voglia fare il pragmatico, non ha la possibilità di far evolvere i 5stelle fino a diventare una forza di governo.
Cina e USA non frenano lo scontro su Huawei e si inserisce anche Putin.
L'addio a Gigi Radice, parlatene, tra bei ricordi calcistici.