La malinconia della manovra gialloverde e la banalità del populismo
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati da Giuseppe De Filippi
Come questione politica di cui parlare a cena siamo sempre lì, che vuol combinare Salvini. Con una battuta, ma fondata, si potrebbe dire che sarà un leader vero solo quando avrà un partitino sovranista e convintamente No euro a fargli concorrenza e dal quale dovrà distinguersi. Restano le trucidezze sull'immigrazione, certo, ma possono venire ammorbidite grazie al calo di percezione del rischio (anche perché il suo ruolo di ministro dell'Interno gli impone di non cavalcare più di tanto la paura e soprattutto di non eccitarla). Comunque il tema è questo e il Foglio è avanti agli altri nell'analizzarlo.
Oggi su Dicosaparlare, c'è un malinconico pupazzetto di @nomfup che coglie bene, con l'espressione da Pierrot venduto al semaforo, non il presente ma il futuro di Luigi Di Maio.
Intanto, anche lì con una punta di malinconia, si distende il clima tra delegazione italiana e controparti europee sulla manovra. Ci si avvia verso una specie di rinvio, con sospensione del giudizio almeno a primavera. La prima trimestrale e soprattutto le norme attuative del reddito di cittadinanza e degli anticipi di età per la pensione saranno noti e giudicabili. Il tutto si riflette perfettamente nell'andamento dello spread, che resta alto ma perfettamente allineato a questo clima di attesa, quindi sotto ai massimi toccati negli scorsi giorni. Il prof. avv. si comporta come se fosse tutto normale e chiede maggiore flessibilità finanziaria a causa di temi che sarebbero, appunto, normali, come le opere per contrastare il dissesto idrogeologico (a proposito, chissà se ricorda però di aver appena votato un condono in un'isola fortemente sismica e colpita da abusivismo endemico) e per spese necessarie a migliorare le vergognose condizioni dell'amministrazione giudiziaria. Cose ragionevoli, appunto, ma la vigilanza europea resta alta sulle cose meno ragionevoli, principalmente l'aumento della spesa pensionistica.
La banalità del populismo, quale può essere il simbolo della protesta priva di sostanza? Ce l'avevamo in macchina e, con ogni probabilità, tra poco tornerà al suo posto. Il Monde tenta una interessante analisi del gilet che ha scosso la Francia. Ma intanto domani si preparano a manifestare di nuovo, ma se ne prevedono molti meno. E una loro riunione è finita in rissa, tra esclusi e inclusi.
L'iniziativa sulle mense scolastiche della ministra Grillo. Gli esiti sono preoccupanti e impongono di attivarsi al governo sempre fautore dell'efficienza maggiore delle organizzazioni pubbliche. Magari con qualche idea innovativa che faccia funzionare meglio la catena di delega e controllo.
Theresa May, prossima a litigare in patria, intanto litiga abroad con gli altri 27 dell'Unione cui non vuole più unirsi. Pare che i toni non siano stati gentili.
Il mesto declino della General Electric, già regina del listino americano.
Intanto comincia a fare antipatia anche un po' Melania Trump.
Con grande dolore per i golfisti è il tennis a espandersi, anche lì dove sono stati inventati entrambi (ma probabilmente il tennis è più inglese mentre il golf è più scozzese). In ogni caso è la Wimbledon tennistica, famosa universalmente per organizzare il torneo Open, ad acquistare l'adiacente Wimbledon golfistica (che però nell'organizzazione sportiva non è smagliante). I soci del golf hanno ceduto all'offerta monetaria, intascano e vanno a giocare altrove, mentre i prati di loro proprietà si trasformeranno in campi da tennis e in zone per accoglienza degli spettatori. Vabbè, è una giusta logica di distretto dopotutto. E se ci fosse un club di tennis accanto allo storico, si direbbe regnante, club golfistico di St.Andrews, in Scozia, confidiamo nel fatto che sarebbero i tennisti a vendere, in quel caso, e i golfisti a comprare.