La recessione del cambiamento e i nervi di Tria. Di cosa parlare stasera a cena
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
La classifica con la carinissime bandierine sta girando sul web a certificazione dell'ultimo posto italiano, del rovescio di #primagliitaliani, ha un sapore diverso se presa da un tweet del nostro caro Moscovici.
Che se la ride, immaginiamo, e lo fa da commissario pronto a valutare lo stato di avanzamento della nostra manovra economica e del nostro bilancio 2019. Lo spread si è subito riacceso e il legame con l'evidente maggiore esposizione al rischio Italia balza agli occhi.
E la Borsa si innervosisce per varie cose, ma soprattutto per Fca. I risultati e i programmi presentati oggi da Manley non sono così terribili, ma forse il mercato si aspettava qualcosa di più netto, in un verso o nell'altro. Quindi o la gloria oppure un declino accelerato che avrebbe portato Torino/Seattle nelle braccia di qualcun altro. Va anche detto che il 2019 era in partenza un anno difficile, in cui Fca non mette sul mercato nuovi modelli e questo pesa sui risultati stimati, ma ragionando più freddamente si può guardare il 2020 per l'arrivo di diverse novità interessanti (sulle quali Manley ha provato a spostare l'attenzione).
Effettivamente...
Insomma ce n'è abbastanza per perdere la pazienza, ma dispiace vedere due amici (prima di essere separati dalla nuova faglia gialloverde della politica italiana) come Brunetta e Tria a battibeccare, con una punta di inaspettata arroganza nel di solito gentilissimo ministro dell'economia.
Non va bene, insomma. La recessione fa saltare tutti i piani, scompagina le strategie del consenso comprato, dello scambio elettorale. E il conto arriverà, anche nelle urne. Importante ora che le responsabilità siano tenute ben distinte, a ciascuno le sue. mentre la propaganda di governo tenterà di trovare bersagli polemici negli ambiti più disparati: dalle regioni che verranno accusate di boicottare il nuovo welfare, alle aziende, dalle banche all'Europa, dai mercati ai sindacati. La risposta confindustriale al governo del 2019 bellissimo resta dialogante, almeno nella forma, ma l'ascolto manca.
Intanto le gite francesi dei due cospiratori già abolitori della povertà a caccia di gilet producono il loro triste effetto di isolamento per l'Italia. Il richiamo dell'ambasciatore francese a Roma è una dimostrazione di distacco come mai era successo in 70 anni, ricordatelo a cena. Ma soprattutto fate notare che non sono questioni correnti, come la gestione dei migranti o dei lavoratori frontalieri ai confini, a dividere, ma è l'intrusione politica a sostegno di movimenti eversivi il problema, Per questo non serve il Salvini che prova a fare il dialogante su temi, appunto, correnti. E non serve l'invito del nostro ministro dell'Interno al presidente francese, in cui, fuori da ogni regola diplomatica, gli propone un incontro (offendendo in un colpo solo il presidente francese, quello italiano e tutto sommato anche il prof avv).
Una discussione compressa, nessun coinvolgimento della società, dell'opinione pubblica, solo qualche vignetta propagandistica sul taglio dei parlamentari fatta circolare nel mondo grillino. Un modo squallido per affrontare il tema dei temi, ovvero le riforme istituzionali. Eppure al Senato passa tutto, senza dare nell'occhio appunto. Mentre le mille questioni, molte di caratteri costituzionale e di immediata comprensione, sono state accantonate, saltate, snobbate. Ma prima o poi arriveranno anche le proteste forti, quelle che non si possono snobbare.
Tutti litigano ma si prova ad aprire una nuova, estrema, sessione di dialoghi sulla Brexit. Comunque è durissima.