L'attesa per il voto M5s su Salvini e i sondaggi in vista delle Europee
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Forse più che da cena è argomento da dopo cena, perché il voto sulla piattaforma tecnologica (non ti dico) Rousseau dovrebbe continuare ancora a serata avviata e sull'orario di diffusione dei risultati non giureremmo. Si parla ovviamente del famoso voto che distorce il noto precetto in "il tuo parlare sia no per sì e sì per no". Come notava Massimo Bordin, però, gli italiani un po' ci si erano abituati in anni ormai lontani, quando, per il meccanismo dei referendum abrogativi, chi voleva la legge sul divorzio doveva votare "no" e chi voleva abolirla doveva votare "sì". Eterogenesi per eterogenesi proviamo anche con l'autocitazione.
Ma insomma stasera si decide (che poi chi lo dice che non sia reversibile) come far votare in una commissione in cui i parlamentari sono costituiti per legge come una giurisdizione specifica, e quindi tutto dovrebbero fare fuorché sondare un qualunque corpo esterno alla commissione per ricevere indicazioni di voto. E' come se una giuria confessasse di ricevere influenze esterne. E, in più, di riceverle in nome della tattica politica. Tenetevi pronti con questi argomenti se qualcuno a tavola osservasse che si tratta di una prova di democrazia. Ecco, non ci siamo proprio, e la democrazia non c'entra un bel nulla, mentre molto c'entra la distruzione dell'autonomia, obbligatoria e non solo desiderabile, di un organismo riunito per stabilire sull'immunità di un ministro rispetto alla legge. Ma sono i dubbi sul funzionamento di Rousseau a tenere banco, per i continui blocchi e malfunzionamenti, che fanno anche ulteriormente vacillare l'immagine tecnocratica del mondo casaleggiano.
Dovesse avere un'idea in testa, un parere, un giudizio... non sia mai (e comunque fa ridere che la linea del Fatto, con i tentativi da parte di Travaglio di influenza il peraltro esanime dibattito a 5 stelle, venga imposta alla povera sindaca e che poi sia lei stessa a cercare di liberarsene). Però va dato atto alla sindaca di non essere l'unica con le idee non proprio ben salde, perché perfino Grillo, dopo aver stupito il mondo con le critiche alle domande di Rousseau, ora dice che in realtà non voleva essere così critico.
Giorgetti che comincia a parlicchiare di manovra bis, cioè a non escludere.
Intanto non c'è più il presidente dell'Inps e tantomeno c'è quello nuovo. Non è possibile in alcun modo mandare avanti riforme molto ambiziose, come quelle licenziate dal governo, senza una guida per l'Inps. Ci sarebbe un accordo su un commissario di transizione, ma intanto il candidato più competente, Mauro Nori, è preso di mira dal presidente uscito, non più uscente, Tito Boeri, con una serie di specifiche accuse alle quali però arrivano anche altrettante contestazioni da parte di Nori. Il tutto produce uno scambio pubblico di attacchi, certamente non favorevole alla distensione del clima attorno alla nuova gestione dell'Inps.
Tutto tempo perso, urla sprecate, insulti consumati a vuoto, voti, autorizzazioni a procedere, Rousseau, gilet, Dibba, blitz, tutto per nulla. Resta solo il piano B bis, quello di Borghi, che di fronte alla sconfitta dei sovran-nazionalisti-demodirettisti vorrebbe che, per presa d'atto, si uscisse proprio dall'Unione europea (il che sarebbe piuttosto divertente in un paese che avrebbe appena votato per il parlamento europeo, e quindi si preparerebbe a lasciare i suoi parlamentari in ostaggio...). Insomma. guardatevi i sondaggi sul prossimo probabile Parlamento europeo e capirete perché qui a Dicosaparlare la si vede in questo modo. Perché c'è anche chi invece vede i dati dei sondaggi come l'attestazione di un'incipiente ondata nazionalista, ma forse l'equivoco è di tipo statistico. Certo, i nazionalisti e i nemici della democrazia rappresentativa aumentano i voti, perfino li raddoppiano forse, ma il punto di partenza era così basso da non scalfire la possibilità di una maggioranza di europeisti e sostenitori delle tradizionali garanzie democratiche con metodo rappresentativo. Mentre potrete stupire i vicini di cena spiegando che, malgrado ciò che racconta il Tg2, Macron è in risalita e soprattutto sta funzionando proprio il suo piano di diffusione del dibattito sulla politica nazionale in tante sedi e tramite incontri diretti con elettori e cittadini. Quello che è stato chiamato il grande dibattito, un'operazione raccontata benissimo sul Foglio di oggi.
Interessante che, nello stallo generale (aumentato dall'attesa per il voto della commissione), le cose tentino di andare avanti da sole, o che almeno si renda visibile l'incapacità decisionale. Certamente succede con la Tav, perché la scadenza delle assegnazioni dei contratti impone di dare un segno di vita. Toninelli ovviamente fa finta di niente, ma ad altri livelli di responsabilità si intende andare avanti, mettendo il governo in grave imbarazzo. Mentre dal presidente del Piemonte Chiamparino arrivano altri e rilevanti dati sulle necessità finanziarie dell'operazione.
Intanto l'Istat scopre che ci sondiamo da soli, tutti i giorni, e più volte al giorno. E quindi si mette a dare un'occhiata a Twitter per percepire lo spirito del tempo. Pare che butti maluccio, quanto a mood. Comunque l'iniziativa è lodevole se non altro perché toglie questo tipo di dati all'uso quasi esclusivo dei mestatori della comunicazione e li rende finalmente noiosi, statistici, ufficiali
Cose che succedono, quando si può votare con i piedi.