Di cosa parlare stasera a cena
La Sardegna abbandona il M5s, la Francia i gilet gialli
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Parlate di Movimento 5 stelle, siccome in futuro, prossimo, non ne potrete parlare molto, se non come divertente ricordo, come si parla di qualcosa fatto in gioventù e che certamente non vorremmo ripetere. La Sardegna è terra veritiera. In passato era stata all'avanguardia nel dare spazio al grillismo, prefigurato, in un certo senso, sia dalla tradizionale diffidenza locale per il potere politico, sia dalla fiducia (che produsse Italia Online e poi Tiscali) nelle tecnologie internettiane come strumento di liberazione dei popoli. Forse tra i primi centri ad affidarsi a sindaci 5 stelle ci sono state le sarde Assemini, Porto Torres, Carbonia. Ma colpisce la sparizione dei voti grillini, in queste regionali, proprio negli ultimi due centri citati, mentre per Assemini ancora si attendono i risultati. Insomma, da sindaci vittoriosi a liste regionali vicine al 10 per cento il salto verso il basso è drammatico ed è reso ancora più significativo perché confronta un voto amministrativo con un voto regionale, quindi situazioni molto paragonabili. Con le politiche del 4 marzo, poi, il confronto sarebbe impietoso. E allora, quella Sardegna che li aveva cullati ora li respinge. E forse c'era da passare all'incasso del reddito di cittadinanza, chissà. Ormai quello è arrivato, è legge, seppur zoppicante nelle attuazioni pratiche. e quindi l'elettorato che più bada al sodo ora può volgersi ad altre promesse, tipicamente quelle salviniane. Comunque è in tilt tutta la comunicazione dei 5 stelle, dopo che è crollata anche la linea difensiva estrema posta da Rocco Casalino, con la velina, basata sugli exit poll, che indicava i 5 stelle comunque come primo partito. Col passare delle ore i lenti ritmi dello spoglio isolano hanno fatto crollare quella linea, quella riedizione della "sostanziale tenuta", tipica del post-voto nella prima repubblica. E questo post sul blog ufficiale dà proprio l'idea della difesa di posizioni indifendibili.
Comunque risparmiatevi tutte le analisi che cercano di spiegare il flop dei 5 stelle con motivazioni iper 5 stelle, come se, appunto, il problema sia quello di non essere fedeli alla linea. Ma no, la linea, peraltro evanescente, è stata rispettata. E' proprio il progetto che è destinato a mostrare rapidamente i suoi limiti e le sue tendenze autodistruttive. Buffa l'idea di risolvere queste tensioni con, nientemeno, l'accostamento in futuro di liste civiche ai candidati grillini.
Ma Salvini poi? Ha stravinto? Non si direbbe in base ai voti di lista. Alla fine la Lega sta poco sopra a Forza Italia. E insomma, per il partito che va visto, per non farsi travisare da aumenti apparenti (alle scorse regionali non c'era, quindi sembrerebbe un trionfo, ma le cose non sono così lineari), come il vincitore del congresso del centrodestra, non ci siamo proprio. E per infierire si potrebbe ricordare come Salvini abbia battuto la Sardegna in tutte le sue contrade, sposando qualunque causa ed esibendosi nel suo tradizionale repertorio anti-immigrati
Massimo Zedda ha fatto corsa a sé, dando buona prova elettorale, ma senza riuscire a sfondare fuori dal recinto del suo consenso personale. E quindi subendo anche qualche contraccolpo da due mandati come sindaco di Cagliari. La città è amministrata molto bene, il colpo d'occhio è notevole (specialmente se si è abituati a Roma), ma il potere locale è certamente logorante e qualche sacca di scontento si trova sempre. In ogni caso per lui si apre un futuro come punto di riferimento di una sinistra sarda ampia.
Luigi Di Maio, parlandone al presente, dice che per il governo non cambia niente. Una cosa penosa e che dovrebbe raggelare gli altri governanti, prossimi ad essere trascinati nel gorgo del fallimento grillino/dimaiano. Insomma, il governo entra in una spirale di consenso calante (per i grillini), di polarizzazione (per la forza crescente invece della Lega), di difficoltà contingenti per gestire i conti pubblici, di irrigidimento del mercato del lavoro e di rallentamento dell'attività produttiva. Una situazione insostenibile e la linea ufficiale del prof avv ci conforta in questa analisi.
E allora, forse, l'unica cosa da fare è tentare di rinnovale la linea politica del governo. Ecco un tentativo, anche se opportunamente nascosto.
Anche i gilet scocciano e anche i francesi, a un certo punto, si ribellano alla ribellione. Resteranno solo gli apologeti del già mitico Tg2?
Nel mondo, poi, pure la globalizzazione, quella cui si oppongono, bla bla bla, i gilet gialli e tutti i ceti impoveriti, bla bla bla, e i forgotten men, bla bla bla, la globalizzazione, dicevamo, va avanti. Dovrebbe arretrare, dicono, ma invece due protagonisti, di un certo peso, come Trump e Xi, la lasciano procedere senza troppi intoppi, ricorrendo alla millenaria arte del rinvio.