La vigilia del reddito di cittadinanza e l'attesa per la Tav
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Uno alla volta, per carità. L'assalto agli sportelli postali e a quelli dei Caf è il tema di domani e quindi anche di stasera. Se ne verrà fuori, certo, ma domani trionferanno il colore e i racconti a tinte cariche sulla corsa al cosiddetto reddito di cittadinanza. Già siamo bersagliati da racconti più o meno attendibili su varie manovrine e astuzie personali, e solo il fatto che questa produzione di aneddoti abbia preso a girare non butta bene. Domani si parte con un esperimento di trasformazione del welfare di cui si vedono i pericoli, tendenti a essere purtroppo di lunga durata, e poco i vantaggi, legati alla copertura di problemi sociali per i quali già era cominciata, e da tempo, una graduale, ma corretta, politica di contrasto. Con il sussidio generalizzato si fa confusione, si esce dal rapporto col mondo del lavoro, si catturano migliaia di persone nella trappola della povertà.
Ma, attenzione, si scopre che il navigator medio forse non dovrà faticare troppo perché, come attesta l'Istat, solo un terzo dei beneficiari del sussidio dovrà attivarsi per cercare lavoro. Per gli altri due terzi le condizioni saranno diverse, e, tra esenzioni per condizioni familiari o di salute e altre specifiche esimenti, non dovranno seguire tutte le procedure di avviamento alla ricerca di un impiego. Se i navigator faticheranno di meno, è invece il lato della "magia Tridico" a soffrire ulteriormente, perché ci saranno meno attivazioni verso il lavoro, e perciò anche il discutibile modello econometrico proposto dal neo presidente Inps avrà minore efficacia.
Che poi i navigator sono in acque tempestose. Di Maio prova a ridurli di numero, scendendo a 4.500 da 6.000, per tenere buone le regioni, cui però non va bene neanche così. Insomma, si va verso un sussidio indiscriminato, dato alla rinfusa, staccato perfino da quella parvenza di logica lavoristica che era stata indicata all'inizio.
Poi c'è la questione della Torino-Lione e del governo a essa appeso. Salvini mentre proroga si atteggia a duro: entro domani dovremo avere un sì o un no. Intanto la Francia blasta le stupidaggini che circolano nella stampa anti Tav, dove si leggeva che tanto erano i francesi a voler bloccare e a non aver messo un euro. Tutto rapidamente smentito da Oltralpe, e in ogni caso sfugge, agli anti-Tav, che non è la Francia a voler passare a sud delle Alpi, ma l'Italia, per la Francia il corridoio europeo potrebbe benissimo stare a nord della nostra montagne e quindi dei nostri porti e della nostra rete interna di trasporti. Ripetetelo a tavola: è l'Italia ad essere interessata a far passare il corridoio detto Mediterraneo sul territorio italiano. Ecco il disegnino.
Sul tema il prof. avv. si dà al pulp (e poi perché non parla all'interno della comoda sala stampa di palazzo Chigi il presidente del consiglio? perché scende in piazza, in modo scomodo per tutti?).
L'appello di Macron agli europei liberi e forti, e perché va preso sul serio.
Il Wall Street Journal sul Venezuela e le condizioni della popolazione.
E poi a cena al Pigneto (si scherza ma guardate che invece l'idea può funzionare).
Per appassionati di ricchezza, aspiranti amici e altre categorie.
Terreno sempre scivolosissimo, come dici sbagli.
Se vi diverte, in periodo di nazionalismi e lotte per la cultura nazionale (qualunque cosa sia), ecco un caso messicano di sovranismo a fumetti. Ma è degli anni Settanta.