Di cosa parlare stasera a cena
Il lavoro del cambiamento e il "Vota Garibaldi" cancellato alla Garbatella
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
L'onda anti-politica, del cambiamento tanto per cambiare, del popolo sovrano di sé stesso e quindi di niente, è partita da lì, dalla Brexit, lo sappiamo e questo divincolarsi e boccheggiare non sapendo che farsene ora dei propositi di uscita dallUE o meglio non sapendo come realizzarli, sono la migliora cronaca, comodamente in diretta, dei recenti fatti politici. David Allegranti oggi si è divertito a ripescare da Twitter le frasi celebranti pro-Brexit dei populisti italiani, l'effetto, una dopo l'altra, è inebriante. "Vogliamo ricordarlo così" è l'intenzione ironica dichiarata che precede ciascun vecchio tweet da brexiteer di complemento, andate e leggeteli e vi divertirete molto oltre a predisporvi un armamentario di argomenti puntuti per cena.
Oggi comunque si votava a Westminster, ma, diversamente da ieri, giornata dedicata al voto sull'accordo (bocciato), oggi si vota e si boccerà il "non accordo", cioè l'uscita senza un cammino ordinato concordato con l'Unione europea. Bocciati sia l'accordo sia il non-accordo si passerà ai "ben altro", ma il guaio è che c'è un benaltrismo applicabile all'accordo e un altro al non-accordo. E non se ne verrà fuori, tranne ricorrere, per l'intanto, alla solita santa proroga. Ah, però da Bruxelles dicono che proroghe è dura darle, anche perché dovrebbero essere concordate tra tutti i restanti paesi. Nel dubbio il governo di Londra, dismessa la faccia feroce, si dice pronto a bloccare i dazi verso le merci europee per un anno, confidando che l'Europa faccia lo stesso per le merci britanniche. Si cerca insomma una prosecuzione del mercato unico con altri mezzi, si direbbe, viste le recenti esperienze di neo-lingua da queste parti, un trucco simile a quelli del governo italiano alle prese con dossier scomodo, dall'obbligo flessibile per i vaccini alla nota lettera sul tunnel Torino-Lione.
Colpi di scena possibili dalle trattative tra brexiteer (veri) e leghisti.
Onore delle armi, però, a Theresa May, che, pure nel momento più difficile, conserva i tratti di stile di un'antica democrazia.
Qui invece non si tratta di gestire, pur senza sapere dove andare, l'impossibile uscita dall'Unione europea, ma si tratta, per la maggioranza fondata (ironia) da Di Maio e Salvini, di gestire l'arrivo alle elezioni europee nel modo più indolore possibile. Questa mossa alla Achille Lauro (non il rapper) svelata da Tommaso Nannicini rasenta il grottesco. Ma rivela anche una certa irresponsabile e pericolosa (per loro) baldanza dell'attuale governo, perché i pensionati, come categoria, sulle loro spettanze sono mediamente più informati dei politici, e non tarderanno ad accorgersi dell'inghippo.
Poi c'è l'andamento dell'economia. Oggi qualche dato sul lavoro si è prestato a letture interessanti e ad alcune piccole manipolazionii, perché, riguardando i risultati del mercato del lavoro l'intero 2018, si può facilmente vedere gli effetti del governo del cambiamento. E' sufficiente, infatti, concentrarsi sul quarto trimestre del 2018 e, sia pure senza un pieno valore come indicazione statistica, si avrà la rappresentazione di un cambio improvviso delle condizioni del mercato del lavoro.
Vicenda (infinta) di Alitalia. Battisti, amministratore delegato di Fs e socio della compagnia aerea ora in gestione commissariale, vuole stringere, ci dice l'Ansa, ma non si capisce cosa voglia stringere. Intanto si capisce che la scadenza del 30 marzo, quella indicata da Di Maio per definire il nuovo assetto di Alitalia, ce la possiamo scordare.
Fioccano le perplessità sullo zelo filo-cinese del governo, In generale, se vi dovesse capitare diparlarne, tenete ben presente una differenza fondamentale. Allora, è chiaro che tutti vogliono fare affare nel ricco mercato cinese e promuovere maggiore interscambio, attirare compratori e inviare lì proprie merci, e attirare anche capitali, investitori. Questo è legittimo e, anche se l'Europa dovrebbe, con una voce unica e comunitaria, coordinare e anche proprio dirigere le politiche commerciali extra-Ue, si può accettare che i singoli stati facciano, nel quadro definito dell'Europa, specifiche politiche di promozione dei loro produttori. Ciò che si appresta a fare l'Italia è diverso. E' l'attribuzione del controllo su infrastrutture e logistica nazionali, scelta che, inevitabilmente, pone in un ruolo subalterno. Curioso, ma è stato già detto, che promani da dichiarati sovranisti. e, ancora più curioso, che sia sostenuta, quella scelta, dai nemici dell'infrastrutturazione, dagli estremisti del dubbio ferroviario. Con il consueto sprezzo della vuotezza il Corriere della Sera sul tema ha intervistato il prof. avv., mentre tanti altri esponenti politici prendevano posizione sul tema.
Ecco, a proposito della bulimia ferroviaria del progetto, fantastica per gli appassionati, difficile da buttar giù, si penserebbe, per i no-tutto (che, per dire, si oppongono anche alla realizzazione di un modesto passante che eviti l'imbottigliamento dei treni nella stazione di Firenze).
Opposizioni e altri dubbiosi sulle scelte italiane.
Altri temi? tutti parlano di Leonardo per la ricorrenza che lo riguarda. Rileggiamo un po' di Foglio.
Una squadra del Campidoglio, non squadraccia eh, per sbaglio, tra quelle poche (ironia) cosette che ci sarebbero da ripulire a Roma, cosa ti va a cancellare? Ma proprio la scritta elettorale nel quartiere della Garbatella che diceva "Vota Garibaldi", cioè metti la X sul simbolo del fronte popolare che univa comunisti e socialisti nelle elezioni del '48. Ora, praticamente tutti oggi riconoscono che fu un bene, all'epoca, la vittoria dei democristiani, ma proprio perché simbolo di una sfida dalla parte di chi la perse, quella scritta andava tutelata e non cancellata per sbaglio. Tanto per far ricordare che, anche tra rischi, odio reciproco, influenze internazionali, in Italia si votava e con passione, alla faccia della democrazia trasferita dentro alla piattaforma Rousseau.
Troppo facile rubare opere di grande valore e di enorme interesse storico nelle chiese italiane. L'ultimo caso in provincia di La Spezia.