Le polemiche sul Salva Roma e i 4 quesiti del M5s su Siri
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Ancora una cena movimentata dalle notizie che arrivano (o che non arrivano) da Palazzo Chigi. Servirà una bella scrematura, stavolta più del solito, perché i propagandisti di entrambi i partiti si metteranno al lavoro subito dopo l'atteso Consiglio dei ministri di stasera che però, al momento, all'ordine del giorno non prevede il decreto crescita che include anche il contestatissimo "salva Roma". Il bilancio della capitale è importante per i 5 stelle, costretti travagliescamente ad agganciare per sempre il loro futuro a quello di Virginia Raggi, e per la Lega, comunque vincolata al lascito storico di un elettorato nordico infastidito da quello che sembra, erroneamente, un favore alla detestata capitale. L'opposizione fa fatica perché il provvedimento sembra giusto ma viene difeso dai 5 stelle per ragioni inventate e propagandistiche e osteggiato dalla Lega ugualmente per ragioni inventate e propagandistiche. Il mestiere dell'opposizione è difficile anche perché, in questo schema, se viene contestata la testi di uno dei due di governo allora si rafforza la tesi dell'altro, e per condannare in blocco le scelte e il contrasto politico nella maggioranza occorre un ragionamento già troppo complesso per fare breccia nella comunicazione politica com'è oggi.
Mentre nel mondo esistono vere e documentate persecuzioni contro storiche comunità cristiane, in Italia si indulge nella manipolazioni di modesti fatti di cronaca per trasformarli in attacchi alla religione cristiana. Una specie di: Sri Lanka chiama, Stazione Termini risponde. Chiaramente tutto pompato per dar spazio all'aggressività di Salvini. A Roma il centro Baobab si occupa di accoglienza ma rappresenta anche una voce di informazione immune dalle influenze governative e in questo caso è intervenuta per raccontare l'aggressione di Termini, tra due senzatetto, nelle sue reali motivazioni e nel suo reale svolgimento.
Di Maio, ancorché nel suo partito sul tema abbiano di tutto e molte cose vergognose, e malgrado il suo programma politico sia imperniato sull'anti-parlamentarismo, sull'anti-politica, sul disprezzo per la libera determinazione di deputati e senatori, sul rifiuto statutario di carriere politiche superiori a due mandati, sull'esaltazione della democrazia diretta attraverso una piattaforma gestita opacamente, bene, Di Maio, a dispetto di tutto ciò e di molto altro, ora gioca la parte del custode, quasi ortodosso, dei valori del 25 aprile. Non è un ravvedimento, ma solo un dispettuccio a Salvini, alla ricerca disperata di caratterizzazione elettorale per risalire nei sondaggi.
Strumentalmente anche in questo caso, ma con solidi argomenti tratti da quella cosa chiamata realtà dei fatti (altrimenti poco seguita dall'attuale governo) ecco Di Maio all'attacco di Salvini sul tema dei temi dal punto di vista leghista.
Intanto Di Maio avrebbe da fare anche con il suo ministero. Ad esempio, due cosine, Ilva e Alitalia. Non finiscono mai, vero? E per entrambe il problema attuale è posto dai commissari, cioè dai professionisti messi dai governi in funzione di scudo protettivo, ma che, arrivati a punti estremi del loro incarico, si vedono costretti a porre il problema della decisione politica.
Una domanda, cui forse lo stesso Pd non ha ancora risposto, come non hanno ancora risposto i non leghisti di Forza Italia: ma questa strategia dell'attacco reciproco tra Lega e 5 stelle porta magari vantaggi nel brevissimo periodo ma si trasforma poi in un danno per entrambi? Perché qui, tra uno scontro improvviso e l'altro, ci si dimenticava, ad esempio, delle questioni giudiziarie, a partire dalla vicenda del sottosegretario senza deleghe (ritirate, pensate un po', da Toninelli) Siri.
Anche perché, in un intervento palesemente sulla linea del Fatto (che è, rispetto al Movimento 5 stelle, ciò che Repubblica tentò per anni di essere con il centrosinistra italiano) i grillini incalzano Salvini proprio sul destino del sottosegretario Siri.
Ma, accanto, subito un leghista o più semplicemente un romano potrebbe citare i grandi successi di Virginia Raggi.
I cristiani perseguitati, intimoriti, messi ai margini (quelli veri, non i casi inventati alla stazione Termini).
Farà parlare di sé, e così potrete mostrarvi informati a cena, il blog di Michele Santoro lanciato in un'inchiesta a più voci sulla televisione dell'éra leghista a 5 stelle. Si comincia con un ottimo economista che conosce la tv come commentatore di economia e politica e come, polemicissimo (e meno male) utente nonché super debunker di curriculum, Riccardo Puglisi.