Salvini e Di Maio continuano a smontare la maggioranza
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Tema del giorno, e quindi delle nostre cene, il tentativo di smontaggio della maggioranza gialloverde, passando per la corretta analisi della deriva salviniana orami irrecuperabile, e arrivando quindi, via Repubblica, all'intesa tra 5 stelle e Pd. È una litania, ad essere sinceri, che perfino precede le elezioni del 4 marzo. Era nel repertorio dell'anti-renzismo già agli albori della precedente legislatura. se ne trovano tracce anche precedenti al 2013, particolarmente nelle politiche raccomandate dal Fatto. Vabbè, ora le forze favorevoli a questa intesa si fanno avanti con più convinzione. Il Foglio è invece il portabandiera del “no” alla strada comune tra centro-sinistra liberale e grillismo. Perché il primo è costituzionale, amico dello stato di diritto, democratico, mentre il secondo è anti-costituzionale (contro il vincolo di mandato, contro il parlamento rappresentativo) e anti-politico oltre a essere talmente a-ideologico da poter dare spazio a qualunque destra reazionaria come a qualunque sinistra pauperista. Un consiglio che nasce dalla recente osservazione delle campagne elettorali e dei flussi di voti: il movimento fondato da Di Maio (come dice il suo ultimo statuto) ha sempre costruito il suo consenso esattamente contro il Pd, e non un po' contro, ma proprio direttamente, esplicitamente, programmaticamente. L'identità dei 5 stelle si forma a partire dall'affermazione “non non siamo come il Pd” e la contestazione agli altri, come Berlusconi o lo stesso Salvini (prima del cambiamento che ha portato al governo del cambiamento) era blanda, d'ufficio, un atto dovuto. Il Pd quindi che risponde? Saperlo è un'arte divinatoria in cui molti si stanno esercitando, intanto accontentiamoci di una nota semi-ufficiale, che riporta anche frasi del segretario Zingaretti, con cui si equipara il voto ai 5 stelle a quello alla Lega (insomma, c'è il “no” ma come mostra l'equiparazione non c'è la contestazione alla radice del grillismo, quindi si vedrà...).
Tuttavia c'è Salvini che di fronte a questa voci fa il nervoso e fa pure un po' il grillino, adottando lo stile comunicativo dei dimaiani, ovvero i complimenti ai propri ministri “per le cose concrete”. E quindi Salvini si slancia in un “bravo” al ministro Fontana per presunti interventi a favore delle famiglie. E sempre sulla china dimaiana Salvini ingaggia una sfida su chi alza di più le facilitazioni fiscali sull'acquisto di pannolini. Il governo e la politica in generale si stanno riducendo a una specie di 3x2 continuo, a un fiorire di offerte speciali. L'accorciamento della filiera che dalle decisioni politiche centrali arriva fino alle scelte di consumo o ai servizi direttamente erogati dalla pubblica amministrazione sta creando effetti comici e anche, purtroppo, distorcenti per le scelte democratiche. Il ministro o il presidente del consiglio che risolvono problemi quotidiani delle persone pensano di aver trovato, con questi strumenti propagandistici, la strada per recuperare il consenso nell'era post-ideologica, ma si espongono a facilissime iniziative concorrenziali, se non proprio al dumping politico. E quindi si accende l'asta al ribasso per il trattamento fiscale dei pannolini...
Ma cosa c'è di peggio sulla squallida riffa governativa a colpi di 3x2 su questo o quel prodotto? Beh, forse per peggiorare il quadro si potrebbero riscoprire i MiniBot, ovvero lo strumento surrettizio per uscire dall'euro.
Ahi, il ponte di Genova e la sua demolizione non velocissima incappano in un'azienda con interdittiva antimafia. Toninelli capisce a modo suo e quindi festeggia e canta vittoria per il rapido intervento
Lo spread si sta arrabbiando (non sottovalutatelo).
Si diceva prima del dumping interno alla maggioranza, con la demagogia di uno a superare quella dell'altro in una rincorsa infinita. Oggi è stato sollevato, da Confcooperative attraverso uno studio del Censis, il tema, più serio ovviamente, del dumping interno all'Unione europea, ovvero dei trattamenti fiscali o regolatori con cui i paesi dell'Unione si sfidano per accaparrarsi investimenti e presenza di imprese e anche capacità di spesa delle famiglie. Il tema è controverso, perché la totale centralizzazione e omogeneizzazione delle politiche fiscali sarebbe impossibile e non giusta, non lo fanno neanche negli Stati Uniti, ma certamente non si può neppure esagerare arrivando a squilibrare alla radice le scelte di investimento e di localizzazione.
Italiani invece in prima fila nel recupero di un bel pezzo della rete della grande distribuzione sul territorio nazionale. Insomma gli investimenti e la fiducia sono cose serie, altro che sovranismo parolaio, e quindi ben venga un intervento, che è anche molto coraggioso, per rinsaldare i legami tra filiera produttiva e distribuzione. Anche perché così si dà vita a un gruppo di forza tale da poter fare la voce grossa sul mercato nazionale. Ecco, qui il 3x2 ci diverte, non a Palazzo Chigi.
E intanto Unicredit muove verso CommerzBank (la banca tedesca grande ma un po' malmessa).
Scusate, ma l'effetto Bouvard e Pécuchet è irresistibile in questo dialogo tra Augias e Zagrebelski, a ripercorrere le ragioni del “no” al referendum del costituzionalista che però prevedeva il “sì”.
ah, vedi
W l'olio di palma.