Di cosa parlare stasera a cena
Trump contro Draghi, Borghi contro Tria
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Trump contro Draghi, usando la parola che adesso il presidente americano usa più spesso: unfair. Si è fissato, ora è tutto unfair per lui, il mondo lo tratta in modo unfair, gli altri paesi sono concorrenti unfair e così via. Il motivo della lite, unidirezionale, cioè solo da Trump vero Draghi, è tutto nella decisione di proseguire su una politica monetaria molto espansiva da parte della Bce e quindi di indicare un possibile ulteriore taglio dei tassi europei. Per la verità si arrabbia solo Trump, che vede in questa scelta l'avvio di un ulteriore deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro e quindi un vantaggio (unfair ovviamente) per gli esportatori europei. Suona tutto molto strano, la tradizione americana era di non dar alcuna importanza al cambio internazionale, non temendo né concorrenza commerciale attraverso i cambi né volendone fare. Il modo di dire era un dollaro vale un dollaro, ovvero chissenefrega del cambio, anche perché il grosso degli scambi avveniva sul fortissimo mercato interno mentre gli esportatori americani tipicamente sono forti nel prodotto, e quindi non tanto sensibili al fattore cambio, oppure sono insediati direttamente con licenziatari o con stabilimenti negli altri paesi e quindi semmai subiscono la svalutazione e non la rivalutazione delle monete estere.
Ma si diceva che a lamentarsi è solo Trump perché invece ad esempio le Borse hanno tutte reagito con rialzi. È ancora Trump ad additare proprio un rialzo, quello della piccola Borsa tedesca, come la prova del comportamento unfair degli europei. Peccato che però a salire e con molta energia siano anche gli indici di Wall Street.
Si lamenta solo Trump ma Draghi, gentilmente, gli risponde. E gli fa sapere, citando direttamente dallo statuto della Bce, che non c'è alcun obiettivo di cambio nella sua politica monetaria e che essa, statutariamente, è orientata solo alla stabilità dei prezzi senza deflazione.
Ah i cinesi hanno ridotto ai minimi da due anni i loro acquisti di titoli del tesoro Usa.
Ma d'altra parte quella che stiamo vivendo verrà ricordata come l'epoca della Fissazione Monetaria, in cui tutti sono ossessionati dalle valute, dai cambi, dalla politica monetaria, dalle banche centrali. Per fare un (terribile) esempio calcistico è come se si pensasse al pallone, in termini di diametro, peso, materiali, e non al gioco, agli schemi, alla tecnica. Con le squadre scarse a dire che la colpa è del pallone e quelle forti senza argomenti per replicare, come avviene sempre di fronte alle obiezioni assurde. E in questa fissazione l'Italia è capofila. Il tema dei minibot, come sappiamo dal Foglio, non è uscito dalla nostra agenda, anzi. Se ne continua a parlare, guidati da pifferai e incantatori vari. Oggi è stato Borghi a replicare al ministro Tria con un "forse non li ha capiti" perché l'economista (vero) dell'Università Roma Tor Vergata, a Londra, aveva detto a una comunità finanziaria avida di spiegazioni sulle stramberie italiane che i minibot non erano nei nostri progetti e aveva ripetuto che si tratta di strumenti illegali o dannosi.
Secondo qualcuno oltre a quello di Borghi (di importanza limitata) sarebbe arrivato anche un nuovo attacco di Salvini a Tria. E questo cambia tutto, facendo addirittura immaginare una mozione di sfiducia individuale. Mentre il ministro va avanti e non concede molto, salvo qualche apprezzamento generico ai progetti di flat tax e di salario minimo. Ma alla richiesta di una manovra trumpiana risponde che "allora ci vorrebbe il dollaro", inserendosi un po' nello spirito del tempo e quindi della già citata Fissazione Monetaria.
Salvini e Di Maio, appunto, oggi si sono incrociati all'assemblea di Confartigianato. Presentando due programmi diversi di politica economica. Ma mentre Di Maio ha battuto sui classici temi ispirati al principio dell'irresponsabilità ristretta, per dirla un po' à la Einstein, Salvini l'ha buttata sull'irresponsabilità generale, esibendosi nel fantastico numero in cui argomenta che per far scendere il debito bisogna aumentare il deficit.
Quasi quasi un po' di rialzini Iva si potrebbero pure fare, sembra dire davanti ai due vicepremier il presidente della Confartigianato Merletti. Con le migliori intenzioni, ovviamente, perché dopo una serie di lodi all'operato del governo, molto apprezzato dall'associazione degli artigiani, ecco che qualche lamentela gli era scappata. Perché sì è tutto meraviglioso nel governo del cambiamento però le tasse continuano a pesare troppo. E allora, visto che già una mezza idea c'è, perché non lasciare che qualche aliquota corra verso l'alto. Ma basta dirlo e arriva un'altra conf, in questo caso Confartigianato, a chiamare il fallo d'invasione. Confermando che le tasse vanno sempre bene se appioppate agli altri.
In tutto ciò per il prof. avv. c'è clima di fiducia.
Nel frattempo l'Istat misurava la povertà nel 2018 e la trovava invariata nell'aggregato con qualche peggioramento di condizione per disoccupati e lavoratori con bassi salari.
C'è questo arresto che non è proprio un arresto per Michel Platini. Si tratterebbe di una condizione legata sia al fermo di polizia sia al ruolo di testimone. Tutto nasce dall'inchiesta penale, seguita a quella sportiva, sulla molto sospetta assegnazione dei mondiali al Qatar.
La valuta di Facebook non è proprio una valuta, ma certamente farà molto parlare, anche perché, come si diceva, stiamo vivendo nella Fissazione Monetaria. Più che una valuta è un affarone, o almeno può esserlo, nella competizione mondiale per i sistemi di pagamento. A quanto si capisce sì denomineranno i depositi in questa specie di valuta il cui valore è relativo a un paniere di altre valute e che si chiamerà Libra. Insomma, parallelamente all'uso che Facebook fa della proprietà intellettuale, sfruttandola in modo quasi gratuito, questa volta sfrutterà le banche centrali e la loro credibilità per garantire transazioni a livello mondiale.