Di cosa parlare stasera a cena
La fiducia di Salvini e l'addio a Luciano De Crescenzo
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
E di che volete parlare? Bisogna per forza tenere la conversazione sulla faccende governative. Salvini, parlando dei colleghi della coalizione di governo, dice che è "venuta meno la fiducia, anche personale". Frase non estorta ma detta con chiarezza, dopo averci riflettuto, per dire esattamente ciò che si intende. Però, e non lo si dice per moralismo o per chiedere l'applicazione di chissà quale austera correttezza istituzionale, ma proprio dal punto di vista operativo una situazione del genere impedisce che si possa andare avanti a governare. Viene da ridere a pensare al contratto di governo, al ruolo appena un po' accennato ultimamente di questo presidente del consiglio, ai progetti futuri, alla manovra da affrontare. La mancanza di fiducia personale è la fine non solo di un governo ma anche di attività in comune molto meno impegnative. E non è per loro, per i reciprocamente sfiduciati che si chiede di prenderne atto e e separare le strade, ma è per il paese. E' contro la costituzione, contro la prassi, contro le buone regole, contro tutto che all'interno del governo non ci sia un rapporto personale di fiducia reciproca. Come sta in piedi la delega dal presidente del consiglio ai ministri e quella ancora più diretta ai sottosegretari? Che roba è il rapporto tra governo e maggioranza in questa condizione? Intanto Salvini ha già detto che domani non andrà al consiglio dei ministri.
In Europa vanno strade diverse. E basterebbe a rendere il governo italiano non sostenibile. Perché le scelte che si fanno in Europa sono costitutive dell'attività di governo, non è uno spazio franco, come quelli in cui avvengono le scelte affidate alla libertà di coscienza. La partecipazione alla politica europea, sia a quella strettamente comunitaria sia a quella intergovernativa, corrisponde esattamente a uno dei compiti del governo, per i quali ha ottenuto la fiducia. Non è possibile che due partiti abbiano scelto diversamente nell'aula del parlamento europeo per confermare o no la neo presidente della commissione. E non è possibile che il presidente del consiglio non abbia un supporto unitario dal governo quando va a trattare nei consigli europei. E non è possibile che la scelta del commissario italiano sia affidata a uno dei partiti di governo, la Lega (secondo Di Maio sarebbe una responsabilità che cade in capo ai leghisti per il risultato ottenuto alle europee). Perché non funziona così e le istituzioni italiane ed europee non funzionano così. Il mandato per il commissario è politico e viene dall'intero governo. E dopo la nomina, nella normale attività, i commissari lavorano per la commissione non per un paese o per un pezzo di un paese. Non è moralismo o formalismo, è l'unico modo per far funzionare quelle istituzioni. E comunque sul nome da proporre a Bruxelles per il commissario italiano non c'è accordo né è certo che si ottenga il famoso incarico della concorrenza. A proposito del quale Di Maio ha colto l'occasione per dirne varie delle sue. In un video in cui, come sempre, mette in fila argomenti senza senso, confondendo il ruolo del consiglio europeo nel designare la presidente della commissione con quello del parlamento europeo (che è sovrano e libero, ma l'assenza di vincolo di mandato proprio non entra nella testa dei capi 5 stelle), e sostenendo che il commissario alla concorrenza serve a evitare le procedure in difesa della...concorrenza, insomma che serve a non perseguire i proprio fini.
Ma poi, per dire, a tutta questa confusione corrisponde, se non da Di Maio, almeno da altri 5 stelle una nuova consapevolezza del ruolo del maggiore gruppo in parlamento? Insomma, qualcuno di loro ha un po' imparato a stare al mondo e quindi a crearsi in prospettiva rapporti decenti, gestibili, in vista di mosse politiche future? Sono domande cui si risponde ancora di "no" almeno alla luce del comportamento parlamentare dei grillini sul provvedimento di maggiore impatto in discussione in questi giorni e sul quale è fortemente ingaggiata la maggioranza di governo.
I compagni di Meranda, i fatti da accertare meglio, vecchie dichiarazioni che rispuntano, le carte dell'Espresso sul tentativo di accordo per lucrare sulle forniture energetiche.
Altro caso in cui la politica, le vere contrapposizioni, si sposta dalla scena nazionale a quella mondiale. Svuotando di senso il sovranismo.
Qui intanto va forte la cassa integrazione straordinaria, sulla quale vengono scaricate le tante crisi aziendali irrisolte
Lo segnaliamo in ritardo ma tanto vale anche per cene future, quindi tenete a mente.
Il Foglio lo ha intervistato qualche mese ma per dicosaparlare il cantore delle palazzine moderne romane per tutte le quali intende risalire a progettisti e realizzatori in modo di dare un valore storico accertato a una corrente modernista della nostra architettura resta un personaggio sul quale qualche parola a cena si può dire.
L'addio a un uomo intelligente (nel senso più corrente della parola) e clasicamente simpatico. Uno scrittore dai tanti titoli venduti a milioni. Capace di usare il dubbio, senza trasformarsi nella caricatura del Grande Dubbioso. Aveva a disposizione il ricchissimo repertorio di storie e suggestioni offerto da Napoli, non se ne è fatto irretire.