Franco Gabrielli (LaPresse)

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Il buonsenso del capo della polizia contro la canea sovranista e il lancio di Facebook News

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il personaggio del giorno, ovviamente parlatene a cena, è il capo della polizia Franco Gabrielli. Non solo i suoi uomini hanno rapidamente risolto il tragico caso del ragazzo ucciso a Roma durante quello che era sembrato un tentativo di rapina ma lui ha avuto la capacità, si direbbe istituzionale, di riportare rapidamente nelle giuste proporzioni un dibattito pubblico che poteva impazzire, con Matteo Salvini che già si era buttato nell'agone a colpi di accuse contro presunti e fantasmagorici e inesistenti tagli alla spesa per la sicurezza e dietro al leader sovranista era partita tutta la canea dei suoi seguaci e degli intellettuali per Salvini a caccia di immigrati cui addossare il delitto. Invece Gabrielli ha stoppato tutto, spiegando anche con coraggio che "non eravamo di fronte a una storia di ragazzi scippati". Insomma, la vicenda, come poi si è ben visto, era più intricata, e il movente non era il furtarello. E poi ancora, di fronte a chi voleva speculare sul lato Giorgia Meloni, ha aggiunto che "Roma ha problemi ma non è Gotham City". E ancora, tanto per gradire, ha ricordato che "la sicurezza non deve essere tema di contesa politica". Affermazione apparentemente semplice e lineare ma anche distruttiva, l'aggiunta è nostra nelle conversazioni a cena e non lo ha detto il capo della polizia, della intera linea politica salviniana.

 

 

Don't do business in Italy.

 

   

Dall'Umbria, la contesa tra l'entente cordiale di Narni e la triplice alleanza di Terni. Il tutto, come si diceva ieri, per un importante test umbro.

   

A Roma un venerdì che sembrava una domenica grazie allo sciopero delle municipalizzate contro la sindaca. Una manifestazione un po' burocratica in Campidoglio, con il ricorrente invito a dimettersi rivolto a Virginia Raggi. Da parte della sindaca la risposta basata sulla scarsa rappresentatività dei sindacati coinvolti. In mezzo i romani si sono presi un giorno di semi-festa favorito dal clima piacevole, con i turisti felicemente sciamanti per le strade e il traffico, apparentemente, ridotto appunto al livello da giorno festivo.

  

Il direttore del Foglio constatava in tv i paradossi degli scioperi del venerdì e l'impossibilità di percepire a Roma le fratture di una normalità purtroppo inesistente.

 

   

Parlate invece di Facebook che comincia finalmente ad avviare il riconoscimento dei diritti economici di editori e giornalisti dai quali finora ha attinto senza pagare nulla. Si comincia negli Stati Uniti. Zuck, reduce dal grillaggio del comitato parlamentare sulla sua complicità con le influenza straniere nelle elezioni presidenziali degli USA, approfitta chiaramente di questa buona iniziativa per rifarsi subito un po' di immagine. E non risparmia in enfatizzazioni per dire come questa sua scelta darà sostegno alla libertà di stampa e rafforzerà l'attività giornalistica.

   

Volendo parlate del divertente metodo con cui gli inglesi stanno rinviando la Brexit che doveva essere fatta e certamente sarebbe stata fatta e non si doveva perdere tempo e qui ed ora get it done, get Brexit done e Brexit means Brexit. Vabbè, non se ne fa nulla, però si vota anticipatamente, come una Theresa May qualsiasi, con l'accordo all'antica, tra Labour e Conservatori. La data è quella indicata da Boris Johnson, il 12 dicembre. I laburisti hanno legato il loro sì all'accordo sulle elezioni a un impegno perché non si faccia mai una Brexit senza accordo con l'UE. A occhio si va verso un altro referendum. Anche perché a giugno saranno 4 anni e il referendum originario sarà un po' stagionatello, si direbbe quasi prescritto, e insomma una rinfrescata alle urne se la meriterebbe. Quindi intanto via coi sondaggi, dai quali emergono tendenze buffe, come quella del basso consenso personale di entrambi i contraenti dell'accordo sulle elezioni

  

   

I francesi si sono un po' scocciati dei monopattini elettrici, le trottinettes, che sfiorano i pedoni e invadono i marciapiedi. E quindi, fedeli alla tradizione codificatrice, ecco che sfornano le regole per andare sulle due ruote piccole. Mai più di 25 all'ora come velocità e mai sotto ai 12 anni (divieto che si era visto solo in certi ascensori, che quindi non sono più l'unico mezzo di trasporto che vedeva la soglia dei 12 anni come rilevante).

    

A Parigi non solo regolano i monopattini ma fanno anche una mostra dello scultore napoletano Vincenzo Gemito.