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Le ore decisive per l'Ilva e le ultime sull'impeachment di Trump

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

E' facile perdersi nella successione di fatti legati all'Ilva e ai suoi affittuari quasi proprietari di ArcelorMittal, con tutto il resto di varie figure istituzionali e non che partecipano alla vicenda. Tra ieri sera e questa mattina si è toccato forse il momento di maggiore confusione, mentre roteavano minacce penali in tutte le direzioni e per tutte le condotte possibili (quindi sia per la continuazione dell'attività siderurgica, sia per la sua interruzione, sia per il completo spegnimento degli impianti). E mentre si inanellavano offerte a possibili altri compratori, tra cordate e alleanze improvvisate al culmine di questo caos minaccioso-propositivo è arrivata un'iniziativa ispirata al pragmatismo direttamente dalla fabbrica. La determinazione dei sindacati e degli operai, finalmente ritrovata da qualche giorno a questa parte, ha permesso di mantenere una pressione negoziale (con l'opposizione allo spegnimento) e di aprire a nuovi spazi di trattativa con i Mittal. Iniziativa che porta direttamente all'indirizzo di Palazzo Chigi e che forse ha avuto i suoi primi passi mentre Giuseppe Conte era a Taranto ad ascoltare proprio i lavoratori dello stabilimento.

 

 

Importante è che questa mossa non venga danneggiata troppo dalle uscite slegate perfino dalla minima logica da parte di poteri locali e nazionali che hanno punteggiato tutta la recente storia dell'Ilva.

 

 

E una riflessione generale sul modo di condurre trattative complesse andrà comunque fatta.

 

 

Le elezioni emiliane e romagnole stanno mostrando la caratterizzazione di un personaggio destinato a dominare la scena. Non solo per l'ovvia posizione di preminenza che gli deriva dall'essere il presidente in carica e ricandidato (incumbent) ma per il modo in cui sta gestendo la sua campagna Stefano Bonaccini è diventato un politico di nuovo modello. Almeno a sinistra, dove l'ultimo comunista (vabbè i tempi e le ideologie si aggiustano col tempo) con quella faccia si era visto nell'interpretazione di Mario Brega. Bonaccini ha preso la scena e la Lucia Borgonzoni ne è invece uscita inghiottita dal primo attore (di cui chiacchiereremo tra poco a cena). Bonaccini ha cominciato praticando una saggia distinzione dei suoi destini ri-presidenziali da quelli del Pd e del governo. Giusto, tatticamente perfetto, ma un po' facilotto. Adesso le sue mosse si sono fatte più interessanti. Accanto all'autonomia di pensiero e di condotta politica nella contesa regionale ha saputo cominciare a inserire un po' di dialogo con il partito. Da pari a pari, si direbbe. In un modo, quindi, che potrebbe lasciargli intatta una dignitosa capacità di interagire con il suo partito (è stato anche sollecitato da chi lo accusava di vergognarsi dei suoi leader di partito. E che allo stesso tempo gli fa conservare quell'impronta fortemente autonoma e territoriale. Comunque la faccia di Bonaccini e tutta la sua interpretazione della presenza pubblica come se fosse in un poliziesco anni settanta lasceranno il segno e certamente ora ci interessano e giustificano la chiacchiera a cena.

 

  

Borgonzoni, si diceva, è invece catturata dal culto della personalità salviniana, a sua volta messo in difficoltà dal fenomeno della protesta anti-salviniana trasformata in azione civica e politica, ovvero il peculiare movimento delle sardine autoconvocate. Per la contesa elettorale potrebbe andare a finire con un Salvini (mandante di Borgonzoni) che si infila a testa bassa nella sfida con il movimento degli autoconvocati e fa la battaglia sbagliata. Sfida le sardine e intanto gli scappa il tonno. Insomma, Bonaccini, che, detto con rispetto, sarebbe il tonno, sta già facendo una specie di campagna elettorale solitaria, in cui suo interlocutore è l'elettorato emiliano e romagnolo. Mentre Salvini, per interposta Borgonzoni, si incaponisce nella battaglia persa contro quattro giovani belli e simpatici e la loro capacità di fare tanto gioco di movimento e di fantasia. Quindi Salvini rispolvera il suo peggior vittimismo e ne esce come un gran rompiscatole.

 

A proposito, è arrivata una querela.

 

 

A proposito, sulle Ong hanno raccontato solo falsità, parliamo di Di Maio e Salvini.

 

E' la settimana dell'ottimismo, culminante nella festa del Foglio, e quindi andiamo a vedere che magari a volte le cose potrebbero aggiustarsi da sole, anche sul difficilissimo versante delle opere pubbliche. In questo caso verrebbe da dire un "Forza Zingaretti", non riferendosi al leader di partito ma al presidente di una regione in cui i rifiuti non si sa dove metterli. Questa sentenza aiuta a superare le paure.

 

 

Tommaso Nannicini propone di uscire dall'impiccio propagandistico e lessicale dello Ius soli (e non se ne parli più in latino).

 

  

Le cronache dell'impeachment e il logoramento cui sta sottoponendo Donald Trump.

 

 

Per riflettere sulla storia contemporanea, il Figaro assegna il titolo di peggio decisione di politica economica a una serie di interventi fiscali di Francois Hollande.

 

  

Tanta neve e anche tanta pioggia e ancora un caldo un po' eccessivo per stabilizzare la situazione e succedono queste cose.

 

 

Bello sapere che una lucertola ci era sfuggita (come classificazione) e stava proprio a due passi.