Di cosa parlare stasera a cena
Le dimissioni di Fioramonti e lo sguardo di Bonaccini
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Di fronte all'invocazione del coraggio ("ne serviva di più") le contro argomentazioni di tipo ordinario rischiano di essere insufficienti. Insomma cosa si può opporre senza apparire gretti quando si dimette con lettera natalizia un ministro venuto dalla fine del mondo, un nemico della merendina calorica, un dogmatico del riscaldamento globale (per il quale voleva stabilire appunto una rigida didattica scolastica), ma anche uno studioso sensibile al ruolo della formazione pubblica in termini di promozione sociale e di crescita nelle migliori condizioni possibili di equità? non c'è partita e avrà sempre ragione pubblicamente il Lorenzo Fioramonti che invoca il coraggio e ne mostra lasciando il ministero, lui, non grillino osservante, ma appartenente alla piccola schiera di intellettuali simpatizzanti del mondo grillino e ricambiati con ascolto, rimozione della ordinaria diffidenza e infine incarichi di governo. Lascia perché il bilancio dello stato non si è fatto carico dei 2 o 3 miliardi aggiuntivi che il ministro riteneva necessari per finanziare i suoi programmi di investimenti per scuola, ricerca, università. Niente di più nobile.
I suoi amici a 5 stelle non lo hanno invitato a ripensarci né hanno mostrato di volerlo trattenere in altri modi. E sono passati prima al repertorio classico,"voleva miliardi per la scuola ma al movimento deve ancora 70 mila euro di rimborsi mai versati", e poi a considerazioni più interessanti, osservando, come filosofi medievali, che accanto al coraggio servono altre virtù come la temperanza e la tenacia. Insomma non è che al primo rifiuto ricevuto, e durante una manovra di bilancio complicata, uno se ne va, e ci vuole santa pazienza e bisogna insistere e riprovare magari l'anno prossimo, intanto costruendo le condizioni perché l'istruzione in Italia sia in grado di usare al meglio un'eventuale espansione del suo fondo.
Osservate a cena, in questi giorni di cene provanti, anche che Fioramonti non aveva chiesto i famosi 2 o 3 miliardi senovadovia per fare chissà quali investimenti nelle dotazioni delle scuole, nell'edilizia, nell'ingaggio di star mondiali dell'insegnamento, ma per dare al personale della scuola aumenti di stipendio superiori al 4 per cento. E così aveva anche superato la soglia fissata dal governo per i rinnovi contrattuali dell'intero pubblico impiego e quindi andando a complicare di molto una partita già difficile. Di questo interesse pratico per gli aumenti di stipendio, di questa concretissima inclinazione per la misurabilità degli effetti del denaro, lo stesso Fioramonti non dava però segno nel suo ultimo post di taglio politico/accademico, in cui invece sembrava rigettare l'idea di misurabilità del benessere in termini strettamente economici e monetari. Avendone voglia e con i commensali giusti questa a cena funziona.
Continua a salire l'impegno militare diretto di altre potenze nello scacchiere libico e l'Italia (ma è perfino banale dirlo) ha perso capacità d'influenza.
Un ispiratissimo Stefano Bonaccini festeggia (anche) il proprio onomastico e si ritrae con lo sguardo sì verso un obiettivo lontano ma al rovescio rispetto alla normale iconografia dello sguardo al futuro
Dell'argomento in sé chi se ne importa, ma solo per mostrare che il milleproroghe di fine anno non è esclusiva italiana. Solo che qui lo abbiamo canonizzato, inserendolo nel calendario con una data variabile, come la Pasqua, ma in un periodo definito.
Il possibile boom del settore tecnologico in Grecia.
No, il dibattito sulla opportunità/convenienza delle Olimpiadi (manco fossero le nostre) no.
Dacia Maraini, per una probabile svista della direzione del Corriere della Sera ha movimentato una serena attesa natalizia e i giorni successivi con un testo simile per confusione, approssimazione, banale ignoranza, superficialità aspirazionale, ai temi di maturità di Ecce Bombo (un film anni '70 di Nanni Moretti per i più giovani). Il guaio è che il tema che le era stato assegnato o che si era assegnata andava dalle remote antichità bibliche fino alle contemporanee sardine. Insomma, povera Maraini, anche pensatori o pensatrici di massimo livello si sarebbero esposti per lo meno a qualche banale semplificazione dovendo tenere quel volo pindarico in poche righe. Ma la scrittrice ha fatto un po' di peggio, offendendo l'ebraismo, inzaccherando la chiesa e il pensiero cristiano, oltraggiando la storia come strumento di conoscenza, vituperando la politologia, ridicolizzando perfino l'ittiologia. E poi ci ha messo il carico con la spiegazione aggiuntiva, confusa anche dalla sonora arrabbiatura degli intellettuali ebrei, arrivando alla perla della "chiesa diventata impero": ma che stai a di' (sul Corriere della Sera, che carriera, che carriera)?
L'anello di fuoco ben spiegato, che tanto a Natale guardiamo tutti verso i segni del cielo.