Di cosa parlare stasera a cena
Le conseguenze del voto in Emilia-Romagna e il futuro delle Sardine
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Attenzione, allarme conversazioni a cena, si rischiano trappole infernali. La prima è quella di una specie di rivendicazionismo morbido, leggero, da parte dei salvinisti vari con argomenti, come si diceva, ammorbiditi, suadenti, e non più violenti e aggressivi. Quindi butteranno lì qualcosa su Giuseppe Conte ormai privato di supporto politico per la carestia elettorale dei 5 stelle e altre cose simili, noiosissime perché puramente logiche ma freddissime e del tutto impolitiche e del tutto antistoriche. E ancora peggio indulgeranno in qualche forma di reducismo salviniano, chiedendo cosa sarebbe successo su questa o quella iniziativa non fosse stata presa, o se altri progetti invece fossero stati realizzati, e criticando il Pd perché si tiene i 5 stelle stretti (e allora la prescrizione? e allora le autostrade?). E poi invocheranno il renzismo manovriero, proprio loro che odiavano il renzismo anche solo se respirava, invocandone la spallata al governo. Tutte cose da latte alle ginocchia, tutti argomenti vecchiotti, superati dai fatti. Che relegheranno questo reducismo nella parte perdente e perciò maledetta della storia politica. Se gli strateghi salviniani ci ascoltassero consiglieremmo, chiacchierandone a cena, di evitare il reducismo e cercare rapidamente nuove idee (forse, insistiamo nei consigli, sarebbero meglio idee realizzabili e non solo illusioni finanziarie, come quota 100, o illusioni securitarie, come una campagna di citofonate di massa). Intanto il governo va tranquillo a dedurre le conseguenze del voto senza conseguenze.
Si apre una settimana di cene dominate dai consigli non richiesti. Passiamo al Pd, al quale si raccomanda continenza. I 5 stelle sono lì sbigottiti e dolenti e non sarebbe saggio né utile approfittarsene. Torna utile la capacità di procedere senza arroganza di Nicola Zingaretti e sarebbe bene che la sfruttasse al massimo in questa fase. Per ottenere qualche correzione legislativa (appunto, la prescrizione) e per avviare con fattività la stagione delle nomine, ma senza bastonare l'immagine degli alleati parlamentari, ai quali già il Pd ha sottratto voti (cosa non gentile in una maggioranza di governo), ma volendo continuare a conquistare ex elettori a 5 stelle non si deve dare la sensazione di una rivelazione improvvisa dell'inconsistenza della loro precedente scelta elettorale, insomma non bisogna trattarli come scemi da riconvertire (l'amor proprio è una molla essenziale anche nelle scelte politiche). Qualcosa di simile servirà per riacchiappare gli elettori romani che hanno votato Raggi e che ora sanno di aver fatto un errore ma vogliono dirselo da soli e non gradiscono, invece, di essere additati come ingenui seguaci di mode passeggere.
Qualche consiglio anche ai 5 stelle. Dalle loro parti servirebbe il riconoscimento coraggioso della fine di una stagione. I voti non arrivano più con le minacce alla casta (siete circondati, apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno) né con le leggi feticcio della componente travagliesca (e ci risiamo con la prescrizione, ma ci siamo capiti, c'è ben altro) e neppure riscoprendo le radici del movimento. Il vero coraggio non sta in una specie di "torniamo allo Statuto grillino" ma nella comprensione della raggiunta impresentabilità dello statuto grillino. Si era già detto sere fa che il pattuglione parlamentare a 5 stelle doveva cercare qualche ragione per far nuovamente votare il movimento. L'intelligenza starebbe nella rinuncia ai sogni di gloria e nell'archiviazione del progetto (ormai oltre il ridicolo) di egemonia politica. Si dovrebbe avere l'astuzia di puntare, con una ben fatta manovra in ritirata, su percentuali più basse ma fondabili su qualche pezzo di consenso vero (ad esempio valorizzando il lavoro fatto sul reddito di cittadinanza), magari di tipo vagamente assistenziale ma proponibile sul mercato politico. Ora, però, girano molti commenti interni della sconfitta con taglio rivendicazionistico, per chiedere di tornare alle radici e così recuperare voti. Probabilmente sarebbe un'operazione degna dell'estate salviniana: andando a rilucidare le stelle si perderebbe il governo e non si guadagnerebbero voti
Va bene lo spread.
Parlate anche di Stefano Bonaccini, ora che si sono raffreddati tutti i consigli degli aspiranti coach del confermato presidente
Le sardine nelle nostre cene sono sempre state inquadrate, e qui si ritiene che sia la scelta corretta, come un pungolo al Pd (con la richiesta che la sua offerta politica sia più forte) e non come una contestazione al salvinismo. Continueranno a muoversi, a quanto pare, nello schema appena descritto. Intanto si danno appuntamento a Scampia.
Il governo, invece, governa e, sarà o non sarà per i flussi elettorali, cerca di mettere il grillino ante litteram Marcello Minenna dove può esercitare con meno intensità la sua verve