Il coronavirus in Italia e i dati Istat sul rallentamento del pil
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Il virus, la paura, Salvini che ci prova in modo più goffo del solito (ma spalleggiato dai terzisti e dai liberali per Salvini, ambito in cui però si sta pericolosamente, per lui, chiudendo). La risposta, semplice, arriva da una brava ex ministra della Sanità.
La preghiera contro il coronavirus (evitare rosari salviniani).
Comunque i due cinesi ricoverati a Roma stanno benino, ma serve un altro po' di riposo.
Il governo continua ad attivare le agenzie statali competenti.
Brava Virginia Raggi, giusto stigmatizzare psicosi e allarmismi sul coronavirus. Ma faccia tesoro di questa saggezza e dell'esortazione ad ascoltare solo pareri delle autorità sanitarie anche con i suoi compagni di movimento, quando spargono psicosi e allarmismi su quasi tutto...
A Hong Kong non hanno fretta di chiudere il confine (comunque la WHO consiglia di evitare i blocchi totali al traffico commerciale).
Si parlerà di economia in frenata. Qualcuno proverà a caricarne la responsabilità sul governo (questo? il precedente? i precedenti?), altri troveranno diversi bersagli. Un trimestre in calo rispetto al precedente (succede nell'ultimo del 2019) ovviamente non porta con certezza alla recessione ma trascina il suo rallentamento sul periodo successivo, quindi sul 2020, e mostra la debolezza del sistema produttivo. A guardare a fondo si vede che è sempre l'estero a tenere sul lato della domanda e che però, altra rilevazione Istat che alleghiamo per i più meticolosi, il mercato del lavoro è quello che è e i redditi vanno di conseguenza.
Da parte sindacale si fa notare che senza una bella spinta alle opere pubbliche e ai cantieri in generale non si riparte.
Comunque il dibattito e il fervore pro-crescita che si registra quando le cose cominciano ad andare un po' peggio serviranno, si spera, a far capire quanto siano facili da predicare ma sgradevoli da attuare le politiche di decrescita e le limitazioni alla produzione e agli investimenti. Mentre Andrea Garnero sviluppa molto bene il punto che qui si accennava ieri, e magari qualcuno a cena ne ha parlato. E quindi chiede se sia sensato impegnarsi proprio ora per una marcia indietro sui cambiamenti principali introdotti durante il governo Renzi e successivamente (non fissatevi sull'art. 18, importante ma fino a un certo punto, la parte più interessante, perché meno frequentata nei dibattiti correnti e perché meno intuitiva, è quella sugli ammortizzatori sociali).
Appunto.
Presto datemi l'agenda, chiacchiere serali dal Foglio.
In molti stanno chiedendo, attraverso una mobilitazione online, di rivedere l'accordo, appena confermato, stabilità dal memorandum italo-libico su migrazioni e controllo dei movimenti. C'è una riunione a Palazzo Chigi per provare a rimetterci mano.
Magistrati che non amano la riforma con cui si cancella la prescrizione.
La macchina delle espulsioni a 5 stelle non si ferma mai, colpita da "silenti esecutori" dice l'espulsa.
Qui, mai terzisti o liberali per Salvini (leggete Ferrara di oggi e parlatene a cena).
I seggi al Parlamento europeo dopo la Brexit.
Qui si era provato a tifare per i pro-impeachment nell'attesa di qualche crepa nel campo repubblicano con cui almeno si mettesse un po' di paura a Donald Trump. Ma il fronte repubblicano al senato USA ha resistito e si va verso il fallimento, almeno per la parte giudiziaria, del tentativo di rendere il presidente responsabile delle sue manovre con sponda ucraina contro il più forte concorrente elettorale. Restano le conseguenze politiche di quelle rivelazioni, probabilmente non in grado di far cambiare gli orientamenti degli elettori. E Trump scrive con toni trionfali.
Il passato nazista del fondatore della Berlinale e come parlarne, alleghiamo anche lo statement dei responsabili della rassegna