Di cosa parlare stasera a cena
La rivolta nelle carceri e il Covid-19 secondo Trump
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Parlate a cena, a distanza, o meglio ancora via WhatsApp o qualcosa di simile. Finalmente, quegli strumenti di comunicazione tanto criticati nella banalità del moralismo quotidiano, prendono l'importanza che meritano. Va bene, veniamo alla giornata. E' un lunedì, e questo aiuta anche psicologicamente a inquadrare la situazione. A suo modo è un inizio, non di una banale e ripetitiva settimana, ma di un periodo si spera eccezionale (cioè da vivere una volta sola) di cui immaginiamo la fine nella data, ormai già sognata, del 3 aprile. Il fine settimana, con la corsa a tornare a casa dal nord (sbagliata, ma difficile da evitare), è stato un tempo diverso. Oggi comincia una vera attesa. E le attese bisogna saperle vivere, ponendosi obiettivi intermedi, imparando a contare i giorni che passano senza cedere all'angoscia. Parlatene (con quelle modalità distanzianti indicate prima) a cena e anche dopo cena, ognuno indichi un modo per segnare i traguardi, per misurare il tempo anche con impegni reciproci, devo sentire come sta il tale e quindi dopo lo chiamo, e insieme (sempre a distanza) scambiandosi idee e trucchetti ammazza-tempo. Siamo al 9 marzo, cominciamo a porci un primo obiettivo per una giornata ormai quasi passata, la settimana transiterà per un venerdì 13 e poi c'è un fine settimana che ci trasporta esattamente alla metà del mese (quel mese che qui, parlandone a cena, già ci eravamo premurati di mettere tra parentesi). Da lì, stiamo giocando sul filo di un ottimismo un po' paternalista, si partirà verso la discesa. Intanto sappiamo che a contare sono i numeri e mai come ora bisogna saperli leggere. C'è il solito bollettino da compulsare dalle 18 e qualche indicazione esperta da leggere e ritenere.
Le carceri sotto pressione per questioni decennali, peggiorate dalla recente gestione di un ministro come Alfonso Bonafede, e ora esplose con le proteste per le nuove condizioni imposte dall'epidemia. Si contano 6 morti, fughe a decine, rivolte in tutti i penitenziari: è una sconfitta per il paese.
Bergamaschi ovunque.
Vedremo cosa vorrà dire, ma le premesse, insomma, non incoraggiano.
In molti oggi parlavano del Giuseppe Conte nell'ora più buia.
Ha il coronavirus Nicola Porro, collega a Mediaset di chi scrive queste note. Misure per mandare avanti l'informazione di Rete4 e tutelare la salute di tutta la squadra del programma che era condotto da Porro.
Va bene, tutti ne parlano, parlatene anche voi. Sì, in Francia hanno pensato, in queste ultime ore, di riunirsi per festeggiare i Puffi. Idea non geniale di per sé ma che aggiungo idiozia a idiozia quando gli assembramenti sono il principale nemico sociale.
Poi c'è il grande puffo stupidotto ma arrogante, pronto a far suoi gli ormai notissimi numeri dell'influenza e a metterli a confronto (pere a mele) con quelli più oscuri del Covid-19.
Gli danno anche del Nerone (col violino al posto della lira).
Piers Morgan è un giornalista inglese amato e odiato ma molto popolare e certamente non ostile in modo pregiudiziale a Trump. Ma anche lui lo esorta a darsi una svegliata sull'emergenza sanitaria.
Cosa fa Boris Johnson.
Ai mercati gira male, sia per le questioni virali sia per il crollo del petrolio. Giustamente, malgrado gli appelli sconsiderati a chiuderle, sono rimaste aperte e le contrattazioni si sono svolte. Con ribassi molto pesanti. E, per noi italiani, spread che torna in area complicata.
Dicevamo del petrolio. La litigata (ben poggiata su questioni di equilibrio di potere) tra russi e sauditi, e, a occhio, una maggiore capacità di resistenza da parte saudita, sia sul piano economico sia su quello della forza militare (per l'alleanza storica con l'America, ma scontando la variabile Trump ora che gli americani sono energeticamente indipendenti). Comunque è un gran guaio questo crollo repentino del prezzo del petrolio, a un livello che se mette in grande difficoltà la stabilità economica russa rende anche poco redditizi o proprio in perdita la grandissima parte degli investimenti realizzati negli ultimi anni nel settore (il primo fracking, ad esempio, aveva senso con prezzi stabilmente sopra ai 70 dollari al barile). L'impressione è che sia saltato il sistema di equilibri e di controlli incrociati che faceva sì che l'Opec riducesse col comune accordo di tutti i partecipanti la produzione nei momenti di bassa domanda e la aumentasse in quelli di domanda crescente. Insomma era uno strumento di stabilizzazione, ma ora sta funzionando al contrario.
Twitter vuole mettere il bollino veritativo sulle fonti attendibili, ma subito c'è chi contesta questa idea (perché creare fiducia a priori è sempre arma a doppio taglio).
A Parigi la preoccupazione maggiore in questo momento è per l'altezza della Senna.
Sto bene, state tranquilli: il presidente sudanese scampato a un attentato usa l'efficientissimo twitter per dare notizie di sé.