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Di cosa parlare stasera a cena

Le nuove bufale sul virus e i problemi petroliferi di Trump

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La gara a chi è più bravo (leggi: deciso, determinato, ardito) nel chiedere di riaprire è sconfortante. Dà il segno di come si siano svuotate le regole d'ingaggio della competizione politica. Si diceva qui tempo fa che se vanno via le differenze di tipo ideologico, le fondamentali divergenze su come si vede la società italiana e il mondo e come si vorrebbe che evolvessero, allora resta solo la sfida a colpi di bravura, scaltrezza e reputazione. Solo che queste ultime non sono verificabili nel campo della competizione politica e quindi si affermano solo con colpi a effetto e con scorciatoie emozionali o peggio con richiami di tipo nazionalista, razzista, suprematista. Era una lunga premessa per dire quanto è noioso e povero questo dibattito su aprire/non aprire, un'ora prima oppure due ore dopo. Mentre, tra l'altro, il genio italico lavora a riaperture mirate, non troppo visibili, ben contrattate, utili a rimettere al lavoro dove c'è davvero subito bisogno. Ed è chiaro che c'è un grande pezzo di commercio e quindi di lavoro in difficoltà. Bar e ristoranti e altre attività simili dovranno resistere ancora un po', ma anche per loro ci siamo quasi. Hanno perso un bel pezzo di fatturato e di guadagni, c'è poco da girarci intorno. Ma bisogna distinguere due tipi di interventi di sostegno. Uno è immediato e serve a far ripartire i flussi di cassa, quindi in sostanza a riaprire senza licenziare personale e ricostruendo gli stock di forniture. Tipicamente è un intervento finanziario, ma può articolarsi anche in riduzione o rinvio di tributi, di pagamenti contributivi, di utenze. E in finanziamenti per distribuire nel tempo i passivi degli affitti. L'altro tipo di intervento riguarda il recupero della perdita patrimoniale. Si capisce che è ben più complesso. Non è impossibile, ma è più difficile e meno urgente. Confondere i due piani fa parte di quelle strategie opportunistiche che rendono il dibattito italiano sulla ripresa così tossico. Era una doppia lunghissima premessa per entrare nel dibattito parlamentare sull'informativa del premier Giuseppe Conte.

 

Per il quale vale la posizione di Giuliano Ferrara oggi sul Foglio.

 

Perché nel frattempo, con il discorso di oggi e con le trattative avviate per il consiglio europeo di giovedì, Conte si prepara a compiere uno dei suoi miracoli (non ce ne vogliano la cara lettrice che si arrabbia perché parliamo sempre bene di Conte e i tanti come lei) e a portare la sua maggioranza dalla parte dei paesi che intendono usare il Mes, con anche un esplicito sostegno alle richieste comuni di Francia e Spagna. Insomma, realizza un fantastico traghettamento di un manipolo di anti-europeisti (ricordate la gita a Strasburgo di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista) in un serio gruppo di sostenitori della convergenza europea. Portandoli a posizioni molto simili a quelle di altri partiti della maggioranza. Sullo sfondo tenete ciò che diceva stamattina Lorenzo Bini Smaghi sul Foglio e che aveva detto Di Maio ad Avvenire.

 

La app e chi non la usa.

 

A proposito di riaperture, ecco come è andata dove si è riaperto.

 

Sempre da leggere il Foglio e in questi giorni da conservare per cena, e per i faticosissimi confronti sulle chat, per confutare le informazioni travisate e tendenziose grazie alla colonna del professor Enrico Bucci. Oggi era particolarmente utile a questo scopo perché si dedicava a smontare l'insidiosissima tesi del noto professor Luc Montagnier, purtroppo insignito di premio Nobel (ma per scoperte ben precedenti alla deriva di questi ultimi anni). Munitevi di Bucci e preparatevi ad affrontare le chat e, se proprio siete coraggiosi, anche qualche assertivo su Facebook. Già che ci siete rinforzate le vostre tesi con queste precisazioni aggiuntive legate all'origine del virus.

 

Lavoro perso, prodotti persi, redditi persi (e non è tutta colpa del virus).

 

Anche perché il mercato tira, ad esempio si vende un sacco di vino. Ecco un caso per tanti, di un grande produttore veneto

 

Buoni, buoni, non correte a iscrivervi ai gruppi borghiani o alle accolite dei sovranisti monetari. Lo strumento della monetizzazione del debito può funzionare, per brevi periodi, ma non può diventare un sostituto della politica fiscale ed economica. Comunque è una curiosità che ci si pensi in un paese serio come la Nuova Zelanda (dove, se non ricordiamo male, lo stipendio del governatore della banca centrale è stabilito in base ad alcuni parametri legati all'andamento dell'economia nazionale).

 

L'attivismo un po' a capocchia di Donald Trump.

 

E i suoi guai petroliferi