Di cosa parlare stasera a cena
Il Covid in Europa e il ritorno a scuola
Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Le scuole riapriranno nei termini indicati, quindi a settembre si torna regolarmente in classe. Non era scontato che si potesse mantenere questo impegno. La ministra Lucia Azzolina ha resistito a un procedimento di sistematica demolizione di tutto ciò che proponeva o semplicemente accennava. E’ un trattamento abbastanza abituale per i ministri dell’istruzione, settore nel quale le contestazioni sono ricorrenti, con cadenza annuale, e un po’ tristemente sempre uguali. E settore colpito da problemi di lunga durata e da storture determinate dalla forzatura storica sui precari, i supplenti e il blocco degli sbocchi da concorso. Un trittico micidiale dal quale certamente non si poteva uscire di botto in questo momento. Anche se le maggiori disponibilità economiche dovute al sostegno straordinario del bilancio europeo potranno essere usate anche per assunzioni, cominciando ad ammorbidire il contrasto decennale tra precari e vincitori di concorso.
I sindacati della scuola accettano il protocollo sulla sicurezza. Anche questo non era un risultato facile e sancisce la certezza del rientro in aula.
Le fasi 2 europee.
Se il Covid colpisce in luoghi diversi e in tempi diversi allora c’è l’asincronia e per gli scambi commerciali mondiali è come se la pandemia durasse di più.
Appunto, da queste parti ci si comincia ad avvicinare ai livelli produttivi pre-crisi, mentre altre parti del mondo stanno entrando ora nella fase di rallentamento o quasi di blocco.
Le pre-condizioni psicologiche per ripartire.
Chi ha voglia di leggere i verbali del comitato tecnico scientifico cui si è ispirata l’azione di governo nell’inedito momento storico della crisi sanitaria ringrazi la tenacia della Fondazione Einaudi e dell’avvocato Rocco Todero. Fondazione che va già a occuparsi di un’altra battaglia politica, quella sul referendum per il taglio del numero dei parlamentari. Sul Foglio si è spesso argomentato per una relativizzazione della questione, ricordando che non sarebbe un dramma se l’Italia si allineasse al rapporto numerico tra parlamentari e popolazione degli altri paesi europei. Sono però certamente corrette e da ascoltare le osservazioni sulle necessarie modifiche richieste alla legge elettorale e ai meccanismi di pesi e contrappesi nei rapporti tra parlamento e regioni, per l’elezione del presidente della Repubblica, per la composizione delle commissioni. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare. In Italia esiste una specie di scollamento tra gli auspici condivisi anche da grandi numeri di cittadini e la loro traduzione legislativa. Per essere più chiari: una larga maggioranza era contrario al bicameralismo perfetto ma poi, all’atto pratico, il referendum che avrebbe dovuto interrompere quel defatigante equilibrio tra due camere ha visto la vittoria del NO. E anche questa volta, a fronte di un’opinione pubblica largamente favorevole alla riduzione dei parlamentari come provvedimento generico potrebbe manifestarsi un diverso comportamento degli elettori. Insomma, non succederà, ma la partita referendaria ancora una volta potrebbe riservare sorprese.
Emmanuel Macron a Beirut, un arrivo quasi immediato.
Come aiutare il Libano.
Anche Facebook si accorge che Donald Trump pubblica cose false e pericolose sulla pandemia.
E i veterani che si sono scocciati di Trump.
Speriamo che questo invece non sia proprio vero.