Di cosa parlare stasera a cena

Di cosa parleranno stasera a cena i leader europei

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

    Di cosa parleranno stasera a cena i leader europei

     

    Detta così suona un po’ pretenziosa ma è successo davvero, restando ovviamente nell’ambito nautico

      

     

    Perché Cannes è stato annullato e non si terrà neppure quello in Florida, quindi onore al merito di Genova e della Liguria per la capacità organizzativa e la serietà. Un settore che ha sofferto in passato per la regolazione politica e per l’ossessione tributaria rivolta contro i segni della ricchezza e non contro redditi e rendite nascosti ma che era in crescita per domanda mondiale e innovazione tecnica. Un settore che dà molto lavoro e crea un indotto di valore ha saputo ripartire anche nell’anno più difficile e lo ha fatto a Genova. Oggi c’era enfasi da tagliare col coltello nei discorsi inaugurali, e questa oratoria ovviamente può anche un po’ infastidire, ma c’è un nocciolo di realtà sotto i toni declamatori e forse c’è anche la voglia di recuperare l’orgoglio del lavoro, delle capacità, dell’imprenditoria, senza doversi nascondere, una specie di sana ostentazione della forza di un settore produttivo di fronte alla quale perdoniamo tutto e che potrebbe anche essere una chiave sociale e perfino mediatica o legata al costume, per capire le possibili svolte dell’Italia di oggi. Con la fine dell’anti-politica finisce anche l’anti-imprenditoria e un salone che mostra prodotti, per di più prodotti per ricchi, non si nasconde ma è fiero di sé e viene recepito come un buon segno da un intero paese in cerca di crescita.

     

    Tutte cose importanti ma il superamento del bicameralismo è un ottimo punto di partenza, se ne parlava oggi sul Foglio, per mettere in movimento il dopo referendum , trasformando la seconda parte della legislatura in momento costituente (sempre un passo alla volta e un pezzo alla volta)

     

     Oggi si comincia a produrre nello stabilimento di Anagni specializzato in vaccini

     

     

    Cosa vuol dire resistere con la pandemia

     

    Sì adesso cambieranno le regole dei dibattiti (ma che sono poi le regole dei dibattiti se uno dei dibattenti intanto twitta roba complottista e allude ad accuse terribili solo per fare confusione?), ma nel primo dibattito, di cui tutti ma proprio tutti hanno detto che era il più brutto, il più ributtante, qui, per parlare a cena, vorremmo invece cercare qualche punto interessante se non addirittura positivo. Perché l’orrido dibattito è stato, a cercarne qualcosa di buono, uno straordinario momento di verità, perché ha portato nell’agone televisivo la sfida e le offese reciproche (vabbè più trumpiane che di altri) che galleggiavano e circolavano tra web e chiacchiericci vari. Quella spazzatura informativa e quell’inquinamento delle relazioni umane era già in giro, non era possibile sottrarsene, finiva tra sorrisetti e battute, magari serviva a chiudere una conversazione in cui si tentava di ragionare con un po’ di serietà, serviva per tagliar corto rispetto a un ragionamento. Uno, di parte trumpiana, buttava lì le critiche a Joe Biden su età e rimbambimento e il discorso era chiuso. Però nel dibattito televisivo tutto questo è emerso. Ed è stato un bene. Lasciar scorrere due mondi paralleli, quello del web pieno di schifezze e quello televisivo ovattato e tutto politica internazionale e prego sir e mi dica sir, non avrebbe avuto alcuna utilità o forse avrebbe danneggiato, paradossalmente, la stessa attendibilità della Tv e dei giornali. Invece, come era inevitabile, è finita che la monnezza internettiana è venuta a galla e forse ha fatto meno paura, perché Joe Biden ha potuto argomentare, sia pure per frasette spezzettate e cominciare a scalfire certe sicurezze. E in ogni caso quella è robaccia in cui non credono neppure i suoi propugnatori. Ma ne parlano, nei circuiti nascosti delle conversazioni web, per mostrare spirito indipendente, per essere irriverenti, fuori dal coro, e tutta la compagnia dei nuovi atteggiamenti scioccherelli. Se poi quelle cose, per bocca del presidente in carica, arrivano nel dibattito per eccellenza succede una cosa sorprendente e cioè succede che non vengono amplificate ma depotenziate. Mentre le contestazioni circostanziate e verificate secondo le tecniche del giornalismo ben fatto diventano più forti, come è avvenuto per le accuse sui ridicoli pagamenti al fisco di Trump. La scimmiottatura del giornalismo fatta con i “si dice” e con i “pare che” dei Mino Pecorelli internettiani fa male al giornalismo finché non è costretta a confrontarcisi. Ma nel dibattito, pur tra linguaggio da maleducati, interruzioni e teste scosse, finisce per emergere e lasciare un ricordo solido e duraturo. D’altra parte la società è quella, il discorso pubblico è quello e il dibattito presidenziale non ha fatto altro che rappresentare la realtà di questi giorni. Bene così e si spera di vedere ancora Joe Biden impegnato in questo lavoro di smontaggio dello scontro politico e di ricostruzione dello spazio pubblico. Però, fanno notare giustamente nei commenti del New York Times, le notizie sui pagamenti fiscali dei presidenti non sono chiacchiericcio né curiosità morbosa

     

      

    La parte dei democratici che chiede di fermare la nomina fatta da Trump per la corte suprema

     

      

    Donald Trump può imbrogliare sui suoi risultati come giocatore di golf ma non su quelli come imprenditore nel golf, perché il conto delle perdite arriva ed è pesante

     

      

    Ne parliamo a questo punto della cena perché Matteo Salvini, tra una cosa e l’altra, ha ribadito il suo endorsement per Trump. Detto questo date un occhio qui al link con il titolo un po’ marzulliano per la tre giorni catanese politico-giudiziaria organizzata dal leader della Lega per Salvini premier. Ed è anche un titolo un po’ pericoloso, dal punto di vista della bestia mediatica, per l’eccessivo interesse verso la parola “cultura”, alla quale di solito ci si attacca quando si è in crisi di idee. E per la destra salviniana non sembra che a Catania siano in arrivo le auspicate idee nuove, addirittura le svolte europeiste. Da una visione iniziale delle presenze e degli interventi programmati e dai toni con cui si è cominciato sembra proprio che invece lì si intenda celebrare una specie di rifondazione salvinista. Non andrà a finire bene con le componenti leghiste più inclini al dialogo italiano ed europeo e al riconoscimento delle ragioni della coalizione di centro-destra

     

     

    In ufficio non si torna più