Si parla meno del voto del 9 dicembre sulla riforma del Mes perché c’è lavoro sottotraccia con l’obiettivo di tenere insieme la maggioranza e perché il dibattito interno ai 5 stelle è talmente povero di argomenti da indurre a una certa ritrosia nel parlarne in pubblico. Comunque tira aria di rientro nei ranghi e si è notato un Luigi Di Maio insolitamente duro, quasi come un capo partito di una volta o un chief whip a Westminster, nel richiamare tutti all’ordine, coadiuvato da due aiutanti del rango di Vito Crimi e Roberto Fico. Ma attenzione perché, come diciamo ormai da diverse cene, c’è Davide Casaleggio a chiamare alla ribellione e la sua presa su parte del movimento resta rilevante.
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