Di cosa parlare stasera a cena
Il corteggiamento contiano, a partire dalla legge elettorale
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Tra le varie mosse politiche con cui Giuseppe Conte ha tentato di sorreggere e rafforzare il suo discorso per la fiducia c’è l’indicazione della necessità di una legge elettorale proporzionale. Una scelta che fa arrabbiare Matteo Salvini, perché tocca direttamente il suo potere di coalizione all’interno del centro-destra e lo redistribuisce, a vantaggio dei partiti più piccoli e, politicamente, rafforza i centristi. La legge accontenta i 5 del centro europeista (con varie gradazioni) e moderato. Quindi Iv, Azione, +Europa, Forza Italia, Udc: ciascuno con i suoi legami politici e personali, ma tutti favoriti, in prospettiva, da un ritorno al proporzionale con soglia di sbarramento non troppo alta, immaginiamo un 3%, oppure, com’era nella prima repubblica, con una soglia ancora più bassa ma con l’obbligo di un quorum pieno in almeno un collegio, in modo che venga favorita la lista con almeno un caso di buon radicamento territoriale (ma sempre facendo i conti con la riduzione del numero dei parlamentari). Dopo i 5 citati, grazie proprio alla valutazione del radicamento territoriale, potrebbero avere un ruolo anche movimenti come Cambiamo! (di Giovanni Toti) e poi il resto della galassia ex democristiana e post-democristiana. E poi, in area governativa, ci sarebbe spazio per un solido duo o trio basato sull’intesa cordiale tra Pd, 5 stelle e quello che ne sarà della rappresentanza politica del centrismo contiano, e per la stabilizzazione di una presenza a sinistra del Pd con Leu e gli altri cui verrebbe data la possibilità di cogliere in modo più marcato (senza l’ossessione del voto utile) il senso di appartenenza dei suoi elettori. Perfino Giorgia Meloni avrebbe da guadagnarne in termini di forza interna al centro-destra. Solo a soffrirne il Salvini un po’ protervo verso i suoi alleati.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Si parte dal voto della Camera. Curiosità: Binetti, chiacchierata ministra da inserire nel Conte ter, ha votato “no” alla fiducia. Dando subito una lezione sull’attendibilità di certi retroscena imperversanti nei giorni tra l’apertura dello strappo renziano e oggi. Sebbene tutto avvenisse alla luce del sole siamo stati purtroppo subissati da un ritorno del retroscenismo, con tutto il repertorio proprio del giornalismo d’accatto, della serie C dell’analisi politica, e quindi vescovi, agenti segreti, potenze estere, potentati economici pubblici, e impicci vari: quella roba che ti propinano gli sfigati della politica, gli esclusi, i re del demi-monde, nei bar intorno alla camera, per darsi un tono. Come manuale di lettura del voto usate sempre, cioè ogni volta che è possibile, le istruzioni di cui Stefano Ceccanti è prodigo via Twitter. Da parte Pd notiamo che il patto di legislatura è un progetto preso seriamente in considerazione.
Comunque Iv ha riunito i suoi deputati e ha fatto sapere che si asterrà alla Camera e quindi anche al Senato (a meno di passare dalla mossa del cavallo al rodeo vero e proprio). Forza Italia, più di tutti gli altri centristi, è stata oggetto di un serrato corteggiamento contiano, ma sembra che le resistenze e i dinieghi siano stati altrettanto solidi. Si guarda già a domani, a Palazzo Madama, con il conteggio dei sì al governo piazzato intorno a 156/157 e quindi con la necessità di un lavoro successivo di ricucitura, di una specie di tempi supplementari nella ricerca della maggioranza, da giocare facendo politica e gestendo la dote del piano europeo (comprese però le sue declinazioni riformistiche).
Fatto #2
La tattica di Matteo Salvini leggermente ritarata su una critica alle scelte del governo nella gestione della pandemia. Meno attacchi frontali e personali e più attenzione ad aspetti pratici, come i ritardi nei pagamenti dei sussidi per aiutare le attività economiche e la loro entità. Oppure attacchi contro quel rebus insolubile che è l’organizzazione della scuola, con le famiglie e gli studenti e i professori, tutti divisi, tutti sistematicamente scontenti. Si prepara, insomma, uno schema classico degli ultimi anni, con lo sfruttamento delle condizioni di malcontento, inevitabili di fronte a un disastro mondiale, in chiave elettorale. Non è una mossa super originale ma può funzionare. Ha però un difetto, quello della fuga dalla responsabilità. Un aspetto che potrebbe emergere, perché le sfide elettorali degli ultimi anni sono sempre state giocate puntando l’indice contro chi si è trovato, per necessità o per assunzione di un dovere, ad affrontare questioni più grandi della politica italiana. È successo nel 2013, con le lacerazioni lasciate dalla crisi finanziaria e la fuga dalle responsabilità, e Mario Monti a fare da principale bersaglio. E qualcosa di simile è successo anche nel 2018, non per una crisi mondiale ma con il nemico pubblico indicato in Matteo Renzi e nel suo tentativo di riformare la costituzione. Anche il suo caso nasceva da un’assunzione di responsabilità (con certamente in aggiunta anche una dose di legittima ricerca del potere personale), perché era ed è noto a tutti che alcuni nodi nel funzionamento delle istituzioni andavano sciolti, ma nessuno, alle brutte, volle impegnarsi sul fronte referendario. Insomma, le elezioni si vincono sempre contro qualcosa e qualcuno e specialmente contro chi tenta soluzioni strutturali o chi è costretto ad affrontare guai giganteschi e non rinviabili.
Fatto #3
Attenti al nazionalismo vaccinistico. Fa male come tutti i nazionalismi e questa volta potrebbe lasciare ferite di lunga durata. Lo dice l’Oms, da criticare quando sbaglia, ma da seguire quando, come questa volta, indica una strada saggia e prudente. Mentre oggi dalla stessa Oms arriva una critica alla lentezza con cui l’organizzazione internazionale e la Cina si sono mosse nelle prime settimane dalle quali si è cominciato ad avere certezza del rischio di diffusione del nuovo coronavirus.
Oggi in pillole
- Con ancora più accuratezza il dato, già visto un po’ all’ingrosso giorni fa, sui primi effetti della vaccinazione in Israele paese che, facendo da apripista, può già fornire indicazioni sulle campagne di massa. Nuovamente ci sono evidenze incoraggianti.
- Nel 2020 l’economia cinese è comunque cresciuta.
- In Giappone il ministero delle vaccinazioni.
- La Brexit, l’Ue chiusa come un’ostrica, il mercato nazionale che non basta certamente per smaltire tutto il pescato e tutti i molluschi bivalvi di produzione britannica, e gli ostricari inglesi arrabbiati di brutto mettono in piedi la prima protesta del post-Brexit.
- Gli effetti distruttivi della presidenza Trump nella politica internazionale.
- Melania Trump sgradita più che mai.
- Procida gradita più che mai, ora bisognerà vedere come e perché andarci, il tweet del ministro Peppe Provenzano merita anche per la foto, però, attenti all’oleografia da isola minore e casette colorate.