Di cosa parlare stasera a cena
La giustizia è la vera chiave per risolvere la crisi
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Concentrate i vostri sforzi di comprensione dei fatti politici (è dura per tutti, non bisogna abbattersi) sulla questione giustizia. Come bussola avrebbe funzionato per tutti gli ultimi 30 anni, consentendo di capire a sufficienza degli sviluppi nella competizione per il potere e anche di quelli economici, sociali e della possibilità di riformare le istituzioni. Insomma non proprio tutto poteva leggersi attraverso il codice della giustizia, ma una gran parte del lavoro sarebbe stata acquisita. Allora proviamoci anche adesso, perché non serve un retroscenista (professione in disuso nei tempi recenti in cui succedono più cose sulla scena che sul retro) per legare la crisi di potere con l’appuntamento fatale della relazione del ministro Alfonso Bonafede. Oggi il Foglio, con Giuseppe Sottile, ne tratteggiava un ritratto al quale non c’è niente da aggiungere e che descrive un politico e una linea sulla giustizia incompatibili con un governo che si dichiara liberale, europeista e tutto il resto che sapete. Bonafede sembra essere rimasto impigliato nel primo grillismo, fuso com’era (anche per il momento storico in cui è nato) con il giustizialismo mediatico e specialmente televisivo, e con quel piano di lavoro non si può governare, ma al massimo ci si può scalmanare all’opposizione per acchiappare voti, cioè quello che facevano i grillini prima maniera. A questo punto, per seguire le convulse ore che ci portano alla cena, proviamo solo a guardare le cose che hanno a che fare con la giustizia e con Bonafede. Tra le prime in cui andiamo a incappare c’è l’apertura di disponibilità da parte di esponenti di Forza Italia verso l’appoggio a una nuova maggioranza, sufficientemente contiana, cioè a partire dalla quasi-maggioranza attuale, a condizione di avere una riforma della giustizia in cui si rimettano in discussione gli eccessi persecutori della linea mutuata da Bonafede ma proveniente da altri ambienti (ribadiamo: quel primo grillismo un po’ scopiazzava in giro, sentiva quello che c’era nell’aria, era manettaro perché c’era la moda del giustizialismo, ma nella sua anti-politicità avrebbe potuto assumere, senza scossoni, anche altri atteggiamenti). La stessa cosa vale per gli altri centristi, per di più ora colpiti nel loro leader da un’inchiesta proveniente da uno dei campioni della giustizia spettacolarizzata. La domanda politica è se Giuseppe Conte e, con un’altra decisione, i 5 stelle, riescono a superare non tanto la figura di Bonafede quanto quei legami culturali e opportunistici con cui una decina di anni fa si celebrò il matrimonio tra grillismo e uso politico della giustizia. L’impressione è che poi quella roba passasse sempre un po’ sopra la testa dei grillini, non completamente credibili quando tentavano di intestarsi (onestà, onestà) le battaglia degli schieramenti tipicamente legati all’attività di un certo potere giudiziario. Un sussulto, un barbaglio, di questa condizione lo ebbe a sperimentare anche Bonafede, quando si vide esposto a improvvisi attacchi per aver scelto, con una discreta quota di autonomia, il direttore del Dap, scelta per la quale venne pubblicamente attaccato da Nino Di Matteo nientemeno che dagli studi di Massimo Giletti. Allora si tratterebbe di recuperare un po’ di quell’autonomia di decisione e provare a lavorare con o forse al posto di Bonafede. Se qualcosa si muove lungo questo asse allora ci saranno notizie anche per il governo e la maggioranza. Seguite e parlatene a cena. Sul dibattito, intanto, si potrebbe prendere tempo con soluzioni creative.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Interessante, anche dal punto vista lessicale, che il Movimento 5 stelle si proponga ora come “baricentro” pronto a “dare un contributo per la stabilità”, cioè un atteggiamento e parole da gruppone moderato, da forza tranquilla, da democrazia cristiana. Non vi arrabbiate subito per le citazioni improprie e divertitevi invece, sportivamente, con la neo-saggezza dimaiana. Ovviamente il segnale politico con cui si capirebbe che c’è una possibile nuova maggioranza allargata sarebbe l’annuncio della nascita di un nuovo gruppo parlamentare centrista. Si tratterebbe di un raduno dei disponibili, sancito, alla luce del sole. E c’è al riguardo qualcosa in divenire. E vale la pena, intanto, di registrare che la ormai classica nota del centrodestra (unito e compatto…) oggi si arricchisce con l’elencazione immediata, nelle prime due righe, dei gruppi centristi, solitamente non indicati, e questo sta a significare che unità e compattezza riguardano tutti, compresi i centristi indiziati di mobilità politica. C’è anche un sondaggio Rai sulle preferenze dei cittadini, con la maggioranza relativa per un nuovo governo Conte ma anche un rilevante schieramento favorevole a elezioni al più presto, si nota però che i desiderosi del ritorno veloce alle urne sono meno della somma dei voti attribuiti nei sondaggi ai due partiti più favorevoli al voto, cioè Lega e FdI, e molto meno della somma dei voti attribuiti nei sondaggi all’intero centro-destra.
Fatto #2
Però ci vuole più crescita, su questo non si può derogare (anche per tenere in equilibrio il debito dopo l’impennata del 2020), e purtroppo le previsioni di oggi del Fondo monetario non sono affatto incoraggianti, con un misero +3% fissato dai tecnici del Fondo per l’Italia nel 2021 (il governo continua a tenere come riferimento invece qualcosa in più del 6%). Lo sguardo del World Economic Outlook è poi più approfondito e più ampio e va a inquadrare gli sviluppi dell’economia mondiale con la chiave dell’effetto atteso dalla campagna di vaccinazione. In Borsa intanto sembrerebbe prevalere l’attesa del Conte ter, mentre alle stime del Fmi si aggiungono altri elementi di preoccupazione per la crescita economica.
Fatto #3
Gli anti-lockdown se la prendono molto con i giornalisti. Nei Paesi Bassi le loro azioni, dopo l’esplosione di violenza degli ultimi giorni, entrano anche nelle statistiche sulla libertà di stampa. Intanto però la carica della polizia in bicicletta viene indicata come il video più olandese della storia.
Oggi in pillole
- Non c’è spazio questa volta per nascondere le cose tra le pieghe della complessità, la vicenda dei dati sanitari lombardi e del noto errore indotto nel responso dell’algoritmo non può restare sospesa nell’indecidibile. L’accertamento della successione dei fatti non può essere spacciato come inchiesta da Sherlock Holmes, perché questa volta davvero basta pochissimo e un acume inferiore alla media. L’importante è che non ci siano segreti e per conoscere la banale verità dei dati può servire anche un gesto adatto a una foto di impatto mediatico, come questa richiesta in ginocchio nell’aula consiliare della regione Lombardia.
- L’Europa lavora a sanzioni contro la Russia per l’arresto di Aleksey Navalny e dei suoi sostenitori.
- Gli obiettivi della campagna di vaccinazione negli Usa di Joe Biden.
- Janet Yellen ben salda alla guida del Tesoro Usa.
- C’è il nuovo Ceo per Unicredit (e nei giorni scorsi sembrava anche definita la possibilità dell’ingresso nel capitale di Mps, con rilevanti compensazioni).
- Il documentario su Charlie Hebdo.
- Piano piano ri-ripartono anche le crociere (sono proprio i primissimi segnali di ripresa del turismo organizzato).