Immagine creata con dati di Copernicus Sentinel (2021), processati dall'ESA, CC BY-SA 3.0 IGO 

di cosa parlare stasera a cena

La "visita di controllo" del governo e l'Etna visto dallo spazio

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Torna a colorarsi in modo un po’ più intenso la cartina regionale dell’Italia e dall’Istituto superiore di sanità arriva l’esortazione a stare ancora un po’ a casa, di fronte a uno scenario che viene definito “in peggioramento” da parte dell’Istituto superiore di sanità. Da domenica tornano arancioni Campania, Emilia-Romagna e Molise. E, in caso di concentrazione locale di contagi con nuove varianti, il ministero è pronto a istituire specifiche zone rosse. Mentre l’andamento dei casi quotidiani non accenna a rallentare, anche se non corre in modo incontrollato

  

È quell’ultimo sforzo di cui abbiamo parlato più volte qui, immaginando che sarebbe stato il più difficile. Si tratta di resistere ancora, senza guardare necessariamente a una scadenza certa, anche se è molto probabile che con l’inizio di marzo si possano nuovamente rivedere i limiti e ricominciare ad aprire e a riprendere una maggiore socialità. Però ora la macchina del controllo della pandemia è avviata e il motore è caldo. Non servono più troppe spiegazioni e, in un certo senso, la questione si è depoliticizzata, anche grazie all’allargamento della maggioranza. Nessuno, tranne voci sparute di Fratelli d’Italia, si metterà a cavalcare per ragioni propagandistiche quest’ultima tornata di restrizioni. Lo faranno singolarmente cittadini esasperati e organizzazioni nate proprio per dar voce a proteste purtroppo tendenti al qualunquismo. Il governo dovrà certamente riaprire i canali di comunicazione, ma è tutto diverso rispetto all’impegno cui venne chiamato (e di questo bisogna dargli atto) Giuseppe Conte. Ora, si può dire, che le cose sono note. Non è la prima visita dallo specialista, è una visita di controllo. Il governo può avvantaggiarsi di questa condizione ma non deve far mancare il sostegno dello stato a chi è in difficoltà.

 

Anche in Germania si è dovuto allungare il periodo delle forti riduzioni di mobilità e vita sociale. Nei Paesi Bassi il governo interverrà nuovamente con legge dopo che una corte amministrativa aveva dato ragione a un comitato di cittadini contrari al lockdown. Sono i nervosismi e l’esasperazione comprensibili in questi ultimi giorni. I governi devono avere polso fermo e coraggio. I vaccini faranno il resto

 

Intanto, però, l’Italia spezza le reni a San Marino (come se poi un focolaio dentro al nostro territorio nazionale non fosse un problema perché l’amministrazione pubblica è diversa)

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Non c’è stata molta attenzione giornalistica ma oggi Draghi ha parlato di un tema essenziale per la riuscita del piano di ricostruzione. E lo ha fatto intervenendo all’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei conti, appuntamento non seguito in passato da altri presidenti del consiglio. Ha citato la cosiddetta “paura della firma”, l’espressione che si usa per indicare il blocco decisionale e operativo che colpisce soprattutto gli enti locali e parti della pubblica amministrazione, soprattutto per non incorrere nell’abuso d’ufficio e nel falso ideologico. E Draghi ha parlato di fronte ai magistrati che, più di altri, sono lo spauracchio degli amministratori. Perché è molto più temuta la parte relativa alla responsabilità erariale di quanto lo sia quella penale (spesso molto rumorosa all’inizio delle indagini ma non efficace quando si arriva al vaglio del tribunale). Draghi ha chiesto che i magistrati contabili diano preventivamente (ha parlato di ruolo consulenziale) agli amministratori qualche utile indicazione per evitare sia il blocco della firma sia esiti giudiziari pesanti. Ha usato un’espressione che sembra quasi ingenua nel paese degli spazzacorrotti, delle mani pulite, dei calzini da rivoltare, quando ha chiesto di “andare oltre le schermaglie normative” e di lavorare per “costruire un solido rapporto di collaborazione tra pubblici funzionari e Corte dei conti”, e, più avanti, ha invocato una “leale e costruttiva collaborazione tra chi agisce e chi controlla, un principio che deve guidare tutti i servitori dello stato: controllati e controllori”. Sullo sfondo di tutto questo, ovviamente, la necessità di preparare il terreno a un uso efficiente, verificabile e veloce dei fondi next generation Eu. Prendiamo dal sito di Stefano Ceccanti (che ne ha colto l’importanza) il link al discorso di Draghi

 

Fatto #2

Intanto però c’è lo smog e, un po’ a capocchia, vengono indagati i sindaci di Torino in serie

  

Fatto #3

Il Movimento 5 stelle passato al setaccio dal governo Draghi, i più restano e cercheranno di darsi obiettivi politici un po’ più interessanti della protesta fine a sé stessa. 

Oggi di queste cose e di altre parlava sul Foglio Goffredo Bettini avvicinando la stagione congressuale per il Pd

  

Oggi in pillole

  • Chi lavora per Uber deve essere considerato un dipendente, secondo la corte suprema britannica. È una sentenza di grande rilievo e che avrà effetti a catena. Se ben gestita, e deve farlo la politica, potrebbe diventare un punto di riferimento per ricostruire le relazioni industriali nell’epoca delle connessioni e dei servizi gestiti con supporto digitale.
  • La stessa Cnbc va poi a cercare una storia estrema di guadagni facendo le consegne per Uber e che potrebbe servire a mostrare che il lavoro dipendente avrebbe anche l’effetto di appiattire i guadagni realizzabili. Ma, appunto, è una storia estrema
  • Poi, però, se le aziende si parlano tra di loro si facilità il funzionamento del mercato del lavoro
  • Problema eterno e ora tocca a Giancarlo Giorgetti
  • Qui siamo appassionati del caos energetico texano
  • Forse in Italia si muove qualcosa sul fronte dei consumi
  • L’Etna che erutta visto proprio da lontano
  • Tenete d’occhio Perseverance e il suo elicottero nel volo marziano

 

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