di cosa parlare stasera a cena
Il M5s ha fretta di archiviarsi
Idee e spunti su quello che succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Che corsa verso la propria fine, che fretta di archiviarsi. I 5 stelle hanno prodotto un grande slancio elettorale, forse salendo sulle spalle del gigante populista creato da tutta l’antipolitica storica italiana (che è anche precedente all’ondata del 1992), ma avevano un repertorio ideologico poverissimo. Una visione del futuro frutto delle fantasie visionarie (parola pericolosissima) di GianRoberto Casaleggio, poi fuse, come è noto, con il fastidio per il presente di Beppe Grillo. Un mischietto micidiale da cui sono nate le regole con cui si rende non gestibile l’esperienza politica del movimento (e infatti quelle regole stanno saltando, in nome proprio della possibilità di avere un ruolo sulla scena pubblica) e da cui derivano anche gli obiettivi impossibili e anche indesiderabili ai quali è stata vincolata l’azione politica dei primi eletti, si veda ad esempio la gabbia di veti e di tabù in cui si è trovata chiusa Virginia Raggi per la gestione dei rifiuti (mentre il gesto di ribellione che portò fuori dal movimento Federico Pizzarotti fu proprio il riconoscimento della ineluttabilità dell’impianto di smaltimento rifiuti del territorio di Parma). Ecco, mentre una consistente parte dei 5 stelle ha preso una strada autonoma e più politicamente percorribile, anche con l’aiuto di Giuseppe Conte, e si è separata ormai dall’eredità di Casaleggio e dalle sue visioni uraniche, palingenetiche, c’è anche, in attività, la restante parte casaleggiana, in cui tenta di trovare uno spazio anche Alessandro di Battista. E sono questi ultimi i protagonisti, forse non pienamente consci, del tentativo di musealizzazione del loro ispiratore politico, della sua marmorizzazione, e quindi espulsione dalla politica corrente, nientemeno che attraverso una giornata fissa per ricordarne il pensiero. Un omaggio che ricorda quello alla statua della mamma del padrone in uno dei primi Fantozzi. È interessante che mentre la parte ora dirigente dei 5 stelle sta cercando di darsi una struttura più simile a quella di un partito c’è invece Enrico Letta a disegnare una forma più movimentista per il Pd. Ma, insomma, sono formule un po’ politicistiche, perché in realtà entrambi stanno cercando una strada per rivitalizzare le loro parti politiche.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Con la ricerca di un fondamento per vaccinare prima questi o quelli si va a sbattere. Il tentativo di selezionare per categorie lavorative e utilità sociale ci ha portato in un vicolo cieco, in un assurdo di tipo quasi sovietico, mostrando che la pianificazione centralizzata di qualsiasi processo complesso non può essere realizzata perseguendo più di un obiettivo. Per essere più chiari: si può organizzare la convocazione dei cittadini per un impegno comune, ma non si può anche tentare di usare quella convocazione per altri scopi. Ancora più semplice: se si convocano i cittadini per vaccinarli non si può anche impegnarsi in intenti perequativi o in una specie di riconoscimento del merito. Perché su meriti e bisogni, malgrado il bel progetto socialista italiano degli anni Ottanta, le opinioni divergono, i giudizi non sono omogenei, la confusione incombe. Allora sarebbe stato più sensato procedere per classi di età e via da subito, ma non è stato fatto, perché il diavoletto della priorità si è andato a cacciare in ogni decisione. Certo, è ragionevole e anche, in astratto, giusto, vaccinare prima le forze dell’ordine, e prima ancora il personale sanitario. Ma tolti questi due casi, perché esposti al contatto involontario davvero con tutti, eravamo, più o meno, tutti alla pari. Aver aperto ad altre categorie ha innescato un processo inarrestabile, in cui gli argomenti logici erano, come dire, tutti validi e tutti contestabili, e sono arrivate le proteste. E le ribellioni delle regioni. Che poi va a finire pure che si litiga sulle priorità per le riaperture turistiche. Oggi si è celebrato il contrasto tra Stefano Bonaccini, a favore della riviera, e i tifosi delle Isole minori. Nel match si schiera anche Giovanni Toti per chiedere, logicamente, la fine delle ostilità e l’adozione di criteri uniformi per tutto il paese. E c’è il richiamo a tutti da parte del commissario Vincenzo Figliuolo perché si adeguino alle indicazioni governative, operazione obbligata ma difficile da realizzare mentre la macchina è pienamente avviata. Assieme al richiamo all’ordine dagli uffici del commissario arrivano anche informazioni sui vaccini di prossima consegna, con la possibilità di quantità sufficienti ad alzare la media delle vaccinazioni già dalla prossima settimana.
Fatto #2
Era ora, non è una gara ma fa piacere, anche perché prima si tagliano i contagi in Lombardia e meglio è per tutto il paese. Le proteste in tutto il paese delle organizzazioni nate durante la crisi sanitaria per rappresentare, non si sa con quale quota sul totale nazionale, le piccole imprese della ristorazione. Già nei giorni scorsi si era avuta traccia di infiltrazioni da parte di movimenti di destra, estranei ai temi della rappresentanza economica, e infatti in parte gli slogan sono stati indirizzati verso il governo, senza specifiche ragioni, e soprattutto contro i vaccini. Ci sono stati anche limitati episodi violenti, anche contro giornalisti e operatori tv.
Fatto #3
Il colpo sul mercato americano, e quindi mondiale, di DiaSorin, sempre più forte nel settore della diagnostica molecolare. A dispetto dell’alto prezzo pagato per comprare la Luminex il titolo dell’azienda italiana strappa verso l’alto in Borsa, segno che è il momento di presidiare il mercato con forza e di fare investimenti. E Microsoft, che già è gigante, si muove da par suo sul mercato delle acquisizioni in settori rilevanti per la sanità del futuro, e offre 16 miliardi di dollari per prendere la società americana Nuance, specializzata in applicazioni dell’intelligenza artificiale a supporto dei medici.
Oggi in pillole
- Vicenda imbarazzante, con la scena del fuggi-fuggi ad aggiungere ridicolo.
- Il cambio alla guida del Cnr, arriva Maria Chiara Carrozza, tra le altre cose ministra nel 2013 e prima donna alla guida del nostro maggiore ente di ricerca. Ha molto da lavorare e i margini di miglioramento, sia nei risultati scientifici sia nella selezione dei ricercatori, sono molti ampi.
- Londra riapre e ci si mette in fila.
- Perché Joe Biden non ha paura di scatenare l’inflazione con il suo gigantesco programma di spesa pubblica.
- Cosa potrebbe succedere se, presto, neanche le auto ibride ricaricabili, quindi con la possibilità di muoversi nelle città con il solo motore elettrico, venissero più considerate sostenibili dalle autorità europee.
- Elefanti felici, e non lo nascondono, per la mancanza di turisti.