di cosa parlare stasera a cena
La quasi normalità (fino alle 22)
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
La (quasi) normalità fino alle 22. È una cosa un po’ strana e attorno all’orario del rientro a casa si gioca una partita politica non proprio da nulla. Perché tenere duro sulle 22 anziché le 23 potrebbe costare caro politicamente e dare molto poco in termini di migliore contenimento del virus. C’è più di qualche crepa nella maggioranza e sono già pronti in tanti, a cominciare da Matteo Salvini, per approfittarsene in modo opportunistico. Tra l’altro senza rischiare nulla. Perché potranno rivendicare il successo se verranno concesse le 23, cavalcare le lamentazioni (anche fondate) se dovessero restare le 22, e, in ogni caso, annacquare la loro responsabilità in caso di ripresa nei contagi, alzando la solita cortina di confusione. Insomma, i difensori delle 22, che certamente hanno alcune ragioni fondate, sono però un po’ in difficoltà tattica. Possono sperare solo in una forte intestazione della decisione da parte di Mario Draghi. Oppure farebbero meglio a preparare una via d’uscita, chiedendo di aumentare e rendere reali i controlli sugli assembramenti in cambio dell’allungamento alle 23, orario che permetterebbe di spalmare meglio sulla giornata le occasioni di conviviali, con l’effetto, si spera, di renderle anche meno pericolose. Anche perché si parla di limiti da tenere fino alla fine di luglio, quando, specialmente in alcune regioni, il livello di vaccinazione sarà vicino al 100% del gruppo raggiungibile.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Ancora sulla superlega, poi basta. Non è passato il colpo di mano e forse tutto stava nel non fare colpi di mano. Lasciamo stare la presunta sfida tra ricchi e poveri, perché è uno schema tanto abituale quanto, questa volta, fuori luogo. C’è stato solo un tentativo di saltare in pochi e per primi ed escludendo gli altri su un progetto che è nelle cose e che, in parte, è già contenuto nella riforma delle coppe europee. Adesso si passa (ieri l’avevamo dato ieri qui come esito più probabile) a una qualche forma di trattativa. Bisognerà riprendere a parlarsi, dopo i due giorni degli insulti, e capire quali margini esistono per giocare più partite ad alto valore aggiunto. Intanto resterà un murales. E scuse e manifestazioni.
Fatto #2
Qui, nelle chiacchiere a cena, ci era sembrata una questione più propagandistica che reale. Perché sempre i sovranisti e i vari politici di destra in Germania fanno ricorso alla Corte costituzionale tedesca contro le varie forme di partecipazione alla gestione comune finanziaria e monetaria in Europa. Questa volta era stato l’accordo mutualistico su Next generation Eu a essere contestato, con immediato codazzo giornalistico sulla Germania pronta a lasciare il progetto europeo. Poi, come tutte le volte precedenti (contro la Bce per il quantitative easing, contro gli interventi comunitari di aiuto all’economia nel 2011, contro l’euro) la Corte ha bocciato il ricorso e la partita si è chiusa. Però possiamo capire che per il commissario europeo Paolo Gentiloni si tratti comunque di una vittoria importante e da rimarcare.
Fatto #3
Con la condanna dell’ex poliziotto Derek Chauvin si può aprire una stagione di consapevolezza più profonda della questione razziale nella società americana. È una speranza, ma è fondata.
Oggi in pillole
- Un dubbio interessante sui falsi vaccini polacchi e gli zelanti cercatori di vaccini in proprio italiani.
- Le riaperture francesi (avevano la regola dei 10 km da casa, interessante).
- Cambia tutto con la politica economica di Joe Biden?
- E se lo dice anche da solo.