DI COSA PARLARE STASERA A CENA
La crisi dei partiti, travolti dal metodo Draghi
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Una riflessione a cena sul metodo con cui Mario Draghi governa il paese e la sua maggioranza. Si dice spesso che ascolta tutti e poi decide da solo. È certamente così, ma non avremmo detto tutto. Perché la fase dell'ascolto ha anche un'altra funzione, non dichiarata ma sempre più evidente. L'ascolto è fatto anche di esposizione delle proposte, come se su di esse si volesse aprire una specie di dibattito pubblico. E diventa una grande operazione di disvelamento. Perché ciò che viene fuori è che i partiti della maggioranza (e pure quelli dell'opposizione) non hanno vere proposte, non portano contributi realizzabili al programma, ma solo indicazioni estemporanee, segnalazioni di schieramento, furbate tattiche. Forse la causa di questa povertà propositiva è nel confronto politico, trasformato dalla pressione dei social e dei talk-show, con i suoi tempi e modi. Forse c'è un indebolimento generale della capacità di lettura dei processi sociali, economici e anche politici a causa dell'andamento parossistico delle tendenze elettorali, con partiti che, da una trentina d'anni a questa parte, nascono all'improvviso, toccano vette di consenso, poi precipitano, senza che siano passati attraverso un vero radicamento e senza il vaglio di una solida rappresentanza di interessi. Finisce che a Palazzo Chigi, anche attraverso ministri dotati di esperienza o da leader di partito, arrivino idee programmatiche o proposte di policy che sembrano pescate a caso, improvvisate, come è successo per l'imposta di successione o come sta succedendo per la gestione della transizione dal blocco dei licenziamenti al ritorno verso la condizione ordinaria. E lo stesso, su scala maggiore, è successo riguardo alla concezione e alla decisione sulle regole gestionali del piano per la ripresa. E ancora, qualcosa di simile, è avvenuto per il piano vaccinale. Con l'impressione che Palazzo Chigi, o i suoi delegati diretti, come il generale Figliuolo, prendessero il controllo pieno della situazione escludendo altri. L'eccezione del ministro Roberto Speranza e del suo attivismo spesso anche coraggioso, in realtà conferma la regola, perché è stato lo stesso ministro a dire che le sue decisioni sono state basate sulle indicazioni del comitato tecnico-scientifico e di altre istanze non politiche, è stato lui stesso, insomma, a togliere una parte rilevante dell'azione di governo dal campo della politica e anche, forse, da quello della competizione elettorale (cercando di depotenziare lo sfruttamento opportunistico della lotta alle restrizioni). Alla fine, però, restano, quasi loro malgrado, Draghi e i suoi di stretta fiducia, a potere e dovere scegliere.
Le tre ''cose'' principali
Fatto #1
A proposito, qui si è detto più volte che il tema, adesso, è solo la ripresa. Sergio Mattarella ne ha parlato giorni fa a Brescia e oggi, nuovamente in una città che ha sofferto molto per la pandemia, a Cremona.
Fatto #2
Le sanzioni raramente ottengono risultati, dalla Bielorussia si chiedono anche altre forme di aiuto attivo.
Fatto #3
Il consiglio europeo tra Covid, piani per la ripresa e Bielorussia. La chiusura dello spazio aereo, come si diceva, è un primo passo, ma serve altro. Draghi ha cominciato la giornata parlando con Emmanuel Macron.
Oggi in pillole
- Qui ci è simpatico Intermodale solo per il fatto che si chiama Intermodale e poi ci piace ancora di più se tenta di contrastare il racconto televisivo prevalente no-Tav.
- Ah, intanto Brexit non funziona.
- Ti mando un vocale, di dieci minuti (ma lo puoi far diventare di 5 minuti).
- Una scelta che potrebbe comportare la ripresa del controllo del mercato calcistico da parte delle squadre e la riduzione del potere dei grandi agenti intermediari.