DI COSA PARLARE STASERA A CENA
Il centrismo spiegato grazie a Marcello De Vito
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Scusateci ma in una cena di quasi estate si può anche partire dalla contemplazione di un fatto che qui pare, a giusto titolo, storico, e cioè il passaggio di Marcello De Vito a Forza Italia. Per i non romani, o per i romani giustamente distratti, De Vito fu il principale organizzatore del Movimento 5 stelle capitolino. Un soldato e un generale insieme, un lottatore in Campidoglio, un grillino della primissima ora, tanto da finire bruciato da Virginia Raggi quando avrebbe potuto correre da sindaco e vincere a mani basse. E poi ha resistito quasi 5 anni. Quasi, perché a un certo punto anche lui è sbottato e soprattutto si è messo in cerca di qualcosa da fare. Be’ va riconosciuto che nella scelta di Forza Italia c’è del genio. Perché sulla scena romana potrebbe essere il partito del sindaco, qualora rispuntasse la candidatura di Maurizio Gasparri e comunque garantisce una posizione politicamente interessante nella partita di potere interna al centrodestra, oltre a essere l’unico partito con ambizioni e capacità anche centriste. Comunque qui si voleva ragionare sulla capacità anticipatrice della politica romana, con esperimenti come quello di Francesco Rutelli, a prefigurare la sinistra allargata e il prodismo, e poi Walter Veltroni, col ritorno dello schema più partitico, e Gianni Alemanno, il modello della destra che vince e poi non sa bene che fare, quindi Ignazio Marino, il modello della sinistra che cerca di pescare fuori dal suo ambito, vince e poi non sa che fare, e Virginia Raggi col vento che cambia e porta il populismo, che vince e poi non sa che fare. Adesso è il turno del centrismo in blu, inteso come colore della giacca di De Vito in questa foto, vincente, ma chissà se poi sanno che fare. E allora il centro e il centrismo ci portano anche a Giuseppe Conte e al suo un po’ confuso tentativo di accreditarsi come capo di ciò che resta dei 5 stelle, facendone comunque qualcosa di, appunto, centrista. C’è un po’ di raffazzonamento nella costruzione ideologica della leadership contiana (presentata oggi con un’intervista al Corriere della Sera), gli si consiglia, se non altro per i meriti che ha acquisito nella guida del governo durante i mesi terribili dell’inizio della pandemia, di approfondire un po’ le questioni programmatiche, di migliorare le letture e forse anche le frequentazioni, soprattutto di appassionarsi un po’ alla politica, altrimenti si fanno errori come quello di prendere ancora sul serio un Alessandro Di Battista e farsi pure rispondere maluccio.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Con la velocità nella campagna vaccinale presa in Ue e Usa diventa ragionevole pensare a una seconda fase, a breve, in cui i paesi più ricchi e dove lo stato di diritto ha favorito l’efficienza delle operazioni, possano provare a farsi carico, in tempi minori del previsto, della vaccinazione di molti altri paesi del mondo, a cominciare da quelli africani. L’obiettivo è anche egoistico, perché darebbe una maggiore sicurezza mondiale contro il ritorno della pandemia. Altre cose giuste.
Fatto #2
Un paradosso che potremmo proporre a cena. L’Italia ha un sistema previdenziale spiccatamente generoso rispetto a molti altri paesi europei. Ma, guardando meglio, ci accorgiamo che lo è solo per un parametro, quello dell’età di pensionamento. Per essere più chiari, per anni in Italia si è usciti dal lavoro prima che in altri paesi simili. Intanto, però, a seguito anche di un lento effetto delle riforme, gli importi si sono ridotti, mentre, fortunatamente, l’aspettativa di vita si allungava. Potrebbe esserci anche questo insieme di cause a spiegare i dati abbastanza preoccupanti diffusi dall’Istat sulla condizione degli anziani. Mentre è certo che questa diventerà nel tempo la principale questione sociale italiana. All’opposto della scala di età, invece, c’è l’aumento della povertà educativa.
Fatto #3
"Siamo il muro contro l’estremismo, possiamo fare anche più del 37%" dice Armin Laschet, recentemente eletto alla guida della Cdu, e ha anche ragione. Mentre tutti guardavano ai tentativi di spiazzamento, gli elettori tedeschi hanno tenuti gli occhi sulla palla e non si sono fatti ingannare.
Oggi in pillole
- Invece di buttarsi sulla notizia (non verificata) della morte del capo di Boko Haram il mondo dovrebbe preoccuparsi del futuro della Nigeria in generale.
- Jeff Bezos va nello spazio entro poche settimane, con suo fratello, e brucia sul tempo Elon Musk.
- C’è questo colpo di Lorenzo Musetti a rappresentare un match straordinario, dopo i primi due tie break vinti e la speranza che si faceva concreta c’è stato un evidente calo fisico (era comunque al suo primo torneo sui cinque set) che non toglie nulla alle prospettive per la carriera di questo tennista diciannovenne. Stasera saprete anche com’è andata a Jannik Sinner.
- La vita di Guglielmo Epifani, sindacalista e politico con stile e con tenacia.