Mario Draghi (foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Il metodo Draghi è restituire centralità alle istituzioni

Giuseppe De Filippi

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Una delle caratterizzazioni del metodo Draghi è la formalizzazione delle sedi decisionali. Sembrerebbe ovvio che si decida nei luoghi e nei consessi preposti (per legge o per precedente accordo politico), ma non è così. I governi degli ultimi anni, periodo estendibile anche all’inizio della Repubblica, avevano le sedi istituzionali per le decisioni ma poi tutto avveniva in quelle informali. Governi recentissimi hanno visto le scelte più importanti annunciate, o smontate, con dichiarazioni date nei luoghi più impensabili, dalle spiagge ai marciapiedi urbani, e nei modi più vari e sgangherati. L’eccezione sono stati i governi tecnici, accomunabili all’attuale ma diversi, perché costruiti sulla rimozione della responsabilità politica e non, come sta avvenendo ora, su un’assunzione, specialissima, di responsabilità, come abbiamo avuto modo di osservare in precedenti cene. Stabilito che il governo e la maggioranza sono nei loro pieni poteri il metodo Draghi consiste nel portare le decisioni, con tempi definiti, nei luoghi istituzionali. E da lì si esce con le scelte fatte. Non vale, a smentire questa tesi, l’esempio degli emendamenti alla riforma della giustizia o il contrasto sul Ddl Zan. Per la prima vale sì la responsabilità di governo e probabilmente verrà fatta pesare con la fiducia.

Il dibattito politico c’è, è molto articolato, spacca anche la maggioranza, ma poi, con uno strumento perfettamente costituzionale, tutto viene ricondotto all’urgenza e alla necessità di decidere (tra l’altro, oggi è successo per il decreto recovery). Per il ddl Zan la responsabilità è affidata alla maggioranza, non al governo, e sia essa a dimostrare di saper funzionare. Per il Green pass, e torniamo alle parole iniziali, già l’indicazione delle sedi e dei tempi di decisione ci fa capire che il modo di operare di questo governo è diverso da qualunque esempio passato. Con una postilla: la presenza di ministri di ogni partito della maggioranza, in numero maggiore rispetto alla piccola squadra di tecnici, rende l’esperimento ancora più efficace. 

Comunque, a ora di cena da Palazzo Chigi verranno comunicate tutte le decisioni con una conferenza stampa di Mario Draghi, cui si unisce la ministra della giustizia Marta Cartabia per qualche possibile altra indicazione sui temi della riforma pronta a essere avviata. 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

Intanto, va avanti anche la riforma fiscale. Il ministro dell’economia è andato a parlarne alle commissioni riunite. I cambiamenti riguarderanno anche l’iva. Per l’Irap l’obiettivo è la cancellazione. Certamente verranno modificati pesi e distribuzione delle tasse sul reddito. I bonus principali restano e sono prorogati almeno al 2023. 

Fatto #2

La Bce non vede, ancora, rischi di inflazione e va avanti con la politica dei tassi super bassi e dell’intervento attivo sul mercato dei debiti sovrani. 

Fatto #3

Economia degli Usa ancora non proprio sul binario di una crescita che crea occupazione. A New York invece c’è ripresa e anche forte. 

Oggi in pillole

- Nessun dubbio sulla gravità dell’uccisione di Youns El Boussettaoui, qualche dubbio sul rischio di reiterazione del reato indicato dalla procura come ragione per confermare i domiciliari all’assessore leghista. Colpiscono le parole dei familiari dell’ucciso, dimenticati, nella prima fase, dagli stessi uffici giudiziari, da cui non è arrivata nessuna informazione su autopsia e condizioni delle indagini.

- Urge vaccinazione completa di massa per far fuori la variante delta.

- Da un tweet del bravo Andrea D’Ortenzio, che riprende un giornale argentino, la sorte dei governi che si sono fidati del vacchino Sputnik V e della propaganda russa.

- Valerie Pécresse si candida alla presidenza della repubblica francese. È presidente della regione dell’Ile-de-France ed è stata ministra con Nicolas Sarkozy. Punta a rappresentare la destra non lepenista e il centro non macronista. Per ora il programma sembra un po’ vago, come il nome del movimento Libres!, che sfoggia un punto esclamativo ma non si capisce bene cosa esclami, né chiarisce molto sulla libertà cui aspira.

- Come, e perché, si annulla un’Olimpiade.

- Che succede, e non si capisce ancora bene, alle Generali.

- Non stiamo troppo a indagare sulle origini del Covid, dicono i cinesi all’Oms.

- La concorrenza fa bene, provarci, anche da sbruffoni, fa bene, anche verso lo spazio.

- L’incidente del minibus a Capri.

- Altro che Green pass per entrare allo stadio, qui si parla di obbligo vaccinale proprio per entrare in campo e giocare, in Premier League.

- Le Olimpiadi non saltano, sono un po’ strane ma si va avanti.

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