Virginia Raggi al voto (foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

La fine delle campagne spaccatutto

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Sembra il voto del ritorno alle basi o della fine delle campagne spaccatutto. Il talk torna nel suo nulla e non produce più sconquassi elettorali, sta nel mondo parallelo di alcuni orari televisivi, una caverna platonica molto mal frequentata. L’offerta politica tradizionale, che corrisponde (un po’ per caso) al centrosinistra, riprende il suo primato nelle urne non tanto per una crescita di consensi, ma per l’esaurimento delle novità estemporanee, dell’effimero populista. Virginia Raggi a Roma (e vale per gli altri casi di sindaci grillini), nel suo turno vincente e in modo travolgente al ballottaggio, aveva mobilitato e anche emozionato una gran parte di elettori. Era un’onda di cui lei stessa aveva pochissimo controllo, e anche pochissimo merito. Sembra un fenomeno che si crea solo con la convergenza tra una campagna di sfondamento (il vaffa dell’epoca), con l’attacco verbalmente violentissimo contro i partiti, sommato all’antipolitica latente di molti intellettuali italiani e frullato nel moltiplicatore televisivo. Questi tre fattori stavolta non sono assenti (ci vorranno anni per venirne del tutto fuori), ma non hanno più capacità di spinta. E succede ciò che vediamo. Ristrutturare anche la proposta politica nazionale su questo schema potrebbe essere una strategia da non buttare via.

Mentre qui, e parliamo sempre di chiacchiere a cena, si tende a sconsigliare l’uso della pandemia e delle scelte fatte per contrastarla, come strumento di convincimento o di propaganda politica. Le stagioni anomale, e, si spera, uniche, certamente lasciano segni, e figuriamoci, ma sono anche neutralizzate dal meccanismo psicologico grazie al quale riusciamo sempre ad andare avanti. Il piacere di votare secondo vecchie e consolidate abitudini, insomma, è molto più forte del brivido portato dai traumi della pandemia.

     

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Un po’ di risultati. Via via c’è tutto sul Foglio.

  

E ci sono anche le suppletive a Siena e a Roma e le regionali in Calabria.

    

Fatto#2

Sì, ci sarebbe la questione delle alleanze. Una cosa noiosissima, perché è fin troppo evidente che il Pd non intende davvero stabilire un accordo eterno e costante con il M5s e che, per contro, il M5s non è strutturato né organizzato per gestire davvero, politicamente, mediante accordi potere, un’intesa per il governo nazionale e per quelli locali. Tutto quello che può fare il movimento già grillino è gestire con un po’ di accortezza il suo disfacimento, cercando di salvare una parte solida di consenso di tipo moderatamente antipolitico, moderatamente moderato se possiamo fare una battuta scema, genericamente clientelare, più o meno pauperista. Il cinismo più totale vorrebbe un accordo in cui al Pd interessa solo la quota mobile di elettori a cinque stelle, per portarli piano piano dalla sua parte. Ma forse questo è troppo. Però si vede dai risultati che l’accordo conta e non conta e che nei luoghi in cui è stato applicato con convinzione, come Bologna o Napoli, c’è un po’ il fenomeno dell’appropriazione piddina e comunque i cinque stelle non assomigliano più da tempo, neppure un po’, a quello che immaginiamo sia un cinque stelle. Mentre a Roma, dove Virginia Raggi, invischiata in un suo strambo continuismo malgrado lo stesso fondatore, elevato, la guardasse con commiserazione, faceva campagna contro il Pd ma diversi esponenti del M5s si comportavano in modo ben diverso, si mostra l’incapacità, o l’impossibilità, di sostenere posizioni politiche forti da parte dei già grillini (e in campagna elettorale il Pd romano si è sempre tenuto alla larga da Raggi, contestandola a viso aperto, con Goffredo Bettini che ha perfino beccato il suo amico Giuseppe Conte perché il leader dei cinque stelle stava sostenendo Raggi con troppo entusiasmo).

 

Fatto #3

Il lago schifoso, la gigantesca discarica in cui va a finire tutto ciò che di fetente e inquinante viene fuori dalla produzione dei nostri cari oggetti elettronici, connessi, smart.

 

Oggi in pillole