DI COSA PARLARE STASERA A CENA
Il patto tra i partiti su manovra e Quirinale
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
La chiamata di Enrico Letta ai leader di partito, e le risposte che ha avuto, meritano un po’ di attenzione. Intanto perché si potrebbe equivocare. Sulla carta sembrerebbe una classica, e micidiale, verifica di governo. Solo che quelle sono cose che, con un Mario Draghi, non si fanno. E poi le verifiche sono tipicamente momenti, magari drammatici, nella vita dei governi di coalizione. Ma questo, lo sappiamo bene, non è un governo di coalizione. E non è neanche un governo di unità nazionale. Semmai, stranezza, è un governo di divisione nazionale. E la divisione, portata in dote, è la stramba forza su cui si regge il governo Draghi e su cui, come quei treni che stanno sollevati grazie alla repulsione magnetica, viaggia veloce. Ora, l’apparentemente ingenuo appello di Letta, con la molto banale richiesta ai capi partito di impegnarsi direttamente nella definizione della legge di bilancio, va a toccare proprio questo insolito equilibrio e tenta di trasformare il governo di divisione nazionale, appunto, in governo di unità nazionale. È una buona cosa, forse, perché la politica di bilancio, e non solo quella, non possono essere abbandonate alla fiducia nei tecnici e all’irresponsabilità attiva dei partiti. Ma è anche qualcosa di abbastanza impegnativo, se non proprio pericoloso. Intanto perché comunque persisterebbe la separazione nel centrodestra tra i partiti al governo e i FdI all’opposizione. Ma, soprattutto, per quanto si faccia appello all’unità per contrastare una condizione eccezionale come quella pandemica, servirebbe un grumo, anche minimo, di accordo politico, e quindi di capacità di fare qualche compromesso rispetto ai programmi di bandiera. Uno sguardo alle proposte in giro fa pensare che la Lega e forse anche altri questa concessione alla politicità non siano in grado di farla, per quanto Matteo Salvini si sia subito detto disponibile alla chiamata di Letta. L’esito semi miracoloso, invece, sarebbe quello di far nascere, o almeno abbozzare, una specie di maggioranza vera e propria, quella che fatalmente arriverebbe al 2023 e che forse avrebbe anche qualcosa da dire sul prossimo presidente della Repubblica. Ma è un miracolo al quale si fa molta fatica a credere.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Gli iracheni spostati come pedine e ora destinati a essere riportati nel loro paese (da cui fuggivano). Le condizioni sempre più terribili, con la Bielorussia che fa il possibile per peggiorarle, dei profughi che premono al confine polacco. E l’Ue sta per estendere le sanzioni anche alle società di trasporto, per bloccare gli spostamenti dei migranti guidati dagli stati dittatoriali. E lo sconcerto di Sergio Mattarella.
Fatto #2
Anche le altre (tre) volte i primi segnali di partenza dei contagi erano arrivati proprio dagli ospedali. Le misure anti-Covid in Italia per i trasporti saranno più stringenti: il green pass verrà controllato prima di salire a bordo dei treni, in taxi al massimo in due (a meno di appartenere a stessa famiglia).
Fatto #3
Le restrizioni un po’ dappertutto in giro per l’Europa e perché è importante che proprio i paesi europei facciano uno sforzo in più per contenere i rischi.
Oggi in pillole
- Steve Bannon (già pensatore di riferimento anche della destra sovranista italiana) va in prigione, questa volta per gl attacchi a Capitol Hill.
- Banchiere centrali (della Bce) che si vaccinano e fanno appelli chiari per la vaccinazione: "Mi chiamo Isabel Schnabel, faccio la banchiera centrale, ho tre figli, siamo tutti vaccinati e pronti per la terza dose, fatelo anche voi".
- Instagram, in Francia, crea la scuola per influencer.
- Dal poco che si è visto da Fabio Fazio il film sul delitto Gucci va evitato con cura, state lontani dalle sale.