DI COSA PARLARE STASERA A CENA

La scazzottata anti-populista tra il centro e il M5s

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Giuseppe Conte non si candida, così pare, nel collegio da riempire dopo che Roberto Gualtieri è diventato sindaco. La possibilità della sua candidatura nel centro di Roma, ovviamente coordinata con il Pd, da lungo tempo vincente in quel collegio, aveva suscitato prima la risposta di Carlo Calenda, pronto a prendere i suoi voti, fresco di corsa per il Campidoglio, e poi di Matteo Renzi, anche lui forte del risultato comunale, perché nella lista calendiana erano schierati anche i renziani, due di loro sono stati i più votati al Consiglio. Insomma, per un collegio che darebbe un posto a Montecitorio per non più di un anno e tre mesi si è scatenato uno scontro politico forse non del tutto opportuno, se si ha a cuore la formazione di un’offerta politica un po’ più varia, ben organizzata, coerente con le richieste dell’elettorato. Perché entrambi i progetti entrati in collisione hanno senso e dignità. Può non piacere a molti ma l’intesa di lunga durata tra Pd, LeU e M5s (nella sua recente versione, un po’ contiano e un po’ dimaiano) ha un peso e può contare nella politica italiana. Avrà bisogno di dialogare con il famoso centro. E questo, però, non può pensare di costituirsi e di affermarsi solo, come dire, per dispetto, per sfregio. Certo, è facile trovare magagne e indicarle al pubblico. E anche la candidatura di un politico come Conte può rientrare tra le magagne. Ma politicamente che gusto c’è a scassare e basta? O il centro, ripetiamo, non ancora né costituito né affermato (a Calenda, anzi, l’espressione centro fa proprio un po’ schifo), riesce a definirsi in proprio e non attraverso l’indicazione dei difetti altrui, oppure non avrà mai peso né autorevolezza. Peccato, perché avrebbe lo spazio politico/elettorale per giocarsi una partita anche leggermente opportunistica, ma interessante. Ma come si può andare avanti mettendo una specie di veto a priori verso un pezzo rilevante del centro-sinistra? Significa, secondo una logica molto elementare, affidarsi in pieno alla eventuale capacità manovriera di Matteo Salvini per rientrare in gioco, perché l’unico sbocco sarebbe nell’intesa con la destra, oppure bisognerebbe aspettare la sparizione completa del voto per i 5 stelle, ma questa eventualità, desiderata e insieme sognata da Calenda, non sembra probabile. La riduzione dei consensi ci sarà, è chiaro, ma una base elettorale e perfino un tipo di rappresentanza sociale e di interessi costituiti i 5 stelle, anche senza accorgersene, li hanno conquistati, e non li molleranno. Anche perché, nel frattempo, uno come Silvio Berlusconi, che il centro politico lo ha un po’ distrutto e un po’ esaltato, mostra di capire molto meglio come ci si deve comportare con una forza politica come i 5 stelle.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Il Papa è tornato da Cipro con un bel po’ di idee e analisi nuove su immigrazione e Ue. Si è misurato, già che era dalle parti greche (e cipriote), con il tormentone filosofico pre-cristiano e se volete ha anche rimbrottato l’Ue per le istruzioni natalizie non proprio accorte.

 

Fatto #2

Oggi Repubblica parla dell’imminente direttiva europea con cui si dovrebbe stabilire l’obbligo di qualche forma di lavoro subordinato per i fattorini cui sono affidate le consegne dalle piattaforme per le ordinazioni online. Si potrebbe attendere qualche scossone per il settore, ma non sembra, invece, che siano in vista cambiamenti significativi. Voi però a cena, per essere originali, parlate di Alfonsino, la società di consegne e ordinazioni che ha scelto di andare nei piccoli centri invece di concentrarsi, come tutti, sulle grandi città, evidentemente puntando sulle zone con certamente meno domanda ma anche con pochissima offerta e quindi meno concorrenza. La società è quotata e sta andando anche bene, nel listino Euronext growth di Milano. A proposito di Ue, invece, ecco le basi per intervenire sia sui diritti di lavoratori come i fattorini sia sulla questione del salario minimo, per il quale è pronta a muoversi la macchina decisionale dell’Unione. Ah, il salario minimo è una cosa assai complicata, e diventa complicatissima se si vuole uniformare il diritto e le prassi contrattuali in tutta l’Ue, qui c’è una conversazione sul tema con una importante dirigente della Cgil. 

 

Fatto #3

La curiosità di un Beppe Grillo che, dicendo cose giuste o sbagliate o un po’ e un po’, parla come un consulente di una big four o come un analista di Borsa. È interessante che ormai questa specie di rimozione del populismo non sia appannaggio solo dei neo-grillini alla Luigi Di Maio, ma raggiunga il garante, il capo supremo (chissà se poi lo è ancora) e fondatore. Nel merito Grillo è a favore di uno sforzo ulteriore di Cdp, con esborso finanziario per eventuale aumento di capitale, e del mantenimento di due reti separate.

 

 

Oggi in pillole