di cosa parlare stasera a cena

Il bollettino Covid diventa settimanale? Ma la confusione non è colpa dei dati

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

I dati sono un’ossessione inevitabile. Che riguardino l’economia o la pandemia scatenano ansia e insieme la leniscono. La discussione sulla loro diffusione e il loro uso pubblico è tremendamente oziosa, ma a cena non potrete sottrarvi. Allora, come strategia diversiva, potreste fare un paragone con i sondaggi. Tutti schifano i sondaggi elettorali, ma poi non resistono, ti prendono sottobraccio e bisbigliano con aria furba e complice chiedendo cosa dicono gli ultimi sondaggi. Alludono, sembrerebbe, a quelli veri, come se ci fosse un grado iniziatico maggiore col quale si viene informati delle intenzioni di voto rivelate in modo veritiero. Al primo errore, al primo grosso scostamento tra sondaggi e risultati, arrivano le irrisioni e le solenni promesse di non leggerli più, neanche una guardatina. Salvo poi ricominciare al giro successivo. I politici, poi, tanto pubblicamente li disdegnano con il massimo dell’ostentazione quanto privatamente ne sono drogati. E guardate che il parallelo con i dati reali della pandemia non è così avventato, perché una rilevazione quotidiana, anche se fatta con dati reali, non è così immune da errori o da induzioni al travisamento. Ma resta la necessità di avere una bussola, per quanto sia inevitabilmente appannata. Sono dati che servono a prendere decisioni, sbagliando in un buon numero di casi. E questa, fatta di scelte, errori e correzioni, per quanto possa infastidire qualcuno, è l’unica strategia possibile per contrastare un fenomeno complesso e globale come una pandemia. A far confusione, quindi, non sono i dati e la loro ampia diffusione, ma i critici sgangherati che guardano all’errore quotidiano (inevitabile) e trascurano il lavoro di medio termine. La cacofonia attorno alle decisioni pubbliche nasce da loro e, sì, abitano molto in Tv e nei social. Intanto, per non farceli mancare e mettere alla prova il nostro sangue freddo, eccovi un po’ di dati

Le tre "cose" principali

Fatto #1: l’economia, appunto, e i suoi dati. La grande ondata recente riguarda i prezzi, con evocazioni molto preoccupanti di inflazione addirittura galoppante. La Bce è il principale osservatore delle tendenze dei prezzi in Ue e deve districarsi tra tanto rumore di fondo e informazioni difficili da reperire, oltre che nella difficile arte della previsione del futuro. Per ora, e questo fa notizia, non vede alcun rischio di crescita incontrollata dell’inflazione, anzi, la stima resta molto cauta con probabile esaurimento della bolla dei prezzi nel giro di pochi mesi, mentre le aziende se la devono vedere ancora per un po’ con la crisi degli approvvigionamenti tecnologici.
E comunque le cose vanno abbastanza bene

Fatto #2: anche l’Istat mostra l’economia che va, trainata ancora una volta dalla produzione industriale e quindi dalla domanda mondiale. Prudenza è consigliata solo per valutare gli effetti del rallentamento delle attività sociali in corso

Fatto #3: oggi ne parlava anche il Foglio, dando atto, un po’ amaramente, del minimo danno presso l’opinione pubblica nazionale subito da Joe Biden dopo il ritiro improvviso e mal gestito dall’Afghanistan. Per gli analisti americani la questione è anche più estesa e i fronti da cui gli Stati Uniti si sfilano sono molti, con conseguenze per il mondo intero

Oggi in pillole


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