di cosa parlare stasera a cena
Draghi si sfila da futuri ruoli politici, verità o tattica elettorale?
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
Mario Draghi non si candida a ruoli politici/partitici. Cosa vuol dire? I vari dilemmi che derivano da questa affermazione, o meglio da questa negazione, potrebbero riempire le cene di tutto il fine settimana. Voi proponeteli, perché, ad esempio, una prima lettura potrebbe portare a credere che Draghi considera il suo incarico a termine e non ripetibile, con scadenza alle prossime elezioni. Una condizione da cui potrebbe derivare una certa forza all’azione di governo almeno fino alla fine dell’estate, con un presidente del consiglio destinato a stare fuori e lontano da qualunque aspetto della prossima contesa elettorale e perciò libero di imporre riforme profonde, o almeno di provarci (“la squadra di governo non cambia e va avanti”, è la fase chiave). E dopo, se vorrà, come ha detto, un lavoro se lo trova da solo. Questo ha detto e ripetuto, rafforzando con un “è chiaro?” e ribadendo la sua funzione di nonno.
Oppure si potrebbe credere che stia muovendosi tatticamente, per non essere una bandiera elettorale ma restando a disposizione di schieramenti e alleanze parlamentari post-elettorali, a condizione che siano molto ampi. E anche questa prospettiva potrebbe avere effetti sull’azione di governo ed è chiaro che, chi vedrà le cose in questo modo, sarà attento e ipersensibile a tutto ciò, sfumature comprese, che emergerà del pensiero e dell’azione di Draghi. Terza possibilità è che ci sia semplicemente il rifiuto di prendere posizione in un momento come questo, che è qualcosa di più elegante rispetto al semplice tenere le mani libere, ma certamente c’è qualcosa che stride con il ruolo di presidente del consiglio, esercitato, tra l’altro, lasciando un chiaro segno di efficienza e capacità
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Le tre "cose" principali
Fatto #1: per esempio, primo punto delle righe precedenti, ecco le nuove regole per l’elezione del Csm, con un tentativo di contrasto del sistema delle cordate. Molti criticheranno, ma nessuno ci aveva davvero provato prima
Fatto #2: poi c’è il caso del superbonus, Draghi dice che la legge, a suo tempo, è stata fatta proprio male, lasciando spazio enorme a possibili frodi e che l’edilizia sarebbe andata avanti anche senza la droga del 110%. Sul tema era bello arrabbiato. Usa un si impersonale, “si è voluto costruire un sistema che prevedeva pochissimi controlli”, come si fa quando non si vuole colpire direttamente la responsabilità di qualcuno identificabile. Ma nega di volerlo affossare, anzi, dice “vogliamo che funzioni” (si tornerà alla possibilità di cedere i crediti, ma in un numero limitato di passaggi). Ecco cosa ne dicevano i costruttori
Fatto #3: finisce l’obbligo delle mascherine ma resta tanto affetto, e, per strada, erano in tanti a indossarle comunque
Oggi in pillole
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